“Impara a piacere a te stesso. Quello che pensi tu di te stesso è molto più importante di quello che gli altri pensano di te.” (Lucio Anneo Seneca)
Partire da questa citazione, da questa affermazione che Seneca espresse, credo sia una delle risposte immediate al tema dei condizionamenti sociali. Sin dalla tenere età siamo inseguiti da condizionamenti che provengono da diversi ambienti. Dall’ambiente familiare. Gli affetti sono i primi che limitano la libertà di noi soggetti. E’ qualcosa che accade e sembra tramandarsi in modo taciturno. I familiari si scagionano da questo comportamento con frasi del tipo ‘lo faccio per il tuo bene’. Ma siamo sicuri che quel bene non sia il loro? Un bene che loro stessi reputano tale. E in questo caso il condizionamento viene assorbito in modo quasi naturale, perché chi meglio dei famigliari può indicare ciò che è opportuno? Ma quando si cresce ci si rende conto che quel ‘bene’ non era sempre benigno ma era rivestito da una patina di positività che prendeva linfa solo dall’età giovane e ingenua, e che a volte continua ad alimentarsi anche in età adulta. Altro mondo in cui veniamo rincorsi dai condizionamenti è quello degli amici. Si passa più della metà della vita in compagnia di amici e il confine tra essere influenzati ed essere condizionati è labile. L’influenza può aver riscontri favorevoli se viene vista come esortazione alla riflessione. Il condizionamento invece può confermare un essere plasmato ad immagine di un altro essere. Ed è qui il punto di non ritorno. Un volta che il condizionamento si è insinuato sotto pelle è difficile sradicarlo. Il condizionamento ha di solito tentacoli come quelli del polpo che ti afferrano e stritolano fino a non farti più respirare della tua stessa aria, ma inspiri l’ossigeno che gli stessi tentacoli ti concedono. Altro mondo dal quale si viene condizionati è quello della società giudicante. La stessa sembra personificare una calamità dalla quale è difficile salvarsi. Risulta molto faticoso riuscire a non farsi travolgere dal tornado dei giudizi. Esso ha un andamento circolare proprio come un ciclone che prende forza da se stesso e scaraventa nel proprio turbinio tutto ciò che incontra. Riuscire a resistere alla sua forza non è affatto facile. Solo in pochi riescono a rimanere illesi altri invece rivivono portandosi le ferite. La fetta più grande invece convive con il bisogno continuo di compiacere, di piacere, di ricevere attenzioni, di sentirsi amati, di farsi notare e di conseguenza diventano essi stessi vortici distruttivi della propria persona. Adeguarsi a ciò che è esterno sembra essere la miccia del condizionamento. Ci si nasconde dietro l’idea che si è liberi di fare quello che si vuole, ma in realtà è solo il modo più semplice per ingannare la parte più coscienziosa. Si è in grado di discernere cosa è buono ed utile per la nostra persona da cosa è imposto da chi ci condiziona? Vivere di apparenza, fidarsi in modo eccessivo, dire sempre si, andare alla ricerca continua di approvazione, non devono essere considerati azioni che aiutano a vivere, ma dovremmo condannare questi comportamenti. Non si può piacere a tutti, quindi perché non buttarsi facendo solo noi stessi?
“Ti criticheranno sempre, parleranno male di te e sarà difficile che incontri qualcuno al quale tu possa andare bene come sei. Quindi: vivi come credi. Fai cosa ti dice il cuore: ciò che vuoi. La vita è un’opera di teatro che non ha prove iniziali. Quindi: canta, ridi, balla, ama e vivi intensamente ogni momento della tua vita, prima che cali il sipario e l’opera finisca senza applausi.”(Charlie Chaplin)