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Non farti condizionare!

“Impara a piacere a te stesso. Quello che pensi tu di te stesso è molto più importante di quello che gli altri pensano di te.” (Lucio Anneo Seneca)

Partire da questa citazione, da questa affermazione che Seneca espresse, credo sia una delle risposte immediate al tema dei condizionamenti sociali. Sin dalla tenere età siamo inseguiti da condizionamenti che provengono da diversi ambienti. Dall’ambiente familiare. Gli affetti sono i primi che limitano la libertà di noi soggetti. E’ qualcosa che accade e sembra tramandarsi in modo taciturno. I familiari si scagionano da questo comportamento con frasi del tipo ‘lo faccio per il tuo bene’. Ma siamo sicuri che quel bene non sia il loro? Un bene che loro stessi reputano tale. E in questo caso il condizionamento viene assorbito in modo quasi naturale, perché chi meglio dei famigliari può indicare ciò che è opportuno? Ma quando si cresce ci si rende conto che quel ‘bene’ non era sempre benigno ma era rivestito da una patina di positività che prendeva linfa solo dall’età giovane e ingenua, e che a volte continua ad alimentarsi anche in età adulta. Altro mondo in cui veniamo rincorsi dai condizionamenti è quello degli amici. Si passa più della metà della vita in compagnia di amici e il confine tra essere influenzati ed essere condizionati è labile. L’influenza può aver riscontri favorevoli se viene vista come esortazione alla riflessione. Il condizionamento invece può confermare un essere plasmato ad immagine di un altro essere. Ed è qui il punto di non ritorno. Un volta che il condizionamento si è insinuato sotto pelle è difficile sradicarlo. Il condizionamento ha di solito tentacoli come quelli del polpo che ti afferrano e stritolano fino a non farti più respirare della tua stessa aria, ma inspiri l’ossigeno che gli stessi tentacoli ti concedono. Altro mondo dal quale si viene condizionati è quello della società giudicante. La stessa sembra personificare una calamità dalla quale è difficile salvarsi. Risulta molto faticoso riuscire a non farsi travolgere dal tornado dei giudizi. Esso ha un andamento circolare proprio come un ciclone che prende forza da se stesso e scaraventa nel proprio turbinio tutto ciò che incontra. Riuscire a resistere alla sua forza non è affatto facile. Solo in pochi riescono a rimanere illesi altri invece rivivono portandosi le ferite. La fetta più grande invece convive con il bisogno continuo di compiacere, di piacere, di ricevere attenzioni, di sentirsi amati, di farsi notare e di conseguenza diventano essi stessi vortici distruttivi della propria persona. Adeguarsi a ciò che è esterno sembra essere la miccia del condizionamento. Ci si nasconde dietro l’idea che si è liberi di fare quello che si vuole, ma in realtà è solo il modo più semplice per ingannare la parte più coscienziosa. Si è in grado di discernere cosa è buono ed utile per la nostra persona da cosa è imposto da chi ci condiziona? Vivere di apparenza, fidarsi in modo eccessivo, dire sempre si, andare alla ricerca continua di approvazione, non devono essere considerati azioni che aiutano a vivere, ma dovremmo condannare questi comportamenti. Non si può piacere a tutti, quindi perché non buttarsi facendo solo noi stessi?

“Ti criticheranno sempre, parleranno male di te e sarà difficile che incontri qualcuno al quale tu possa andare bene come sei. Quindi: vivi come credi. Fai cosa ti dice il cuore: ciò che vuoi. La vita è un’opera di teatro che non ha prove iniziali. Quindi: canta, ridi, balla, ama e vivi intensamente ogni momento della tua vita, prima che cali il sipario e l’opera finisca senza applausi.”(Charlie Chaplin)

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Le Dritte Di Simo risponde ad Easy Travel Hosting


Questa volta l’intervistata sono io. Sono stata contattata da una Società creata da due nomadi digitali, una Società di Web Hosting 100% ecologica. Avete mai sentito parlare di Hosting Web? La parola inglese significa in italiano Ospitare. In campo informatico vuol dire dare alloggio a personali file all’interno di speciali computer, ovvero server, sempre connessi ad internet. Easy Travel Hosting, questo è il nome della Società, non solo ha uno spirito giovanile ma è protesa a rendere il Web più pulito dato che i server che usano sono alimentati ad energia rinnovabile ed eco-sostenibile. Un altro contributo che questa Società regala all’ambiente è dato attraverso chi sceglie Easy Travel Hosting come servizio di Hosting Ecologico. Per ogni cliente viene piantato un albero in Guatemala, per supportare il progetto di riforestazione della giungla guatemalteca e creare posti di lavoro. L’albero piantato può essere adottato a titolo gratuito.

Essere sul loro sito con le mie parole e con quello che caratterizza il mio blog è stato un vero piacere. Le loro domande sono state dirette e rivolte a descrivere in modo esauriente ciò che è il mio punto di vista su vari temi.

Benvenuta su Easy Travel Hosting! Potresti parlarci un po di te, di come è nato il tuo blog e di cosa tratta?

Sono Simona nata nella calda Calabria ma ormai da oltre 20 anni trapiantata nell’ affascinante Toscana. Archeologa per studi ma con la vena della scrittura. Dalla tenera età la scrittura è diventata il mondo in cui viaggio e faccio viaggiare. Le parole sono il collante tra ciò che vedo, utilizzo o vengo in contatto, e chi mi legge. Per questo mi definisco una storyteller. Mi piace narrare e raccontare, credo che la forza della parola inserita in un contesto ben preciso sia portare ad osservare ogni cosa da più angolazioni. Sono una persona molto creativa e mi piace circondarmi di persone che mi arricchiscono e che posso arricchire. Il mio blog è nato quasi come una scommessa con un’ amica. Sono stata sempre una persona curiosa, mi è sempre piaciuto parlare con la gente e quindi mi sono chiesta, perché non unire la mia curiosa osservazione verso lo stile in genere e la mia più grande passione che è la scrittura? Perché non suggerire, da qui il termine ‘Le dritte’, un viaggio dell’ esteriorità attraverso l’ interiorità, percorrendo mondi diversi come la moda, le nuove tendenze o gli stili di vita in genere? Il mio blog quindi esplora diversi temi avendo come bussola modelli di stile.

Se volete finire di leggere la mia intervista andate sul loro sito cliccando https://www.easytravelhosting.com/

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C’era una volta!

C’era una volta… Le favole iniziano sempre così. Quasi come se ti prendessero per mano e ti portassero all’interno della storia. Più si entra nel vivo del racconto più ci si sente immersi in essa. Ogni cosa diventa storia di se stessa e in questo risiede il valore che si deve dare alla storia. Un vestito che si indossa ha una sua storia. Un’esperienza accaduta ha una sua storia. Noi persone umane abbiamo una nostra storia e ogni giorno ne creiamo una nuova o una che si allaccia al giorno precedente. Raccontare con immagini, foto, parole ciò che ci accade, ciò che attraversiamo, ciò che sono le nostre preferenze, non fa altro che scrivere capitoli della nostra storia. La storia a cui diamo vita può essere breve e completa, lunga e non conclusa, superficiale oppure profonda. Si possono avere più storie da raccontare, Noi stessi siamo più storie. Le storie hanno un’importanza a volte sottovalutata. Qualunque storia, in qualsiasi ambito nasca, deve rivestire un ruolo considerevole. Se solo pensassimo alle storie di un Social come veicolo per raccontare, si porrebbe maggiore attenzione nel narrare. Quasi come se fossero dei cortometraggi di vita.

Le storie potrebbero essere paragonate alla scelta dei capi che indossiamo. Passiamo dai capi casual a quelli raffinati, da abiti sportivi ad eleganti, da vestiti leggeri a quelli pesanti, insomma diamo vita ogni giorno ad abbinamenti che mostrano il nostro umore o voglia del momento. Le storie fanno la stessa cosa. Passano dall’essere frivole a serie, da comuni ad uniche, dall’essere scherzose all’essere divulgative. Ognuno di Noi dà origine ad una storia meritevole di essere raccontata e mostrata. Siamo la storia che mettiamo in scena. La scenografia può cambiare e può essere sistemata a seconda di come ci sentiamo ma Noi rimaniamo attori e in alcuni casi spettatori.

La storia è una successione di eventi che accadono ai personaggi e nello specifico a Noi stessi, ma risultiamo anche Noi i registi che mettono in atto questo racconto. Esprimendo, apparendo, mostrando, non si fa altro che scrivere o girare una storia che riguarda Noi e il nostro modo di essere, di vedere e di vivere. Nessuno può o deve intervenire nella storia altrui. La narrazione è nostra ed anche se può sembrare discutibile, è comunque la somma di quello che siamo Noi. Nessuno deve stilare la nostra storia, ognuno deve mettere la firma sulla propria. Il canale sul quale scriverla siamo Noi a sceglierlo ma senza dimenticare che storia vuol dire fatti, esposizione, realtà. La storia è la metafora della vita, è l’espressione figurata della vita. Dare una trama al nostro stile di vita vuol dire creare storia. Ogni cosa che immaginiamo o ideiamo, che sia un accostamento di accessori, la scelta di un capo di abbigliamento, uno scatto per la nostra galleria Social, un programma di allenamento, qualsiasi cosa sia, diventa un pezzo di storia di Noi. E dato che ne facciamo parte allora perché non darle voce?

La storia è il racconto dei fatti, e i racconti sono la storia dei sentimenti” Claude Adrien Helvetius.

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Voi ed Io: Il Social, potenzialità e negatività!

Questa volta chi si è seduto sulla poltrona per colloquiare con me è https://www.instagram.com/ant0___.0/ la sincera Antonella, portando con se come argomento il Social, potenzialità e danni che una piattaforma web può creare.

Il Social è un mondo fatto di uomini che con diverse finalità convivono tra di loro. Una realtà che è entrata in maniera predominante nella vita di ognuno. Una realtà che a volte giudica, altre volte influenza, il più delle volte mette a conoscenza. Ad Antonella sta molto a cuore vivere una sana vita Social, se ovviamente questo non apporti negatività. Il lato negativo di cui parla Antonella è quello dato dall’ imitazione, dall’ emulazione da parte di adolescenti verso noti personaggi. Si chiede il perché è così difficile esporre il proprio pensiero, il perché invece è così facile arrivare a fare gesti estremi per essere identici agli altri che ‘spopolano’ sul Social. Antonella si chiede, perché imporsi di cambiare il proprio stile di vita e la propria immagine, perdendo ad esempio peso corporeo con la speranza di sponsorizzare qualche brand di abbigliamento che ti apprezza per un corpo longilineo? In altre parole perché rincorrere il soggettivo pensiero di perfezione dato che qualcuno è diventato ‘popolare’ raggiungendo una effimera ‘fama’ tracciando il percorso? Un percorso spesso finto e poco veritiero. Seguendo prototipi del genere si può giungere ad annullare ed annientare la propria personalità. Antonella racconta che qualcuno sul Social le aveva fatto notare il suo accento napoletano tanto da farle venire i complessi nel parlare. L’importanza di una persona è data dal seguito espresso in K, questo è ciò che il Social insegna alla maggior parte delle persone. Quindi se non sei abbastanza seguito qualsiasi tua caratteristica può risultare un difetto. Qualsiasi cosa che posti o pubblichi, se non sei una persona relativamente conosciuta, può essere vista in modo difettoso tanto da essere rimarcata da coloro che consciamente o inconsciamente apportano danno a chi è già di carattere insicuro. Il Social è un’arma che può distruggere menti fragili che trovano il coraggio cmq di viverlo, e può cancellare il senno per essere qualcuno noto. Antonella insiste su un aspetto fondamentale:“Nessuno è perfetto, mi piacerebbe che le persone dessero più valore alle loro potenzialità concentrandosi su se stessi, invece che copiare la vita di qualcun altro per essere accettati”. Il giudizio verso quelle persone che si palesano per come sono di solito arriva sempre da coloro che si reputano perfetti e si mostrano perfetti. Tutto questo può far avere dei canoni di perfezione completamente errati, perché non seguono la moltitudine. Ciò che dovrebbe fare un Social è sicuramente essere il più realistico possibile, facendoci accostare alla realtà di ognuno e diventare fonte di passioni. Indurre a seguire profili che collimano con i nostri interessi, portandoci ad interagire, senza imitare o copiare, con persone che catturano la nostra attenzione. A volte si vive un mondo web come se non fosse reale, quasi come se si stesse giocando ad un videogioco virtuale, e ci si dimentica che dietro ad ogni profilo non c’è un ‘avatar’ ma c’è un essere umano con difetti, pregi, interessi e stili di vita.

Un pò di attenzione, riguardo e rispetto farebbe del Social una dimensione comunicativa ideale.

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Il Mondo Parallelo

In vari articoli vi ho parlato del mondo Social e in particolare del mondo di Instagram. Ho puntato i riflettori su diversi personaggi, su varie tipologie di profilo, sul mondo chiamato Sottobosco. Ho delineato un pò i contorni di quello che ho visto con i miei occhi e di quello che ho toccato con essi. Ora, in questo articolo voglio farvi viaggiare in un Mondo Parallelo. Il Mondo Parallelo si differenzia per il suo essere separato e distinto dal principale pur coesistente con esso. Le stesse persone che vivono in un Mondo vivono anche in quello Parallelo. Se rapportiamo il Mondo Parallelo al Social e nello specifico ad Instagram domande come: Cosa si intende per Mondo Parallelo? Come si vive un Mondo Parallelo? Cosa succede nel Mondo Parallelo? nascono in modo del tutto naturale. Quando fai parte del Mondo Parallelo e decidi di abbandonarlo, perché non rientra più nel tuo modo di essere, vedi tutto con gli occhi da spettatore e ora lo mostro a Voi.

Instagram è un mondo fatto di tante stanze. Ci sono profili che mostrano la loro stanza così come realmente è, altri che la decorano a tal punto da farla diventare finta e a volte pacchiana. Conobbi il Mondo Parallelo di Instagram dopo qualche mese che ero sul Social. E’ un Mondo fatto di nick, di persone unite a caso pronte a ‘supportare’, ma il più delle volte a ‘sopportare’ i post che ognuno di loro pubblica nella propria galleria Instagram. Entrata a far parte di questo Mondo mi adeguai alle regole della ‘sopportazione’, mettere un like e mettere un commento ad ogni post che i membri del Mondo pubblicavano. Ma come in ogni mondo fatto da persone che non si conoscono, come in ogni mondo fatto da persone che calpesterebbero il proprio vicino, il rispetto e l’uguaglianza non dimorano più, anche in questo Mondo Parallelo tutto si capovolse a favore dei cosiddetti ‘furbi’. Dato che mi piace mettere in pratica alcuni detti allora abbracciai il detto ‘quando vuoi una cosa fatta bene, fattela da solo’. Creai io un Mondo Parallelo fatto di rispetto reciproco e di regole da seguire. Chi voleva far parte di quel Mondo doveva prendersi cura del rispetto nei confronti degli altri, senza sotterfugi. Il Mondo Parallelo aveva due volti. Il primo volto era quello dell’aiuto ai post che ogni membro pubblicava ma la modalità con cui si dava l’aiuto doveva essere sentita e non dovuta. Il secondo volto era la possibilità di far nascere una vera e propria Community. Facile a dirsi molto faticoso a far si che tutto questo potesse succedere. Quando si crede in qualcosa lo si fa con passione ma non tutti la usano e non tutti la usano allo stesso modo. Il tempo risulta sempre il migliore alleato. E’ con il tempo che tutto prende forma distinta e netta e così il tempo mi regalò i connotati degli esseri del Mondo Parallelo, mi donò la mappa di quello che intendono per Mondo Parallelo chi veramente è parte integrante di esso. Devo ringraziare il tempo per avermi fatto prendere la decisione di non far parte di quel Mondo, perché è così lontano dalla mia natura ed è così distante da quello che un mondo di esseri, che usano lo stesso mare per navigare, dovrebbe essere.

La consapevolezza che si acquista quando si chiude un capitolo non fa altro che arricchire di nozioni in più, e dare la conferma di quello che vogliamo e siamo.

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Parte emotiva e parte razionale: due fili di una stessa trama!

Mai avremmo pensato di vivere un periodo cosi altalenante. Mai ci saremmo proiettati a vivere un momento così complesso e a tratti anche incomprensibile. Non avremmo mai creduto che la nostra libertà potesse essere messa così a dura prova. Eppure ci troviamo a vivere un mese cosi magico, dicembre, con uno stato d’animo che oscilla tra l’essere emotivo e l’essere razionale. La nostra mente emotiva combatte con quella razionale, si scontra, e a seconda delle occasioni, l’una prevale sull’altra e viceversa in modo netto. Quando usiamo la parte emotiva e quando quella razionale? Cosa usare e in quali circostanze usare l’una rispetto all’altra? Si passa dall’usarle durante la semplice scelta di indossare un abito, all’usarle per affrontare problemi, passando nell’usarle per la quotidianità. Ma nell’utilizzare una piuttosto che un’altra abbiamo chiaro il perché? Essere mossi dall’emotività o dalla razionalità porta a seguire diverse scelte, porta a percorrere diverse direzioni. L’esser consapevole di aver fatto vincere una parte invece che un’ altra ci pone nella condizione di chiederci sempre se è stata la giusta decisione oppure no, e sia nell’uno che nell’altro caso il pentirsi non deve essere una scusante. L’emotività comprende l’esser istintivo, la razionalità include l’esser riflessivo. Entrambe fanno parte dell’essere umano, ed entrambe devono essere parti attive di Noi. Ogni cosa che ci si pone davanti, ogni situazione o periodo, dovrebbero essere osservati in maniera meticolosa e affrontati conoscendo la natura emotiva e razionale che comanda. Metterci nei panni di spettatore della nostra mente non fa altro che mettere una lente d’ingrandimento su Noi stessi e valutare il nostro agire in qualsiasi occasione. Riuscire a vedere la nostra parte dominante fa comprendere ancora di più ciò che siamo. Comunicare con se stessi per mostrare ed esprimere Noi anche solo banalmente con un look dovrebbe essere alla base di un viaggio nell’interiorità. Il proprio stile viaggia attraverso l’esteriorità passando dalla nostra mente e da ciò che essa produce, per questo quando il cervello emotivo e il cervello razionale trovano un punto d’incontro allora si è conquistata l’armonia con il sorriso. Un sorriso che non coinvolge solo le labbra ma che trascina anche i muscoli degli occhi, un sorriso che prende il nome di sorridere con gli occhi. L’ emotività di solito predomina in varie occasioni, anche la sua etimologia, muovere verso, conferma un primato sulla razionalità che invece delinea la destinazione, ovvero la conoscenza e l’analisi di determinate situazioni. La razionalità ci porta alla conoscenza, l’emotività ci porta all’azione. Per avere il giusto modello di equilibrio dovrebbero entrare in gioco entrambe. La parte emotiva dovrebbe intrecciarsi con quella razionale dando forma e figura a ciò che siamo nel bene e nel male. Se dovessimo raffigurare questo intreccio allora potremo dire che l’abito che si indossa è la parte emotiva e chi lo indossa è la parte razionale. Un contenuto emotivo per un contenitore razionale. Il legame è talmente stretto che uno non può esistere senza l’altro, ed entrambi rispondono alle caratteristiche e alle informazioni che ogni essere possiede.

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Ispirarsi o copiare? Questo è il dilemma

Persuadere e sedurre chi ci segue o chi ci ascolta attraverso il nostro modo di pensare e di agire è la stessa cosa di quando cerchiamo attraverso un abito o un look di rendere attraente la nostra figura. Siamo noi, in prima persona, con il nostro essere ad attirare o a respingere. Siamo noi che dobbiamo lavorare su noi stessi per vestire al meglio la nostra natura e affascinare chi ci vede. Ma siamo sicuri di farlo nella maniera giusta? Siamo certi che presentiamo noi stessi e non la brutta copia di qualcun altro? Quando apprezziamo o ammiriamo un look di una persona cerchiamo di prenderne spunto e di adattarlo a noi distinguendoci comunque da chi ci ha influenzato. Copiare invece il look o il modo di essere di quella persona rischia di ricalcare un film già visto, di essere il copia e incolla di ciò che esiste già. Siamo capaci di capire il senso delle due azioni? Prendere spunto vuol dire prendere ispirazione, partire da qualcosa, avere un punto di partenza e creare ciò che è più consono alla nostra persona. Si coglie quell’occasione che si presenta per realizzare qualcosa. Risulta un suggerimento, dal quale suggerimento si delinea la nostra idea e non l’idea della fonte, si elabora quell’idea. Prendere spunto vuol dire offrire un motivo di riflessione e fare propria quella riflessione sulla base del proprio background, a sostegno della propria formazione di individuo, di persona unica. Presentare noi attraverso la parola o attraverso l’immagine vuol dire esibire ciò di cui siamo capaci, spingere gli altri a percepire le nostre attitudini. Ognuno di noi è unico nel suo genere per questo ciascuno stimola per ciò che regala di sè. Donare la copia di un’altra persona, emulare qualcuno che si ammira non porta a niente se non ad essere dei cloni. Perché si copia? Perché forse non si è creativi, perché forse si ha timore di non allettare, perché forse si vuole ricevere gli stessi consensi di chi si copia. Essere copia vuol dire essere imitazione nel modo più omogeneo possibile. Un aspetto del copiare può essere il subire l’elevata influenza delle persone che si seguono e inconsciamente rischiare di proporre concetti o idee simili. Copiare non fa altro che danneggiare la propria immagine, o che lo si faccia in maniera inconscia o consapevole il copiare non porta altro che ad una mancanza di personalità. Qualsiasi sia il campo, qualsiasi sia l’ argomento bisogna sempre avere chiaro il confine tra ispirarsi e copiare, se non si ha una netta visione dell’uno e dell’altro allora tutto è soggetto a mescolarsi e cadere nel dimenticatoio. Nessuno attrae se è un facsimile di un altro, e nessuno invoglia se prende ispirazione senza dare un contributo personale, intimo e soggettivo. Ispirarsi è una forte spinta ad agire, è dare sfogo alla propria creatività attraverso chi seguiamo. Ispirarsi è risvegliare ciò che tace in noi. Copiare è assomigliare a qualcun altro e non a se stessi. Oscar Wilde diceva “la maggior parte delle persone sono altre persone. I loro pensieri sono opinioni di qualcun altro, la loro vita un’imitazione, le loro passioni una citazione.”

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L’effetto: si indossa, si sente, si vive!

Che cosa vuol dire effetto? Cosa si intende con il termine effetto associato ad un altro termine? Che cosa si trae dall’effetto di un determinato evento, o capo, o tessuto, o dall’effetto di una sensazione? Di solito con la parola effetto si pensa subito al risultato, a ciò che è conclusione di un qualcosa. Ma effetto è soprattutto un cammino. L’effetto è percezione di quello che stiamo vivendo. L’effetto è un divenire, un percorso, che non è nato finito per essere tale ma che lo si modella affinché sia tale. L’effetto è creare una conoscenza. Quello stesso effetto ci guida alla consapevolezza di ciò che è. Fare effetto, sentire l’effetto, mostrare l’effetto, sono la somma di ciò che si può chiamare un percorso sensoriale. Soffermarci su cosa vuol dire effetto è capire come i nostri sensi vengono stimolati per arrivare ad un quadro completo della comprensione di quello con cui veniamo a contatto. L’effetto come parola unita ad altre parole può mutare significato, ma ciò che rimane invariato è l’emozione che si sente e si prova solo a pensare al senso del termine e a ciò che esso promette.

Nella moda sono tante le terminologie scelte ed usate, a volte sembra tutto lecito, ma mai come questa volta la moda ci ha azzeccato. Effetto Pelle, è l’effetto che in questa stagione autunnale 2020 sta spopolando. L’ Effetto Pelle ricrea la sensazione che si è avuta sin dagli anni ’20 ad oggi. Negli anni venti Salvatore Ferragamo ebbe successo con la pelle di pesce, detta anche cuoio marino. Negli anni ’40/’50 si parlava della pelle di coccodrillo con la borsa Kelly di Hermès. Si passa poi dagli anni ’60 rivoluzionari agli anni ’70 in cui esplose la pelle nera e liscia con il suo chiodo. Negli anni ’80 la pelle divenne un trend a tutti gli effetti. Negli anni ’90 e 2000 la pelle laserata (lavorata con tecnologia a laser) fu il tessuto che predominava. Fino ad arrivare ai giorni nostri in cui la pelle e il suo effetto non fanno altro che rispondere ad attributi come lucentezza, fluidità, leggerezza. Sentirsi in totale equilibrio con il tessuto che indossiamo non fa altro che amplificare la nostra sensibilità, e l’ Effetto Pelle lo fa in modo molto sexy. Sin dal tatto che dall’odore passando dalla vista l’ Effetto Pelle crea un tragitto capace di rendere chiara la direzione di quel determinato capo unito al nostro corpo.

L’ effetto si fonde in ciò che in quel determinato momento rappresenta. Si mescola nella visione di quello che accompagna, ne crea una storia sua personale ed unica. L’effetto è sinonimo di attuazione di ciò che si prefigge. Vivere un effetto, qualsiasi sia il genere, richiama la reale natura di ciò di cui parla creando un’esperienza completamente nuova e irripetibile.

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Collaborazione dal punto di vista dell’azienda

Più volte ho parlato nei miei articoli delle collaborazioni che le aziende intraprendono con profili Instagram più o meno noti, più o meno conosciuti, più o meno seguiti. Io stessa sono stata contatta più volte da diverse aziende e non ho detto Si a tutte quelle che mi hanno contattata, ma ho scelto a seconda della loro storia, della loro professionalità e dei loro prodotti. Quindi sono io in prima persona a scegliere con chi collaborare, sono io che dò importanza a determinate caratteristiche. Sono io a dare valore a precise qualità, e l’importanza che do io sicuramente è dissimile da quella che può dare un altro profilo.

E se le cose le vedessimo da un’altra angolazione? Se sapessimo cosa smuove un’azienda ad avviare una collaborazione con un profilo Instagram? Se facessi una domanda precisa alle aziende che gravitano sui social, cosa mi risponderebbero?

Cosa vi attira tanto di un profilo fino a prendere la decisione di farvi sponsorizzare da esso? Questa è stata la domanda che ho sottoposto a diverse aziende e devo dire che non tutte hanno risposto. Alcune hanno scelto la strada del silenzio, altre non sapevano cosa e come rispondere e si sono defilate dicendo che erano delle ‘giovani realtà’. Poche hanno dato una risposta chiara, competente e sincera.

La prima azienda che ha risposto alla mia domanda è stata https://bagly.it/ un marchio Made in Italy che crea borse ed accessori. “Appena Bagly è sbarcato su instagram siamo stati letteralmente aggrediti da moltissime richieste di queste ragazze influencer, le quali chiedevano un nostro prodotto in cambio di una recensione. Essendo il nostro prodotto di un determinato valore monetario ed essendo un nuovo brand abbiamo pensato di investire poco e bene, ma purtroppo così non è stato. Ciò che abbiamo guardato inizialmente era il rapporto dei followers ed i loro like e commenti, insomma abbiamo pensato che l’engagement potesse essere l’unico parametro giusto. Grazie a questa prima esperienza è stato facile capire che non tutto ciò che luccica è oro perché la maggior parte di queste ragazze non erano competenti, non avevano dei veri followers e dei veri like, e dal nostro investimento abbiamo guadagnato una valanga di influencer che ci hanno intasato la mail per effettuare la medesima collaborazione. Ora il nostro punto di vista è cambiato e con sè anche i parametri attraverso i quali faremo i futuri investimenti: non conta il numero di followers, né il numero di like. Ci baseremo sulla qualità del profilo e delle foto, sulla qualità dei contenuti e le capacità comunicative, se in grado di suscitare o meno l’ interesse riguardo al marchio. E soprattutto andremo a studiare quelli che sono i commenti, quanti di questi sono realmente inerenti, diretti ed interessati al prodotto in questione.

La seconda azienda che ha risposto alla mia domanda è https://www.mirtabijoux.com/it/ un marchio Made in Italy che crea accessori bijoux. “Le nostre scelte non sono fatte in base alla quantità di followers o like che il profilo può avere, ma scegliamo le persone e i loro contenuti. Le nostre collaborazioni più importanti, anche se in alcuni casi non sono collaborazioni vere e proprie, sono nate proprio da una sintonia: che può manifestarsi tramite condivisione di valori, visione di vita o più semplicemente avere passioni comuni. Prendiamo per esempio la signora Theresa May, ex primo ministro inglese, che è una nostra affezionata cliente (e non vi è alcun tipo di rapporto commerciale ovviamente). Ci piace condividere le sue foto perché rispecchia per noi una delle nostre DONNECONLEBALLS: elegante, con un proprio stile e un tocco di creatività (e colore) negli accessori che sottolinea femminilità. La collaborazione con le Karma b, le due meravigliose Drag Queen italiane, è nata spontaneamente: ci piace la loro ironia, e condividiamo con loro alcuni importanti valori nei confronti della vita, come anche l’importanza di essere ciò che si è. Questa una citazione di Carmelo e Mauro, i due artisti straordinari: “Siamo uomini che amano talmente tanto le donne da metterci letteralmente nei loro panni… e nelle loro scarpe!”. Questi i motivi che ci hanno portato a scegliere il duo artistico per una pubblicità sulla rivista Donna Moderna nel 2019 : sono state le prime Drag Queen a sponsorizzare un brand di bijoux femminile. Da qualche mese collaboriamo con Ilaria Samya di Donato, Color Coach e con una lunga esperienza nel settore dei colori e moda . Abbiamo chiesto di scrivere articoli sulla simbologia dei colori e soprattutto cosa apportano alla nostra vita. Perché indossare una collana rossa o blu fa differenza? Il nostro brand Ballsmania propone più di 150 varianti colori e vogliamo offrire alle nostre clienti anche la conoscenza, oltre che l’allegria di indossare i colori. Mi sono forse dilungata nella mia risposta, come avrà capito il mio lavoro è per me entusiasmo e gioia: proprio quelle componenti che cerchiamo nelle persone che collaborano con noi. Non ci interessa che siano famose o che abbiano migliaia di seguaci (nome orribile a mio parere personale), ma che amino ciò che indossano – nello specifico i colorati bijoux Ballsmania – e riescano a trasmetterlo alle persone.”

Queste due testimonianze mostrano due punti di vista ma hanno un unico comune denominatore, quello di puntare alla qualità e a credere in ciò che si sponsorizza. Tra le altre poche risposte ricevute ho capito che ogni azienda ha avuto una partenza accelerata tanto da farle sbandare fino a riprendersi scegliendo di ingranare la marcia giusta per continuare la propria ‘ascesa’.

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Farsi notare

Da quando ci esponiamo attraverso i social e in particolare attraverso Instagram, il social rinomato per il suo farsi notare, la parola d’ordine è espressione. Si cerca ogni forma per farsi notare, ogni linguaggio adatto per farsi vedere, per presentare ciò che si vuole condividere di sè. Ma siamo sicuri che lo facciamo nella maniera giusta? Siamo certi che tutto quello che facciamo vedere sia adatto? Gli occhi che usiamo per guardarci e per guardare altrove hanno capacità di dire la verità o si nasconde, persino a se stessi, la non riuscita dell’obiettivo prefissato attribuendone il fallimento a qualcosa di esterno? Quando si sceglie di indossare un capo piuttosto che un altro lo si fa con l’intenzione di non passare inosservato. Questo vale anche quando si vuole mandare un messaggio o si vuole raccontare qualcosa. Farsi notare è direttamente proporzionale all’ espressione. Più l’espressione è emotivamente calzante più il farsi notare è esplicito. Presentare un prodotto, mostrare una creazione, far vedere un selfie, passano in secondo piano perché risultano senza anima, perché è come se fossero esposti in una vetrina. A meno che quella vetrina non sia tutta illuminata o abbia qualcosa che attiri non riuscirà a colpire l’interesse dei passanti. Se ciò che si espone lo si esprime, lo si racconta, lo si narra, allora si crea una relazione tra storia, narratore e lettore. Usare il linguaggio di comunicazione che più ci rappresenta è la chiave per farsi notare. Considerare la propria espressione social come contenitore di se stessi è il punto di partenza per creare connessione. Farsi notare non è sinonimo di essere un fiume in piena, ma riuscire a bilanciare ciò che serve per essere espressione seducente. Farsi notare è promuovere se stesso. Come? Con ingredienti quali inventiva, fantasia, serietà e verità. Bisogna trovare le giuste strade per non canalizzare la propria espressione su un’unica carreggiata. Farsi notare non deve essere dettato dalle ‘leggi‘ social, non deve essere stimolato da contenuti che ‘funzionano’, perché il risultato sarà che le immagini si assomiglieranno e nessuno noterà l’autore o il soggetto. Per diventare espressione eccellente di se stessi e diventare ‘noti’ bisogna sempre tenere viva l’attenzione altrui con argomenti coerenti, pertinenti e di rilevanza. Il farsi notare risiede dentro ogni persona che con un minimo di narcisismo vuole mostrarsi. Ma mostrarsi vuol dire dar prova di se stessi e avere qualcosa da comunicare alla community. Rivelare se stessi e dare forma e figura alla propria espressione su piattaforme social, ma anche nella vita, non è solo esserci ma è farsi notare. Nessuno noterà chi sei se non sei tu per primo che noti te stesso. Essere notati è scrollarsi dalle ‘paturnie’ che affliggono. Essere notati è suscitare interesse e curiosità. Distinguersi e non uniformarsi. Non nascondere ma mettere in risalto. Caratterizzarsi per qualcosa di creativo e originale tralasciando temi già trattati e visti. Raccontare la propria storia e non fare eco della storia degli altri. Tutto questo equivale a farsi notare.