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Ecco cosa è Pelle di Luna

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Difficile ricordarsi com’era iniziata, o forse lo avevo rimosso perché ora l’unica cosa che avevo in mente era arrivare al luogo da lui scelto. Mi aveva detto che per lui significava qualcosa. Era un posto che aveva segnato la sua adolescenza. Uno di quei luoghi in cui riponi tanti sogni e che ti porti nel cuore per sempre. Voleva che vedessi con i suoi occhi. Voleva che osservassi attraverso i suoi occhi. Così, quando mi chiese di incontrarci la mia risposta fu subito si.

Il luogo era lacustre. Il lago che si estendeva era avvolto dalla nebbia e la superficie rispecchiava quel grigiore. L’aria fresca d’autunno giocava con la pelle e i brividi che sentii non erano dovuti solo alla leggera brezza ma erano dati dalla sua presenza. Non udii alcun rumore, ma avvertii il suo essere mascolino dall’odore. Un odore non pungente ma quel tanto da solleticare la punta del naso. Sapevo che era dietro di me. Sapevo che mi stava guardando. Non mi mossi, restai immobile e mi feci accarezzare dal suo profumo. Un fragranza fatta di note legnose mescolate a quelle di erba bagnata. I suoi sensi erano vigili ancor più dei miei. Fece un passo verso di me. Io restai ferma. Era più alto di me e mi avrebbe avvolta tutta se solo avesse voluto. Stava giocando. Voleva far alzare il mio livello di eccitazione per prendere lui il controllo. Ci riuscì. Lo slip che indossavo si stava bagnando di umori. Il mio sesso anelava il suo tocco. Con un movimento improvviso le sue mani grandi furono su di me. Il suo tocco fu leggero come una piuma, ma in maniera pretenzioso mi stava reclamando. Le sue mani avvolsero il mio seno. Quella presa mi stordì. Alzò il seno e lo strinse. Era un gesto possessivo e carnale. La mia schiena toccò il suo torace. Il mio e il suo erano due tocchi diversi eppure entrambi ci stavano incendiando. Il mio sedere tastò la sua erezione dura e vogliosa. Il desiderio di me scorreva lungo il suo corpo e sentii una delle sue mani scendere fino al mio sesso. Impadronirsene. Mi sentii sopraffatta. Il suo prendermi mi stava dividendo in piccoli frammenti. Le sue dita esperte si addentrarono tra le labbra lascive. Io stavo perdendo ogni briciolo di controllo. Lui aveva il pieno comando.

Eravamo nascosti tra gli alberi del parco, ma se qualcuno fosse passato avrebbe visto due persone vivere del loro piacere più intenso e spudorato.

La sua bramosia mi fece sentire audace, aprii le gambe e permisi alle sue dita di entrare dentro quella fessura ormai scandalosamente fradicia. Gemetti in modo focoso. La voglia sfacciata mi diede coraggio e afferrai il suo polso. Lo strinsi e lo incitai ad entrare ancora più dentro. Il suo tocco era delicato ma presente, era indagatore di ogni mia sensazione o vibrazione e capace di modulare la fame. La mia carne gli dava ciò che lui chiedeva. Quel dare e chiedere ci stava trasportando in una dimensione peccaminosa.

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