Come esprimere a parole ciò che provo? Come mettere per iscritto sensazioni, pensieri, opinioni? Mi hanno sempre detto che riesco a raggiungere chi mi legge, che riesco con la mia scrittura, con il mio modo di raccontare, a far riflettere e far ‘viaggiare’ verso quel mondo che descrivo in maniera cosi dettagliata. Mi hanno sempre fatto i complimenti per come uso le parole quando scrivo, perché rendo chiaro concetti che possono essere di difficile comprensione e perché utilizzo i termini nel modo giusto dandogli significati vari e adatti al contesto. Ecco perché anche in questo articolo e con questo argomento voglio seguire la stessa linea.
Omologazione in termini figurativi è un processo culturale per il quale una cosa o una persona perde le proprie caratteristiche e i propri comportamenti peculiari uniformandosi alle tendenze o ad altri modelli. Ed è proprio questo che sto vedendo intorno a me. Persone che prima non avevano un determinato stile di vita e che ora si uniformano ad altri che hanno più riscontro e più consensi. Non si tratta di cambiare idea su un determinato modo di agire o sul volere una cosa che prima non si voleva, ma di avere comportamenti consapevoli che adattano il proprio essere a quello degli altri pur di ‘guadagnare’ seguito. Perché? Perché non hanno creatività, inventiva, perché copiare lo stile di vita altrui è la strada più facile per avere ‘successo’, maggiori risultati con minore sforzo, certo questa dovrebbe essere la teoria per eccellenza ma non si deve applicare a tutto e soprattutto non la si deve usare per fini del genere.
Chi si omologa a modelli altrui il più delle volte non sa neanche verso cosa si sta adattando, e risulta anche incompetente su ciò per cui si sta uniformando. Ciò che sostiene la mia tesi è il continuo vedere persone che pur di etichettarsi con lo stesso termine di altri, pur di avere la stessa considerazione di altri si cimentano in cose che non fanno parte della loro natura e di cui sono ignoranti.
Un profilo Instagram o Facebook deve avere una propria identità, perché chi ne è proprietario dovrebbe avere una motivazione diversa rispetto ad un altro, perché dovrebbe avere una vita diversa e perché dovrebbe essere unico nel suo genere. Ma quel ‘dovrebbe’ appunto è condizionale e non categorico ecco perché molti profili sembrano essere le brutte copie di altri. Stessa cosa accade per il mondo Blogger. Un Blog dovrebbe essere un diario di vita, di pensieri, di opinioni, di riflessioni, di considerazioni e di tutto ciò che si vive, non deve essere una vetrina di un centro commerciale o peggio ancora quella di un negozio delle pulci. ‘Firmarsi’ Blogger equivale a mettere in piazza ciò che si è, ciò che si pensa e si vive, non è certo un’esposizione di prodotti in cui si scopiazza la storia di ognuno di essi facendone campagna promozionale. E ancor di più, un Blog non lo si crea perché i canali social hanno finito di dare riscontro o perché si vuole un altro canale come espositore di prodotti. Essere ‘qualcuno’ senza avere le capacità per esserlo, aspirare a ‘qualcosa’ che non rientra nelle proprie attitudini non porta a niente se non all’ ennesima acquisizione di seguaci finti e comprati.
“Quasi tutte le persone sono altre persone. I loro pensieri sono le opinioni di qualcun altro, le loro passioni una citazione, le loro esistenze una parodia.”
(Oscar Wilde) Fate si che quella parodia si trasformi in una storia unica ed originale, e non in una finta storia di voi stessi!!
non c’è pericolo ……io sono l’anti omologazione per eccellenza non la sopporto!!!!!!
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ahahahah… allora siamo in due!!
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È terribile
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Ne parlavo con una mia amica giorni fa: la diversità oggi fa paura perché viene vista come una sorta di non normalità. Bisogna amalgamarsi per essere e sentirsi come gli altri ma ognuno è diverso. Non bisogna reprimere i propri sentimenti e le proprie caratteristiche, le proprie idee. Crescendo l’essere umano tende a chiudersi. Comincia ad avere paura della propria emotività perché i problemi di tutti i giorni, la società, la cultura “moderna” lo portano ad essere più materiale e meno spirituale. Dovremmo cercare di ascoltarci di più. Di non avere paura della nostra parte più emotiva. È l’unica cosa che ci rende davvero unici
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