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Black Night

I miei occhi stavano osservando quella struttura, un edificio un pò datato, ma si sa che le cose obsolete hanno all’interno un fascino senza eguali. Non sapevo minimamente cosa mi sarei aspettata. L’invito a quell’evento era stato un allettante modo per entrare e conoscere un mondo di cui avevo solo letto. Fino ad allora non avevo aspettative, anche se qualcosa mi ero prefigurata. Il dress code richiedeva un abbigliamento consono a quel mondo Black, ed io scelsi un total black. Qualcosa che richiamasse una impronta di quell’evento. La serata sarebbe iniziata alle 22 ma io ero già lì dalle 21, l’ingresso era permesso anche prima. Entrando mi girai a guardare la porta che si richiudeva e pensai che non si poteva più tornare indietro, il mondo ‘abituale’ lo avevo lasciato alle mie spalle.

L’atrio era illuminato di luce tenue, ai lati vi erano delle vetrine con all’interno indumenti ‘di scena’. Luccicavano, tanto da aggiungere un tocco chic. Una donna offriva dietro un bancone un drink di benvenuto e accanto un uomo disteso per terra, con un pantalone e una maschera che gli copriva il volto, invitava a premere con le scarpe il suo busto nudo. Si preannunciava una serata molto Black, ed io ero curiosissima e respiravo già libertà. Un secondo ingresso era diviso da un tenda dove entrando lasciavi il tuo nominativo, il cappotto e ogni forma di tradizionalismo. Ero elettrizzata, ogni passo che facevo i miei occhi cercavano di scorgere tutto. Il corridoio era ampio e accompagnava nella sala principale. La realtà che vidi era surreale per quello che viviamo ogni giorno, ma in quel momento, in quell’evento e per quella sera, tutto era tangibile. Vi erano uomini e donne in latex, in indumenti borchiati e succinti, con parti di pelle esposta, con corpi ornati da corde, da collari o imbracature. Alcuni portavano cinture che avvolgevano la carne arrossata, o calze a rete che rendevano il corpo bianco e nero. La maggior parte indossava scarpe altissime muniti di tacco a spillo, che non servivano solo per camminare. La luce colorata rifletteva questa varietà. Una ricchezza di desideri e voglie che si toccavano con gli occhi, si annusavano con l’udito e si ascoltavano con il tatto. Tutti i sensi avevano un loro tragitto che non era detto seguisse quello ordinario. Di consueto c’erano solo le bevande. La mia mente si immerse in tutte le pratiche del mondo kinky. Un mondo libero di esprimersi nelle sue più variegate sfumature e sfaccettature. Mi sono sentita abbracciare da quel potere ludico. In quel mondo ho appurato che non alberga nessun giudizio e la prima regola è il consenso. Tutto è lecito nel massimo rispetto dei ruoli. Un lunapark dalle fantasie più sfrenate. Una dimensione suddivisa in più stanze. Quella del dolore misto al piacere, quella del fetish, quella dell’esibizionismo, quella dello scambismo, quella del voyeurismo, del cuckoldismo, insomma nulla è lasciato al caso, tutto è permesso, basta solo chiedere.

Scendendo ancora più sotto tutto si trasforma. La luce diventa più penombra, l’aria diventa più fredda, la musica si annulla e si sentono solo i rumori. Sprofondi nelle segrete in cui ogni strumento diventa piacere e orgasmo. Lì la concessione e la dominazione vengono servite come un pasto proibito e peccaminoso, basta solo provare. Nulla di tutto quello che vedi, senti e provi è depravazione o perversione nel senso stretto. Ogni cosa che assaggi, con qualsiasi senso, ti ipnotizza e spetta alla tua mente e al tuo volere chiederne di più.

Perchè fermarsi a vivere un solo mondo, se davanti a te esiste una distesa di paesaggi ancora inesplorati?

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Fantasie sessuali e Perversione: differenza

‘Perchè sto pensando a questa cosa? Sarò per caso una pervertita?’ Queste domande, questi pensieri, si affacciano nella mente di molte persone, forse la maggior parte viene coperta dal genere femminile ma non manca una buona fetta del genere maschile che si interroga in tal senso. Ciò che invece mi chiedo, è se questi quesiti non siano dei piccoli bagliori che riflettono uno stato di disagio nel vivere la propria sessualità. Nel riuscire a condurre una vita sessuale piena e appagata, senza freni. Appena si pensa a qualche Fantasia erotica diversa dal solito nasce quella paura malsana del disturbo psicologico. E’ sempre più facile far crescere queste paure se si tratta di erotismo o sesso, in altri ambiti e contesti le paure non si palesano o sono quasi nulle. Cosa manca alla base? Manca la conoscenza di ciò che è la differenza tra Fantasie sessuali e Perversione. La cosa preoccupante sta nello scegliere fra il sapere e il negare, e purtroppo si opta sempre per la seconda. Si sceglie sempre la strada più facile, quella che crea meno analisi e meno prospettive. Una strada da anatomizzare porta verso il vizio e il proibito, e guai se proviamo a percorrere quel cammino. Si frena così quella voglia di sperimentare del sesso ‘diverso’ perchè si ha timore che possa piacere.

La Perversione non risiede nel voler provare nuove fantasie sessuali o praticare una nuova forma di sesso. La Perversione non è un immaginario erotico peccaminoso o scandaloso. La Perversione è uno stato patologico che domina la libido o il piacere. Se partiamo dal punto di vista della Fantasia erotica allora essa è esaltazione, arricchimento, eccitazione. Si può realizzare come non realizzare. La Fantasia erotica è un di più. La libido si scatena comunque anche se la Fantasia erotica non esiste. Differente è invece la Perversione. Si è Perversi se non si realizza una determinata fantasia e quindi non si riesce a scatenare la libido. In questo caso si perde il contatto con la realtà e si diventa dipendenti dell’ immaginazione erotica.

Due esempi basici che potrebbero far capire meglio la differenza. Una Fantasia erotica può essere il sesso in luoghi pubblici, magari con l’idea di essere visti o spiati che può dare il senso all’ eccitazione. Questa Fantasia arricchisce lo scenario erotico di una coppia e porta a godere del piacere in modo non ‘convenzionale’. Se, invece, questa stessa Fantasia diventa l’unico modo per ricercare piacere ed eccitazione perchè altrimenti non si avrebbe in privata sede, allora si tratta di Perversione. Immaginare una donna che porta i tacchi mentre si fa sesso può essere un gioco sensuale e piccante che stuzzica la libido e quindi una Fantasia. Se non li indossa non scatena nessuna libido o peggio ancora alla sola vista dei tacchi, solo in quel momento sfocia l’eccitazione, questa è una Perversione.

Ogni Fantasia fuori dal comune, ogni pratica sessuale non tradizionale, ogni scenario erotico diverso dal solito non è Perversione, ma consolida e intensifica la vita sessuale. Non confondiamo i disturbi gravi del carattere con una variegata espressione dell’immaginario erotico. Solo perchè culturalmente tutto sembra disturbare la naturale moralità di ognuno, allora si pensa che le Fantasie forti siano Perversioni.

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Atto di Libertà

Un atto di libertà è muovere la propria mente verso una dimensione in cui tutto è lecito, in cui tutto è proiettato alla soddisfazione completa, psichica e fisica. Sentirsi gratificati da quell’atto di libertà è sinonimo di ricompensa del cervello, che rilascia dopamina e altri neurotrasmettitori associati al piacere e al benessere. In quell’atto di libertà ci si abbandona completamente per arrivare ad un gradino superiore di espressione di se stessi. Questo è successo a due pornodivi, Rocco Tano in arte Siffredi e Anna Moana Rosa Pozzi in arte Moana Pozzi. Si è cercato di ‘studiare’ entrambi in due docu- serie mettendo sotto i riflettori il loro mondo, il loro essere umano e il loro essere sessuale. Due mondi sessualmente attivi in modo differente, non solo perchè sono di genere opposto ma perchè concepivano il sesso in due modi diversi e in altrettanto modo lo vivevano. Li accomunava però un unico denominatore: il loro atto di libertà. Si sentivano liberi di essere se stessi, senza sovrastrutture o ornamenti inutili.

Per Rocco Tano il faro fu dato, come per ogni bambino, dal mito di sentirsi un eroe ma non dall’armatura scintillante di un cavaliere di altri tempi, ma da quella di maschio che non frenava le sue voglie sessuali. Un eroe del sesso. “La dinamite fra le gambe” aveva un’unica miccia, la libertà del suo essere carnale e maschio. Il potere indiscusso di Rocco Tano che lo portò a trasformarsi in Rocco Siffredi fu l’essere reale in ogni sua forma sessuale. Rocco fu la raffigurazione del sesso reale. Glielo si leggeva negli occhi e glielo si vedeva nei movimenti. La sua fame era carnale, non la nascose ma ne fece il suo superpotere. Il suo essere pornografico venne alimentato non dall’amore o da una sensibilità all’amore, ma dalla bramosia carnale che lo dominava. La sua popolarità la si deve al suo atto di libertà nell’essere esattamente ciò che sentiva di essere.

L’atto di libertà di Moana Pozzi è mosso dall’amore per gli uomini. Questo è il punto di vista della docu-serie. Se con Rocco Siffredi si può avere una rispondenza concreta, con lei, che non c’è più, manca il riscontro reale. Quindi rimane il punto interrogativo sul realismo della serie. Il proiettore su Moana riflette il suo essere donna immagine con la voglia di essere qualcos’altro oltre che pornodiva. Il suo fare sesso, la sua pornografia, erano edulcorati dall’erotismo e dalla sensualità che la contraddistinguevano. Moana faceva sesso con chi la guardava, ovvero con l’obiettivo della telecamera. La sua libertà era dettata dalla voglia di piacere ed essere terrena. Sentirsi terrena era la sua forza, perchè godeva del desiderio che leggeva negli occhi di chi la osservava. La sua fama sicuramente venne dal suo essere vera e reale.

Questi atti di libertà fanno paura alla gente. Questi due personaggi facevano e fanno paura alla gente. Esprimere i propri desideri sessuali e reali fa paura alla gente. Le loro docu-serie, la loro rappresentazione reale, sconvolgono il senso del pudore del paese. Ecco perchè difficilmente si accetta un atto di libertà!

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Lo sguardo maschile

Le immagini e le storie che hanno gravitato e gravitano tutt’ora attorno al tema del sesso e dell’erotismo manifestano una caratteristica che ha sempre accompagnato l’arte occidentale: il punto di vista è prepotentemente maschile. Lo sguardo maschile o ‘male gaze’, come viene definito dalla critica cinematografica Laura Mulvey, è stato linfa attiva con sorprendente continuità. La tradizione pittorica europea ha vissuto la donna nel contesto erotico attraverso stereotipi di origine maschile, che le hanno dato attribuzioni di ruolo come: la seduttrice, l’amante, l’innocente, la strega, ecc.. Da questo dovremmo dedurre tutti quei luoghi comuni sulla donna che si sono tramandati per generazioni. Luoghi comuni che purtroppo detengono il primato anche nel 2024. Lo sguardo maschile è insito in testi biblici, che continua ad avere una influenza non da meno, anzi, alimenta accese discussioni.

Lo sguardo maschile al tempo della pittura di Tiziano leggeva il corpo femminile e la sua esteriorità erotica come il corpo di donne amanti o prostitute, il cinismo era imperante anche se si prospettavano segnali precoci di liberazione femminile, con ipotesi che potessero trattarsi di cortigiane colte. L’unico punto di vista purtroppo era dato dal committente dell’opera, che era maschio, e rispecchiava la sua considerazione deformante e imperfetta della donna, ma era esclusiva visto che si aveva solo quello a disposizione per scrutare la vita delle donne in quel contesto. Lo sguardo maschile addossava quella disinvoltura tipica della donna prostituta alle donne raffigurate nei dipinti. Insomma per lo sguardo maschile la donna era la femme fatale. Con il tempo lo sguardo maschile dirige la sua interpretazione verso una donna sposa e procreatrice. Ma l’occhio malizioso continua a vedere la femme fatale come quella letale. Donna dalla fama avventuriera, senza scrupoli. Se si pensa al dipinto di Lucrezia Borgia di Bartolomeo Veneto, un cronista la definì “la maggior puttana che fusse in Roma”. Sempre più presente nelle opere è la donna con un’inclinazione pericolosa. Un’astuta seduttrice da cui guardarsi, che non ha alcun tabù. Mentre gli uomini vengono rappresentati come vittime di inganni. In altre parole la donna davanti lo sguardo maschile è una trappola per la sua morale.

In definitiva, lo sguardo maschile pone la donna come oggetto sessuale, quasi fosse lecito guardarla in modo sessualizzato. Lo sguardo maschile rende la donna spettacolo del desiderio maschile. Il male gaze non solo lo si trova nell’arte, ma anche nel cinema e nella letteratura, e lo si può rintracciare anche sui social.

Lo sguardo maschile silenzia la donna e modella la donna a proprio piacimento.

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Scoperta di se stessi

Più volte nei miei articoli ho parlato di sessualità, di pratiche sessuali, di educazione alla sessualità, di sdoganare tabù perchè ci limitano, e ci tengono legati ad una realtà piena di condizionamenti, ma ci siamo mai chiesti se conosciamo veramente noi stessi e il nostro corpo? Abbiamo mai fatto un percorso alla scoperta di noi stessi? Abbiamo viaggiato tra i meandri del nostro corpo ed esplorato ogni insenatura? Sembriamo essere padroni del nostro corpo, lo alleniamo in palestra, lo portiamo a dedicarsi alle passioni anche più estreme, lo sottoponiamo a regimi alimentari considerevoli, eppure ci siamo mai dedicati a conoscerlo veramente? Ci siamo presi del tempo per ‘studiarlo’, per capire come reagisce ad uno stimolo o ad una vibrazione? Abbiamo mai messo impegno per arrivare alla conoscenza di ciò che desidera? L’ assurdità risiede nell’ investire tempo e voglia a creare legami sociali, a gestire relazioni più o meno intime, ma senza avere la comprensione di se stessi, dei propri bisogni, dei propri desideri. Avere la consapevolezza di se stessi attraverso l’arte dello scoprirsi è il primo passo da fare. Ma come succede di solito l’essere sociale è portato alla ricerca di un nuovo amico, di un nuovo amore, di nuove persone con cui comunicare per non sentirsi solo. Perchè la strada più facile è quella più percorsa? Correre una maratona senza allenamento fisico, emotivo e mentale, è possibile? E allora perchè avvicinarsi agli altri senza l’esplorazione personale risulta essere la rotta che si segue? Un passo da fare, forse il primo passo, è quello di uscire dal bigottismo fatto di non insegnamento e non conoscenza. Il bigottismo deriva da una mancanza di comprensione, apertura mentale o consapevolezza delle proprie convinzioni. Palpare se stessi consente di sviluppare una mentalità più aperta e tollerante verso punti di vista diversi.

Avete mai pensato che la scoperta del nostro corpo è frenata dalle paure? La paura del giudizio. La preoccupazione su come gli altri (o anche noi stessi) possono percepire il nostro corpo. La paura dell’insicurezza. Sentirsi insicuri riguardo al proprio aspetto e alle proprie imperfezioni. La paura dell’intimità. La paura di non accettarsi o essere accettati durante esperienze intime. La paura del dolore o del disagio. Apprensione sulle sensazioni fisiche sgradevoli durante l’esplorazione del proprio corpo. La paura dell’ignoto. Il timore di ciò che si potrebbe scoprire. Ma la domanda che ci si pone davanti a questa lista di paure è: “vuoi superarle?”

E quali sono i diversi modi per esplorare e scoprire il proprio corpo? La masturbazione consapevole che aiuta a conoscere le preferenze e i desideri. L’esplorazione tattile, grazie alla quale si toccano le diverse parti del corpo in modo consapevole, carpendo sensazioni e reazioni. Lo Specchiarsi e l’osservarsi, comprendendo e accettando il proprio corpo. Tutto questo rispettando i propri confini personali, che sono le linee guida che ci fanno sentire a proprio agio.

Trascurare e sottovalutare la scoperta e l’esplorazione del proprio corpo blocca la comprensione approfondita di se stessi. Limita il benessere individuale.

Siete sicuri di avere conoscenza e padronanza del vostro corpo o vi state solo nascondendo rifugiandosi in una bell’ involucro modellato come argilla?

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Ribelle si nasce

Vivere in punta di piedi è sempre stato caratteristica di donne con il fuoco dentro. Quell’avanzare così delicato e mai sopra le righe, quell’andamento felpato, morbido, che contraddistingue la loro arte. Un modo di giocare con le parole o con il pennello che diventa la firma della loro esistenza. Essere donne con acume ed intelletto e per di più con una dote artistica era considerato inappropriato. La donna doveva stare ai margini della società e sempre più dietro alla figura maschile, mai accanto e mai e poi mai in prima fila. La società ti additava, ti bullizzava, ti utilizzava. Una condizione che non fermava la propria natura artistica ma sicuramente la metteva in ombra.

Scrittrice di opere che rompevano alcune restrizioni della società nei confronti delle donne. Giornalista, attrice e critica teatrale, Sidonie-Gabrielle Colette viveva dietro il nome e la figura del marito. Sui suoi scritti non vi era il suo nome bensì quello del marito. Un marito che sapeva come sfruttare il suo ruolo di maschio e uomo. Un marito che prende i meriti e le lodi della società. Un marito che sfrutta e utilizza l’estro della moglie. Un marito che si indigna davanti la ribellione della moglie. Poteva mai una donna la cui fiamma arde dentro di lei starsene al buio? Il fuoco della ribellione lo si ha dentro dalla nascita, non si accende all’improvviso. Lo si riconosce come cenere ma appena ci si lascia andare la cenere prende fuoco e divampa. Colette infuriò nell’essere scandalo. Divenne simbolo della società libertina parigina. Riscattò e rivendicò la propria identità artistica e sessuale.

Pittrice di occhi grandi incastonati su visi piccoli infantili. Occhi che portavano un velo di tristezza. Forse quella stessa tristezza che portò se stessa a nascondersi dietro la figura del marito. I quadri di Margaret Ulbrich in Keane furono spacciati per opere dipinte dal marito. Un marito convinto che una donna artista non poteva mai avere credibilità nella società. Un marito che sfoggia la sua arroganza di finta paternità dei dipinti con gli occhi grandi, quello stesso marito che sfrutta la bellezza delle opere non sue per farne un business. Contrapposto a questa figura maschile una donna, Margaret, che continua a vivere attraverso la sua arte fin quando la ribellione che soffocava dentro non prende voce, una voce che fa eco.

Far conoscere al mondo ciò che è la nostra natura è faticoso, ma se si nasce con quel sentimento di ribellione allora tutto prende la forma del progresso positivo. Ribellarsi per sentirsi liberi di esprimere il proprio essere non deve spaventare. Ciò che deve far paura è vivere la propria vita dietro le quinte.

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L’ arte erotica: Venere di Urbino di Tiziano Vecellio

Una donna nuda, volutamente seducente, distesa su un letto disfatto in una posa naturale e con un unico tratto pudico, la sua mano a coprire il pube, è il dipinto di arte erotica che prendo in considerazione.

Pelle candida e morbida in ogni sua curva. Occhi che guardano fisso chi la potrebbe osservare. Sguardo che la donna usa per affascinare lo spettatore. Sguardo che parla in modo inequivocabile di una donna sicura e consapevole della sua bellezza. Bellezza che prima o poi scomparirà, perchè il tempo se la porterà via, come si nota dal mazzo di rose che tiene in mano. Parte di esso è già privo di alcune rose lasciate cadere sul letto, simbolo della precarietà della bellezza fisica.

Ciò che rimarrà saranno i legami costruiti e le relazioni consolidate, come evidenzia la presenza di un cagnolino rannicchiato ai suoi piedi.

La donna è la dea Venere, colei che è simbolo di femminilità ed erotismo allo stato puro senza alcun elemento volgare. Non si copre, pur avendo il lenzuolo a portata di mano. Non sfugge allo sguardo di chi la guarda. Risulta essere provvista di una singolare sensualità. Lasciva in modo quasi innocente. Il carattere della Venere di Tiziano è molto più provocatorio rispetto ad altre Venere finora dipinte. L’osservatore è esso stesso oggetto di attenzioni del soggetto dipinto. Come se si instaurasse un gioco seduttivo tra la protagonista e il pubblico.

La Venere di Tiziano si mette in mostra. L’ambientazione domestica ritratta nel dipinto non ha alcuno sfondo teatrale o scenico, non dà l’idea del palcoscenico, bensì di una realtà intima e quotidiana. Eppure la donna esibisce il suo fascino senza veli. Il corpo della dea Venere viene messo in evidenza dai colori che usa Tiziano. Colori chiari, luminosi e caldi, associati a colori scuri, ombreggiati e freddi. Questo sodalizio tra i colori mettono in risalto il corpo e la pelle chiara della dea. Quasi eterea ma così reale e carnale da considerarla una donna che si può incontrare ovunque. La Venere dipinta da Tiziano si allontana da quel messaggio di mito e si avvicina all’essenza di una donna terrena. Anche per questo tutti gli elementi erotici e sensuali diventano palpabili, veri e reali. In questa Venere l’innocenza e l’essere provocante si mescolano creando un gioco sensuale e allentante, tanto da essere la Venere più replicata dell’epoca da altri artisti. Il messaggio del dipinto è chiaro. La vita coniugale, la necessità della fiducia e la dimensione erotica, portano l’opera ad avere uno scopo educativo.

Questo dipinto mette in auge l’importanza della dimensione erotica nelle relazioni sentimentali.

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1990 e 2023: trova le differenze!!

2023, sembrano semplici numeri eppure indicano l’anno in corso. Negli anni ’90 quando pensavo a questi numeri come periodo in cui avrei vissuto immaginavo macchine volanti, libertà di espressione, libertà fisica, mentale e sessuale. Insomma fantasticavo su un mondo evoluto a cui aspirare. Sicuramente raffigurare un mondo del genere era più facile che viverci, ma non era per nulla contemplato arrivarci e vedere che la libertà è fittizia e ciò che si vuole fare o dire segue i dogmi dell’apparenza. I tabù sono rimasti tabù, le polemiche su come uno si mostra si sono amplificate. L’erotismo e la sessualità continuano a fare scandalo. L’ipocrisia galoppa come un cavallo indomabile. La differenza di genere prosegue il suo cammino in modo sempre più radicato.

Per rafforzare e confermare il discorso fatto fino ad ora, voglio evidenziare ciò che mi è accaduto sul social più popolare ad oggi, Instagram. Instagram permette di sponsorizzare e pubblicizzare i contenuti che si creano. Per promuovere contenuti devi richiedere l’assenso di Instagram. Ho seguito tutta la procedura e dopo 24h la mia inserzione viene rifiutata con la motivazione ‘contenuto per adulti’, in altre parole non rispetta le Normative della società Meta.

Negli anni ’90 con ‘contenuto per adulti’ si intendeva la rivista Playboy, oppure film a sfondo esplicitamente sessuale, o ancora video pornografici e testi che rimandavano ad evidenti azioni sessuali. Nel 2023 immagini o foto che ritraggono una donna vestita con capi tutt’altro che succinti, ma che evidenziano piccole porzioni di pelle senza alcunché di sconcio, scandaloso o sfacciato, sono considerate ‘contenuto per adulti‘, sono considerate allusive e sessualmente provocatorie. Nel 2023 la rivista Playboy smette di esistere, la si può trovare solo in formato digitale. Nel 2023 vocaboli che rimandano alla sessualità vengono bannati dai social. Termini che si trovano nei libri di anatomia non possono esser scritti perchè andrebbero contro le linee guida del social. Nel 1990 l’educazione sessuale non era considerata tra i banchi di scuola. Nel 2023 non solo non è inclusa ma esiste una confusione che è figlia di comportamenti ambigui e discriminatori.

Se dovessimo fare un’analisi attenta, in 30 anni purtroppo si è rimasti ad una condizione statica e in alcuni casi si è anche regrediti o peggiorati. Di certo riguardo i punti di vista suddetti non si è avuto un aumento del livello qualitativo. Difficile trovare differenze tra i due periodi. Di sicuro nel 2023 ci sono più elementi su cui soffermarsi, ma è anche indubbio che la mancanza di conoscenza e la persistenza di moralismi obsoleti lasciano intatto il 2023.

“Le idee sono come i bambini. Non basta averli, bisogna anche farli crescere.”
(Daniel Picouly)

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Un passo in avanti

Possiamo mai abbattere una concezione radicata ormai da secoli sulla disuguaglianza uomo e donna? E’ possibile superare il macigno che ci sovrasta da millenni in cui l’uomo, solo per il fatto di essere maschio, si deve ritenere superiore a tutti e in particolar modo a quella parte della società che è nata femmina?

Lungi da me aprire con questo articolo un dibattito. Non voglio minimamente polemizzare su fatti accaduti o su persone più o meno note che dicono la propria su questi fatti. Ma il mio intento con questo articolo è riflettere su quanto accade ogni giorno, sui comportamenti umani, magari considerando il tutto da un punto di vista antropologico.

Prima di tutto bisogna partire dalle definizioni altrimenti non si capisce di cosa si parla. Per cultura patriarcale si intende un sistema sociale in cui l’uomo/maschio possiede il potere e il controllo sia nella vita pubblica che privata, colui che nell’ambito familiare esercita l’autorità sulla moglie e sui figli. Letteralmente patriarcato vuol dire legge dell’uomo. Per maschilismo si intende la convinzione di una presunta superiorità dell’uomo sulla donna. Con sessismo si decreta una valutazione delle capacità intrinseche delle persone sulla base dei loro ruoli sessuali, una discriminazione fondata sul sesso dell’individuo.

Con tali premesse dovremmo essere in grado di dare una definizione ad ogni comportamento umano che vediamo. Certo è che l’inferiorità della donna al giorno d’oggi in alcuni campi non viene più contemplata. Nella società odierna la donna sembra aver conquistato un ruolo funzionale e importante rispetto a tanti anni fa. Ma nel campo sessuale sembra essere ancora ferma a mille anni fa.

Una donna non si può permettere di dire la sua su desideri, su erotismo, sul sesso, sulle emozioni, perchè altrimenti è una poco di buono, è una troia. Una donna non può essere in disaccordo con le avance di un uomo perchè altrimenti non si vestiva e non parlava in modo provocatorio. Una donna non può condividere fantasie e voglie sessuali perchè altrimenti se l’è cercata. Più la donna esce fuori dal suo guscio e si allontana da quella ideologia sessista più viene considerata colpevole di attirare violenze, abusi, soprusi, verbali o fisici. Più la donna si ribella, manifesta il suo dissenso, esprime il suo essere uguale all’uomo, più l’uomo tende e tenderà sempre ad affermarsi e a prendere con forza e prepotenza il suo ruolo di superiorità. Che sia giovane o maturo l’uomo non riconoscerà il volere della donna.

In ballo esiste anche qualcos’altro nei comportamenti degli uomini nei confronti delle donne, che sembra non essere correlato eppure è alla base. C’è un’arrogante mancanza di educazione sessuale. Ognuno dovrebbe crescere con un bagaglio culturale sul sesso e sul piacere. Dovrebbe capire di cosa tratta il sesso, di cosa vuole il piacere. Sin da adolescenti ognuno dovrebbe avere chiaro cosa è il desiderio e cosa è l’eccitazione. Che differenza c’è tra vedere un porno e vivere la realtà. Eppure invece che essere d’accordo sul puntare a correggere comportamenti deleteri attraverso una educazione sessuale, ci si nasconde sempre di più dal mondo sessuale.

Riflettiamo e non traiamo sempre conclusioni stereotipate.

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Fluidità sessuale: la scelta del non definirsi!

La sessualità è stata sempre ingabbiata in schemi rigidi e inflessibili. Tutto doveva rispondere ad un preciso ordine schematico. Tutto doveva percorrere un iter ben preciso. Eppure il piacere non ha un orientamento rigoroso. Tutto ciò che esce fuori dagli standard prefissati della società viene guardato con distanza o addirittura viene censurato. La disapprovazione è dietro l’angolo soprattutto quando si parla del mondo sessuale. Oggi sembra esserci più tolleranza o accettazione, ma siamo sicuri di questo?

Se vi dicessi che la scoperta del piacere e del modo di viverlo dovrebbe essere libero da qualsiasi restrizione, cosa mi rispondereste? Il piacere non è un dovere o un obbligo e deve indirizzarsi verso un modello conosciuto. Il piacere si fonda su un termine che al momento viene usato per qualsiasi desiderio non tipico, il vocabolo è fluido, in altre parole mutevole.

Di fluidità ne parlò negli anni ’50 il sessuologo statunitense Kinsey, dicendo che non tutto si deve ridurre a due fazioni, quella dell’eterosessuale e quella dell’omosessuale, ma ‘l’orientamento sessuale umano non è binario ma fluido e soggetto a molte variazioni nel corso della vita’. Kinsey all’epoca con i suoi studi sradicò il pensiero conservatore e bigotto che condannava quelle pratiche sessuali soggettive e personali che si allontanavano dal sesso coniugale finalizzato alla procreazione. Purtroppo il pensiero di oggi, nel 2023, sembra essere ancora tradizionalista anche se si è consapevoli che il mondo sta andando verso una fluidità. A volte è più forte di ogni essere umano convivere con questa evoluzione o meglio realtà di fatto. Con Kinsey si parlò di legittimare la bisessualità, la masturbazione, il sesso extraconiugale e altre pratiche sessuali ritenute vergognose. Siamo sicuri che oggi tutto questo sia ammissibile? Siamo certi che oggi dogmi religiosi, pregiudizi, scarsa informazione e scarsa conoscenza del proprio corpo si sono superati? Se per Kinsey all’epoca ci furono condanne perchè accusato di istigazione al libertinaggio e all’adulterio, nonostante il suo dire era basato su ricerche e studi, oggi come oggi non c’è nessuno che metterebbe in dubbio l’acconsentire di questi orientamenti e comportamenti sessuali?

Il concetto di fluido mette in evidenza diverse sfumature. Come i colori sono fatti da tonalità diverse che si distanziano dal colore preciso, anche nel mondo sessuale tutto risiede in sfumature più o meno sganciate dalle etichette. Termini che fanno parte del linguaggio fluido sono evoluzioni del concetto gender come cisgender, transgender, transessuale, genere non binario, genderqueer, genderfluid, agender. Esiste anche il termine eteroflessibilità, in altre parole una persona che pur essendo eterosessuale si sente attratta da persone del suo stesso sesso senza essere contemplata come bisessuale o omosessuale.

In conclusione, a quanto detto io rispondo nel seguente modo: “già si fa fatica a leggere un libro erotico e a discuterne, figuriamoci a comprendere la fluidità sessuale”.