Trasgredire deriva dal latino trans che vuol dire oltre, oltrepassare, e gredior che significa andare. Nella lingua latina il suo significato era legato all’idea di spostarsi, di muoversi oltre un luogo, andare oltre. Il termine tansgredior si usava per indicare il superare qualcuno in qualcosa, passare da un’azione ad un’altra, da uno stato d’animo ad un altro. Nel periodo classico il termine e il suo significato non avevano accezione negativa come invece gli si attribuisce oggi. Successivamente divenne un termine con significato intollerabile nei testi dei Padri della Chiesa, tanto che con esso si indicava ‘la violazione di una norma divina’. E’ da quel momento che gli viene dato un valore tutt’altro che positivo. Il trasgressore è colui che va contro una condizione prestabilita.
Se il termine trasgredire lo si associa alla sessualità che significato o valore acquisisce? Nella sfera sessuale la parola assume un valore spinoso. Chi trasgredisce è come se abbattesse il limite del consentito, pronto a differenziare sè stesso dagli altri. Il sesso, l’eros, la sessualità sono regolati da immaginazione, da fantasie, dal desiderio di sperimentare, di andare oltre quella quotidiana dose di piacere che a volte la cultura o la società definiscono ‘normale’, ‘convenzionale’. La trasgressione è un impulso, un istinto, ma è anche ricerca di sè stessi, è fonte di emozioni, è conquista di autostima e fiducia. Oggi si è perso purtroppo il senso originario del termine, oggi si trasgredisce per futili motivi. Lo si fa per spezzare quella noia che giunge prepotente, o lo si fa per imitazione o perché va di moda. Ma se si continua così il trasgredire perde la sua valenza creativa. La trasgressione sana porta verso dimensioni che ci rendono unici, diversi, autentici, tutto è nuovo e il nuovo non deve essere visto sempre come un male. Siamo attratti dalla trasgressione. Il proibito e l’adrenalina che esso regala sono il motore di questa attrazione. Nel sesso quando si trasgredisce ci si allontana dal pensiero sociale e culturale. Ci si sgancia da quella zavorra ingombrante che è la collettività. Ci si pone come obiettivo l’andare oltre i tabù. La trasgressione è un viaggio che ognuno è libero di intraprendere. L’essere non tradizionale si deve sentire e deve nascere dalla propria soggettività. La trasgressione non fa male né alla persona né agli altri, quindi perché personificarla come un demone? La trasgressione finisce nel momento in cui si commette un reato che comporta violenza fisica o psicologica. Per tutto il resto la trasgressione non è diversità ma risponde all’essere singolare e originale. Smettere di vedere tutto con gli occhi della collettività non fa altro che farci andare oltre, un oltre che noi stessi decidiamo. Quell’oltre porta ad una curiosità mai provata e ad un divertimento mai assaporato, quindi perché rimanere incastrati in termini come ‘ordinario’? Dare un volto ad una trasgressione può dare le armi giuste per una conoscenza più ampia e un sapere più ricercato. ‘Farlo strano’ non vuol dire trasgredire, non è la stranezza che guida l’essere trasgressivo. Il trasgredire è giocare con il dare una risposta all’immaginario erotico. E’ dare espressione all’erotismo che si sente dentro. Ognuno ha un proprio appetito sessuale, ognuno appaga il proprio bisogno in modo diverso, trasgredire è la libertà di soddisfare il piacere.