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Fantasie sessuali e Perversione: differenza

‘Perchè sto pensando a questa cosa? Sarò per caso una pervertita?’ Queste domande, questi pensieri, si affacciano nella mente di molte persone, forse la maggior parte viene coperta dal genere femminile ma non manca una buona fetta del genere maschile che si interroga in tal senso. Ciò che invece mi chiedo, è se questi quesiti non siano dei piccoli bagliori che riflettono uno stato di disagio nel vivere la propria sessualità. Nel riuscire a condurre una vita sessuale piena e appagata, senza freni. Appena si pensa a qualche Fantasia erotica diversa dal solito nasce quella paura malsana del disturbo psicologico. E’ sempre più facile far crescere queste paure se si tratta di erotismo o sesso, in altri ambiti e contesti le paure non si palesano o sono quasi nulle. Cosa manca alla base? Manca la conoscenza di ciò che è la differenza tra Fantasie sessuali e Perversione. La cosa preoccupante sta nello scegliere fra il sapere e il negare, e purtroppo si opta sempre per la seconda. Si sceglie sempre la strada più facile, quella che crea meno analisi e meno prospettive. Una strada da anatomizzare porta verso il vizio e il proibito, e guai se proviamo a percorrere quel cammino. Si frena così quella voglia di sperimentare del sesso ‘diverso’ perchè si ha timore che possa piacere.

La Perversione non risiede nel voler provare nuove fantasie sessuali o praticare una nuova forma di sesso. La Perversione non è un immaginario erotico peccaminoso o scandaloso. La Perversione è uno stato patologico che domina la libido o il piacere. Se partiamo dal punto di vista della Fantasia erotica allora essa è esaltazione, arricchimento, eccitazione. Si può realizzare come non realizzare. La Fantasia erotica è un di più. La libido si scatena comunque anche se la Fantasia erotica non esiste. Differente è invece la Perversione. Si è Perversi se non si realizza una determinata fantasia e quindi non si riesce a scatenare la libido. In questo caso si perde il contatto con la realtà e si diventa dipendenti dell’ immaginazione erotica.

Due esempi basici che potrebbero far capire meglio la differenza. Una Fantasia erotica può essere il sesso in luoghi pubblici, magari con l’idea di essere visti o spiati che può dare il senso all’ eccitazione. Questa Fantasia arricchisce lo scenario erotico di una coppia e porta a godere del piacere in modo non ‘convenzionale’. Se, invece, questa stessa Fantasia diventa l’unico modo per ricercare piacere ed eccitazione perchè altrimenti non si avrebbe in privata sede, allora si tratta di Perversione. Immaginare una donna che porta i tacchi mentre si fa sesso può essere un gioco sensuale e piccante che stuzzica la libido e quindi una Fantasia. Se non li indossa non scatena nessuna libido o peggio ancora alla sola vista dei tacchi, solo in quel momento sfocia l’eccitazione, questa è una Perversione.

Ogni Fantasia fuori dal comune, ogni pratica sessuale non tradizionale, ogni scenario erotico diverso dal solito non è Perversione, ma consolida e intensifica la vita sessuale. Non confondiamo i disturbi gravi del carattere con una variegata espressione dell’immaginario erotico. Solo perchè culturalmente tutto sembra disturbare la naturale moralità di ognuno, allora si pensa che le Fantasie forti siano Perversioni.

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L’ arte erotica: Venere di Urbino di Tiziano Vecellio

Una donna nuda, volutamente seducente, distesa su un letto disfatto in una posa naturale e con un unico tratto pudico, la sua mano a coprire il pube, è il dipinto di arte erotica che prendo in considerazione.

Pelle candida e morbida in ogni sua curva. Occhi che guardano fisso chi la potrebbe osservare. Sguardo che la donna usa per affascinare lo spettatore. Sguardo che parla in modo inequivocabile di una donna sicura e consapevole della sua bellezza. Bellezza che prima o poi scomparirà, perchè il tempo se la porterà via, come si nota dal mazzo di rose che tiene in mano. Parte di esso è già privo di alcune rose lasciate cadere sul letto, simbolo della precarietà della bellezza fisica.

Ciò che rimarrà saranno i legami costruiti e le relazioni consolidate, come evidenzia la presenza di un cagnolino rannicchiato ai suoi piedi.

La donna è la dea Venere, colei che è simbolo di femminilità ed erotismo allo stato puro senza alcun elemento volgare. Non si copre, pur avendo il lenzuolo a portata di mano. Non sfugge allo sguardo di chi la guarda. Risulta essere provvista di una singolare sensualità. Lasciva in modo quasi innocente. Il carattere della Venere di Tiziano è molto più provocatorio rispetto ad altre Venere finora dipinte. L’osservatore è esso stesso oggetto di attenzioni del soggetto dipinto. Come se si instaurasse un gioco seduttivo tra la protagonista e il pubblico.

La Venere di Tiziano si mette in mostra. L’ambientazione domestica ritratta nel dipinto non ha alcuno sfondo teatrale o scenico, non dà l’idea del palcoscenico, bensì di una realtà intima e quotidiana. Eppure la donna esibisce il suo fascino senza veli. Il corpo della dea Venere viene messo in evidenza dai colori che usa Tiziano. Colori chiari, luminosi e caldi, associati a colori scuri, ombreggiati e freddi. Questo sodalizio tra i colori mettono in risalto il corpo e la pelle chiara della dea. Quasi eterea ma così reale e carnale da considerarla una donna che si può incontrare ovunque. La Venere dipinta da Tiziano si allontana da quel messaggio di mito e si avvicina all’essenza di una donna terrena. Anche per questo tutti gli elementi erotici e sensuali diventano palpabili, veri e reali. In questa Venere l’innocenza e l’essere provocante si mescolano creando un gioco sensuale e allentante, tanto da essere la Venere più replicata dell’epoca da altri artisti. Il messaggio del dipinto è chiaro. La vita coniugale, la necessità della fiducia e la dimensione erotica, portano l’opera ad avere uno scopo educativo.

Questo dipinto mette in auge l’importanza della dimensione erotica nelle relazioni sentimentali.

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I film che sottolineano la realtà

Con questo articolo voglio partire dall’analisi e dall’interpretazione personale di un film, Vicini di Casa di Costella, per arrivare a come di solito si vive e si pensa il sesso. Difficilmente l’erotismo è stato toccato dalla sfera cinematografica italiana. Di solito o si pone l’argomento sulla comicità o lo si affronta solo per scopi commerciali senza sviscerarlo e guardarlo alla lente d’ingrandimento. Vicini di Casa sembra ricalcare l’ambientazione del film Perfetti Sconosciuti di Paolo Genovese.

Tutto si svolge dentro le quattro mura di casa. Una coppia invita a cena un’altra coppia. Entrambe sono etero, unico e solo punto in comune dato che per il resto sono agli antipodi. La coppia che apre le porte della propria casa è la tipica coppia sposata ormai stanca di tutto, che discute per qualsiasi cosa e che prende tutto come pretesto per non trovare alcun punto d’incontro. Una coppia che vive l’amore solo ricordando i momenti passati, un amore che non ha con se gesti di affetto e ancor meno una vita sessuale attiva. Una coppia che è talmente abituata a ‘sentire’ ciò che fanno gli altri che non si chiede il perchè sia arrivata ad avere al suo interno due persone quasi estranee. La coppia che entra in casa è rappresentata dai loro vicini, da coloro che abitano nello loro stesso palazzo, quindi non lontano da loro, ma che orbitano nel loro stesso ambiente fisico. Questa coppia non è sposata ma l’amore che provano l’uno per l’altra si legge dai loro movimenti, dai loro sguardi e dal loro essere complici. Una coppia fuori dagli schemi tradizionali, il cui legame è presente anche e soprattutto sotto le lenzuola. Una coppia che vive il sesso libero da qualsiasi pregiudizio o tabù. Una coppia che abbraccia il sesso ponendolo su un livello che va oltre l’immaginazione. Una coppia che pratica il sesso assiduamente, e che lo fa anche con l’aggiunta di altre persone.

Il sesso visto dalla coppia che ospita è quello conservatore, che esiste in nome dell’amore, quell’amore ormai dimenticato. E’ un sesso razionalizzato, carico di stereotipi, cliché e tabù, pieno zeppo di indici puntati e parole nemiche dei comportamenti sessuali. Il sesso visto dalla coppia invitata è ricco di vita vissuta, di intesa coniugale, è libero di esprimersi in tutti i modi possibili. Questa contrapposizione non solo si nota dal modo di parlare e dal comportamento ma anche da cosa indossano. I primi hanno un abbigliamento gessato e serioso, i secondi disinvolto e provocante. Anche la casa sembra rispecchiare quell’amore ormai stantio e chiuso in un passato che non tornerà più. Sembra riflettere un eros ingabbiato, un erotismo sempre sotto controllo che non deve superare alcun confine ben stabilito. Una sessualità pietrificata, gelida, congelata. La coppia che si affaccia in questo ambiente così chiuso invece sprizza calore da ogni poro, dal sorriso alle chiacchiere, fino ad arrivare alla proposta. Proposta che incuriosisce ma che viene subito allontanata e denigrata, che viene quasi violentata da quel giudizio continuo che la società usa come ossigeno.

Attraverso il film l’erotismo non viene ridicolizzato o mitizzato. Bensì viene preso e posizionato davanti ad uno specchio. Ecco perchè spesse volte i film sottolineano la realtà, e diventano i testimoni di quella stessa realtà.

L’amore è la risposta, ma mentre aspettate la risposta il sesso può suggerire delle ottime domande”. (Woody Allen)

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Fluidità sessuale: la scelta del non definirsi!

La sessualità è stata sempre ingabbiata in schemi rigidi e inflessibili. Tutto doveva rispondere ad un preciso ordine schematico. Tutto doveva percorrere un iter ben preciso. Eppure il piacere non ha un orientamento rigoroso. Tutto ciò che esce fuori dagli standard prefissati della società viene guardato con distanza o addirittura viene censurato. La disapprovazione è dietro l’angolo soprattutto quando si parla del mondo sessuale. Oggi sembra esserci più tolleranza o accettazione, ma siamo sicuri di questo?

Se vi dicessi che la scoperta del piacere e del modo di viverlo dovrebbe essere libero da qualsiasi restrizione, cosa mi rispondereste? Il piacere non è un dovere o un obbligo e deve indirizzarsi verso un modello conosciuto. Il piacere si fonda su un termine che al momento viene usato per qualsiasi desiderio non tipico, il vocabolo è fluido, in altre parole mutevole.

Di fluidità ne parlò negli anni ’50 il sessuologo statunitense Kinsey, dicendo che non tutto si deve ridurre a due fazioni, quella dell’eterosessuale e quella dell’omosessuale, ma ‘l’orientamento sessuale umano non è binario ma fluido e soggetto a molte variazioni nel corso della vita’. Kinsey all’epoca con i suoi studi sradicò il pensiero conservatore e bigotto che condannava quelle pratiche sessuali soggettive e personali che si allontanavano dal sesso coniugale finalizzato alla procreazione. Purtroppo il pensiero di oggi, nel 2023, sembra essere ancora tradizionalista anche se si è consapevoli che il mondo sta andando verso una fluidità. A volte è più forte di ogni essere umano convivere con questa evoluzione o meglio realtà di fatto. Con Kinsey si parlò di legittimare la bisessualità, la masturbazione, il sesso extraconiugale e altre pratiche sessuali ritenute vergognose. Siamo sicuri che oggi tutto questo sia ammissibile? Siamo certi che oggi dogmi religiosi, pregiudizi, scarsa informazione e scarsa conoscenza del proprio corpo si sono superati? Se per Kinsey all’epoca ci furono condanne perchè accusato di istigazione al libertinaggio e all’adulterio, nonostante il suo dire era basato su ricerche e studi, oggi come oggi non c’è nessuno che metterebbe in dubbio l’acconsentire di questi orientamenti e comportamenti sessuali?

Il concetto di fluido mette in evidenza diverse sfumature. Come i colori sono fatti da tonalità diverse che si distanziano dal colore preciso, anche nel mondo sessuale tutto risiede in sfumature più o meno sganciate dalle etichette. Termini che fanno parte del linguaggio fluido sono evoluzioni del concetto gender come cisgender, transgender, transessuale, genere non binario, genderqueer, genderfluid, agender. Esiste anche il termine eteroflessibilità, in altre parole una persona che pur essendo eterosessuale si sente attratta da persone del suo stesso sesso senza essere contemplata come bisessuale o omosessuale.

In conclusione, a quanto detto io rispondo nel seguente modo: “già si fa fatica a leggere un libro erotico e a discuterne, figuriamoci a comprendere la fluidità sessuale”.

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Alla ricerca dei propri Sensi Ribelli: domande e risposte

Quando si pongono domande si ha sempre un doppio fine: il primo quello di soddisfare la curiosità, il secondo quello di conoscere meglio chi si ha davanti. Per questo rispondere alle seguenti domande mi ha regalato la possibilità di inquadrare meglio la mia scrittura, il mio modo di essere e non per ultimo il mio modo di pensare.

Buona lettura.

Chi è Simona Iannini e perchè scrive di erotismo?

Sono una Donna che ha guardato dentro di sè. Una Donna che ha osservato se stessa allo specchio scoprendosi e leggendo varie sfumature di sè. Una Donna che ha scelto di mettere nero su bianco ciò che è l’immaginario erotico, ciò che sono le fantasie erotiche. Quelle stesse fantasie che si affacciano alla mente ma che non si lasciano vivere e a volte si zittiscono. Scrivo di erotismo perchè è la parte di noi più nascosta e mai ostentata. Perchè è sempre presente da quando ci si riconosce incorniciando la nostra personalità. L’erotismo è uno dei nostri volti e ci caratterizza.

Che ruolo gioca l’amplificazione dei sensi nel viaggio di riscoperta di Luna?

I sensi sono il motore dell’introspezione fatta da Luna. I sensi guidano Luna verso un’evoluzione, verso una maggiore consapevolezza di se stessa. Portano Luna ad identificarsi. Per tutto questo, l’amplificazione dei sensi è fondamentale per dare un significato a tutto ciò che prova, sente e le accade.

Credi veramente che spingersi oltre ogni limite per raggiungere un nuovo piacere sia sempre qualcosa di positivo? Non si può rischiare di diventare ossessionati e condizionati da ciò?

L’ambizione sana non fa altro che farci superare i limiti, nel lavoro, negli obiettivi che ci prefiggiamo, nello sport, nella vita in genere. Perchè allora quando si parla di sesso o di erotismo tutto si deve limitare? Perchè il piacere deve essere circoscritto ad un solo ambiente o ad un solo pensiero? Spingersi oltre ogni limite in campo sessuale, mantenendo la lucidità e l’equilibrio, apporta emozioni nuove che rendono piccante l’essere abitudinario. Raggiungere un nuovo piacere è sempre positivo perchè aumenta tassello dopo tassello la conoscenza di se stessi. La comprensione di se stessi sta alla base di ogni rapporto sano. L’ossessione o la dipendenza può sfociare in qualsiasi cosa facciamo, sta a noi usare la testa e non portare nulla ad essere una patologia. Non si può pensare che essendo in un ambito sessuale allora tutto debba rispondere a deviazione o perversione. Proviamo a guardare l’erotismo con con un binocolo o con una lente di ingrandimento piuttosto che guardarlo ad occhio nudo in modo superficiale.

L’esperienza che Luna vive al party non può essere condizionata dalla spettacolarizzazione della vita a cui ci sottopone la nostra società e perciò anche dalla spettacolarizzazione del piacere? E quindi ricavare piacere già solo dal fatto che gli altri osservano ciò che fai?

Esiste un piacere ancora più sottile di quello che si fa per gli altri, ed è quello che guida il nostro piacere attraverso gli altri. Gli altri diventano un mezzo di emozioni per noi stessi. Noi godiamo del desiderio degli altri, non del nostro salire sul palco. Spettacolarizzare il piacere non è altro che esibirlo, metterlo sotto i riflettori, dargli l’importanza che merita. Il piacere diventa ossigeno che fa vibrare ora gli spettatori ora i protagonisti, che si scambiano in modo continuo i loro stessi ruoli. Luna è l’esempio di Donna che gode di se stessa guardandosi con gli occhi del pubblico. E non penso che tutto questo sia condizionato dalla società, bensì dal nostro stesso volere.

Ricercare questa esperienza di esibizione può nascere dall’idea di essere autori, in modo inconscio, di qualcosa di cui si ha pieno controllo, a differenza della vita in cui spesso ci ritroviamo a subire le circostanze?

Freud diceva che l’inconscio è l’insieme di impulsi che non affiorano alla coscienza di noi individui. Quindi avere un desiderio di esibizione è qualcosa di incontrollabile ma che è fondamento del nostro sentirci appagati. In definitiva una parte di noi ricerca continuamente momenti, occasioni, per far vivere l’inconscio. Non credo che la voglia di esibizione derivi da qualcosa di cui si ha pieno controllo, ma a mio avviso scaturisce da un incontenibile appetito. Più si brama un desiderio più si fa di tutto per esaudirlo.

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L’arte erotica: Ritratto di Simonetta Vespucci di Piero di Cosimo

L’arte erotica seguiva il periodo in cui si esprimeva. Nel Medioevo con l’avvento del Cristianesimo si assiste ad una condanna generalizzata della sessualità e ad una restrizione nel modo di esercitarla. Purtroppo in questo periodo si demonizza la carne e il corpo, assimilandoli a luoghi di depravazione e di peccato, togliendo loro qualsiasi dignità, specialmente per il corpo femminile. In questo periodo si parla di donna peccatrice e tentatrice, di peccati capitali e in particolare di quello della lussuria. La lussuria era raffigurata come una donna demone e veniva scolpita sulle pareti delle chiese, a ricordare che la donna era satana. La chiesa rifiutava qualsiasi carnalità e non mancava di ricordarlo attraverso pitture, disegni, sculture e raffigurazioni in genere. Nonostante questa visione negativa da parte della chiesa, esisteva comunque un immaginario medievale che considerava l’erotismo e la sessualità da un punto di vista positivo. Basti pensare alla rappresentazione di alcune scene del Decameron di Boccaccio. Nel corso del Medioevo con l’avvento della poesia cortese e cavalleresca, il carattere sensuale ed erotico dell’amore si mostra modificando anche i ruoli dei generi. Se prima l’uomo era il corteggiato ora diventa lui il corteggiatore. Se prima la donna era oggetto di proprietà ora viene adulata, venerata, lusingata. Ed ecco che la Donna viene rappresentata nella sua nudità, dando valore a quel corpo che non solo serviva alla maternità ma che era oggetto di desiderio erotico. Pitture che portano la donna in bella vista. Il seno della donna si svela affermando il suo potere erotico.

Nel Rinascimento il seno viene mostrato con naturalezza e consapevolezza. Il seno riveste un ruolo erotico e sensuale senza eguali. Simonetta Vespucci venne celebrata per la sua attraente bellezza dopo il matrimonio con Marco Vespucci. Firenze ne fu ammaliata e Piero di Cosimo ne raffigurò il fascino. Divenne l’icona della bellezza, con quel suo incarnato chiarissimo e i suoi lineamenti puri. Il pittore fonde l’avvenenza di Cleopatra con quella di Simonetta. Il seno svelato non stride, ma è simbolo di quell’appariscenza femminile che il periodo ricerca. L’erotismo è dato da un seno lieve, pallido e appena accennato, sul quale striscia il simbolo del peccato, il serpente. La posa della donna favorisce la visuale dello spettatore dandole un valore in più. Una delle ipotesi di studio su questo dipinto è il simbolo della vanità. La vanità ha in sè parti di erotismo. L’esposizione o l’esibizione del seno non è del tutto privo della stessa vanità. Non vi è un vedo e non vedo, ma la femminilità della donna viene ostentata e messa in piazza.

La rappresentazione dell’esaltazione dell’amore fisico diventa la chiave dell’erotismo nei dipinti rinascimentali.

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L’arte erotica: Il ratto di Proserpina

Ed ecco cimentarmi in una nuova rubrica, che non vuole essere una lezione didattica, dato che basta leggere i libri per avere informazioni ‘scolastiche’, ma ha l’intento di conoscere l’erotismo da un’altro punto di vista, quello rappresentato dall’arte.

La sfera erotica rientra a pieno titolo negli aspetti primari della vita di un individuo, anche se a volte non la si prende in considerazione. Proprio perchè l’erotismo assume un significato e un valore rilevante l’espressione artistica in vari momenti storici ha dato il suo contributo. Ogni artista trasferisce nelle sue opere il proprio vedere e sentire e anche nell’arte erotica avviene ciò. L’erotismo è una idea, un concetto personale. Il desiderio, la passione, l’amore, il tradimento, il dolore, sono tutte espressioni che possono essere raffigurate. Per questo l’arte dal canto suo le ha usate e le usa a suo piacimento. L’erotismo oscilla tra l’eccitazione che porta ad una elevazione intima e la lussuria più sfrenata. Picasso diceva che tra erotismo ed arte non c’è alcuna differenza, quindi coincidono. Il contenuto manifestato da un’opera d’arte può veicolare un messaggio, che mette in luce particolari aspetti della sessualità, della passione, dell’amore, dei sentimenti. Il desiderio sessuale è slegato dalle ragioni del cuore. L’eros nasce nell’armonia tra istinto e creatività. Senza l’eros non può esistere la vita, grazie ad esso viene concepita. Molti artisti hanno saputo rappresentare l’associazione delle passioni del cuore e quelle della carne. Uno fra tutti Gian Lorenzo Bernini.

La prima opera d’arte che voglio analizzare per il suo messaggio erotico è la scultura di Bernini ‘il Ratto di Proserpina’.

Voglio soffermarmi sull’abilità dello scultore nel raffigurare le mani dell’uomo nella sua maggiore rappresentazione virile. Le mani di Plutone hanno una elevata carica erotica nel pretendere ciò che ha rapito. Le dita affondano nella carne sensuale e morbida della giovane fanciulla Proserpina. La figura vigorosa e muscolosa di Plutone trasuda una sfrenata energia sessuale, quasi come se stesse possedendo la donna in quell’istante. Il soggetto maschile viene rappresentato in tutta la sua mascolinità. Quella passione che nasce dall’interno per sfociare in azione. L’artista ha voluto consapevolmente raffigurare il momento fuggevole attraverso la posa, il corpo e l’espressione. La passione sessuale è così fugace che è difficile coglierla, eppure il Bernini l’ha raffigurata nella furia erotica di Plutone. L’erotismo è sottolineato anche dai due corpi che formano un vortice. E la bramosia erotica è suggerita dalle linee d’ombra e dagli occhi del dio degli inferi.

L’arte erotica rende visibile il desiderio.

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I Tabù fanno stare tranquilli?

Sdoganare Tabù vuol dire liberare la mente da vincoli prescritti, tramandati e culturali. Ma il punto su cui mi vorrei soffermare in questo articolo è un altro. Siamo sicuri di voler liberare la mente da questi Tabù? In altre parole, siamo certi che la comodità di averli non serve a proteggere da battaglie morali e sociali? Superare ideologie ormai radicate, far crollare muri che sono eretti da tantissimo tempo, non solo risulta non semplice, ma la volontà di fare ciò non sempre è così forte. Quando si parla di sesso, di sessualità, di educazione sessuale, tutto sembra dirigersi verso la vergogna, il timore, la paura di dire la propria. Quindi, cercare di capire un mondo lontano da se stessi non è semplice, anche perchè il desiderio di farlo non è sempre autentico e curioso se è presente, mentre quando è assente diventa ancora più difficile. Bisognerebbe chiedersi il perchè è assente. Se si volessero fare delle ipotesi si potrebbe dire che tutto nasce dal non voler mutare la propria condizione di essere pensante. Il cambiare idea su un argomento porta a porsi verso quel tema in accordo o in disaccordo e quindi prendere una posizione. Assumere un atteggiamento porta ad esporsi in un verso o nell’altro e per questo non si vuole finire sotto i riflettori, sopratutto su dimensioni che sono ostiche da digerire. La coscienza della società sembra essere talmente aggrappata al non accettare l’eterogeneità del pensiero tanto che sono sempre le stesse persone a spingere verso una cultura varia, persone che non solo capiscono e si informano ma che vogliono sentirsi complete.

I Tabù fanno stare tranquilli? Il sentirsi protetti è il primo desiderio che smuove l’essere umano. Quando qualcosa esce fuori dalla propria comfort zone ci si sente persi, quindi ci si stringe in modo quasi morboso a ciò che fa sentire tranquilli e sereni. E’ vero che tutto ciò che è proibito sembra avere un fascino particolare e stuzzicante, ma mettere in discussione la propria immagine davanti agli altri è la paura maggiore, quindi ci si limita solo a guardare i tabù e lasciarli dove sono. Appena si gira lo sguardo ci si accorge che altri stanno guardando verso una stessa direzione e allora perchè fare di testa propria, perchè continuare verso una strada che ci fa stare soli quando è più comodo percorrere la strada che fanno tutti? Continuare a tenere gli occhi chiusi fa stare al sicuro. La scelta di farlo non è imposta ma è data da se stessi. Si preferisce vivere nella proibizione di dire, di fare, di pensare tutto ciò che viene considerato ‘pericoloso’. Pericoloso per chi? La società improntata su una cultura poco incline all’espressione libera sessuale difficilmente troverà il modo per allontanarsi da schemi e veti. Proprio per questo ci si rifugia nella tranquillità del pensiero comune. Non fare, non dire e non pensare per il buon costume. La visione del buon costume è solo una corazza. Un’armatura che piace e che non si vuole togliere.

Quindi alla domanda i Tabù fanno stare tranquilli? La risposta, mio malgrado e purtroppo, è SI. Una conclusione amara per chi vive tutto nella più libera voglia di esprimersi come vuole.

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L’innaturale Monogamia

Quando si parla di Monogamia sembra quasi inutile soffermarsi a pensare se esiste in natura o meno, perchè è talmente radicata nella cultura e nella mente umana che la risposta sarebbe sempre Si. La maggior parte delle persone risponderebbe che essere Monogami fa parte dell’impegno preso in una relazione, che il rispettare quell’impegno non ha margine di discussione. Credere alla Monogamia spesse volte risulta essere sinonimo di controllo. Sentirsi padroni dell’altra persona, definirsi quasi proprietari di un essere umano, incorniciano i contorni della Monogamia. Altro elemento da considerare è la gelosia che purtroppo diventa linfa della Monogamia. Quindi tutto sembra andare verso una sola direzione, la Monogamia è un costrutto della società, una forzatura. Ciò che di naturale esiste è il desiderio di reinventare la coppia, un’azione che porta a vivere la relazione con un’apertura mentale maggiore. Ci sono talmente tante forme di vivere la coppia che non contemplano la naturalezza della Monogamia. Dallo scambismo alle coppie liberali, in cui si hanno rapporti sessuali con altre persone. Dalla polisessualità al poliamore gerarchico, in cui si passa dalla non esclusività sessuale a dare un valore di importanza graduale alle coppie create. Tutte queste forme hanno un comune denominatore, il consenso dei protagonisti.

Se l’uomo è un animale sociale, se l’essere umano è fatto per stare con le altre persone, perchè la Monogamia è accettata al livello di coppie ma non a livello di relazioni di amicizia? In altre parole, se dovessimo seguire i dogmi della Monogamia anche per tutto il resto avremmo solo un amico, parleremmo solo con quell’amico, vivremmo tutto in modo molto limitativo. La Monogamia risulta una scelta innaturale perchè altrimenti sarebbe presente in ogni ambito della vita. Perchè allora una scelta così forzata da vari elementi è diventata l’unica scelta ammissibile in una società? Forse perchè si è talmente masochisti che si preferisce rimanere ciechi e sordi di fronte alle proprie inclinazioni naturali. Secondo un biologo evoluzionarista non è possibile che un essere umano trovata la persona ‘giusta’ non provi per il resto della sua vita un’attrazione per un altro essere. Biologicamente si è portati a desiderare altre persone, ma con la Monogamia si soffocano i desideri. Questo comportamento, diceva Freud, esprime un disagio che trascina verso la nevrosi. Un aspetto su cui riflettere è la Monogamia dei giorni nostri. E’ una convenzione etica, morale e culturale del momento fino a che una persona non divorzia o si lascia per avere altri rapporti, viene da sè che non si sta parlando di spontaneità o naturalezza Monogama ma dell’unico modo di trovare una parvenza di stabilità e di sicurezza che rende la vita più serena e felice. La Monogamia non contempla la scoperta di sè ma è vista come un rifugiò in cui assicurarsi il proprio posto. Scoprire se stessi porta ad aprirsi mentalmente e a far sì che la relazione stessa si apra a più visioni e si scopra in più orizzonti.

Ma se proprio non ci si vuole spostare dal termine Monogamia, allora perchè non cambiare prospettiva? Perchè non vedere il cerchio semiaperto invece che completamente chiuso?

Ancora convinti che la Monogamia sia una cosa naturale?

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Freni inibitori

I freni inibitori sono un vero e proprio soffocamento degli istinti naturali. I freni camminano mano nella mano con il timore del giudizio, di come si appare e di quello che la gente può dire. Spesse volte i freni abbracciano la paura di svelare una parte di noi stessi che si vuole tenere nascosta ai propri occhi. Non è un caso che i freni inibitori vacillano quando arrivano dall’esterno stimoli come bere un bicchiere di vino o una birra, oppure quando ci si trova immersi in un’atmosfera festosa in cui tutto diventa nebuloso. Sigmund Freud fu il primo a parlare di freni inibitori chiamandoli leggi morali che frenano le azioni. L’ essere umano è portato a dominare le proprie azioni, per il buon senso, per una coscienza mossa dalla ragione, per un benessere personale e altrui. Siamo certi che perderli non regali felicità? Ci siamo mai chiesti quando questi freni inibitori non devono esistere? Cosa comporta eliminare questi freni in alcune occasioni o stili di vita? Sicuramente i freni, come dice la parola stessa, non fanno altro che tenerci legati a certi dogmi, tradizioni o cultura, pur volendo liberarsi da queste catene essi con il tempo diventano macigni ancora più grandi e pesanti, perchè il comportamento deve essere sempre integerrimo. Ma per chi? Per chi ci comportiamo in tal senso? Per noi stessi o per chi ci osserva? Siamo sicuri di valutare se è giusto averli o meno?

Uno dei momenti in cui i freni inibitori devono perdere il loro potere è durante la vita sessuale. La sessualità non dovrebbe essere vissuta con alcun freno, dovrebbe librarsi ad ali spiegate. Di solito per annullare i freni l’alcol diventa un’arma potente, quasi come se anestetizzasse dal resto che ci circonda e da noi stessi, così da non farci pensare a niente e portarci ad agire d’impulso. Se si riflette a quando entriamo in questa condizione quasi tridimensionale, si ammette che la soddisfazione e l’appagamento acquisiscono un valore importante e superiore rispetto alla norma. Però il più delle volte la vergogna diventa figlia del non agire istintivamente e quindi è più facile vivere a metà tutto quello che si desidera. Affidarsi a stimoli esterni come il bere per vivere appieno il sesso, può sfociare in patologia portando squilibrio alla persona stessa. Di solito si giustifica più una condotta del genere che una voglia sessuale. Il perbenismo è padre del vivere a metà. Sembra che i freni inibitori cristallizzino la vita, pianificandola a tavolino con step e regole che piacciono più alla società che a se stessi. E’ l’uomo stesso a censurarsi e a non allentare questi freni interni. Pudore, riservatezza, inibizione, imbarazzo, sono tutti freni inibitori. Di solito si parla senza conoscere ciò che si dice, ma comprendere il significato dei termini è il primo passo per scegliere di vivere una vita appagata. Non voglio entrare nella sfera dei problemi sessuali perchè non sono una studiosa della psiche umana ma una cosa semplice e anche banale da considerare è come tutti i blocchi sessuali derivino da freni inibitori. Sono loro che guidano la vita sessuale e sono ancora loro che annientano la libertà sessuale.

Quindi la mia domanda è: “siete sicuri di vivere senza raccontarvela, o in altre parole, senza ipocrisia?”