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L’arte erotica: Ritratto di Simonetta Vespucci di Piero di Cosimo

L’arte erotica seguiva il periodo in cui si esprimeva. Nel Medioevo con l’avvento del Cristianesimo si assiste ad una condanna generalizzata della sessualità e ad una restrizione nel modo di esercitarla. Purtroppo in questo periodo si demonizza la carne e il corpo, assimilandoli a luoghi di depravazione e di peccato, togliendo loro qualsiasi dignità, specialmente per il corpo femminile. In questo periodo si parla di donna peccatrice e tentatrice, di peccati capitali e in particolare di quello della lussuria. La lussuria era raffigurata come una donna demone e veniva scolpita sulle pareti delle chiese, a ricordare che la donna era satana. La chiesa rifiutava qualsiasi carnalità e non mancava di ricordarlo attraverso pitture, disegni, sculture e raffigurazioni in genere. Nonostante questa visione negativa da parte della chiesa, esisteva comunque un immaginario medievale che considerava l’erotismo e la sessualità da un punto di vista positivo. Basti pensare alla rappresentazione di alcune scene del Decameron di Boccaccio. Nel corso del Medioevo con l’avvento della poesia cortese e cavalleresca, il carattere sensuale ed erotico dell’amore si mostra modificando anche i ruoli dei generi. Se prima l’uomo era il corteggiato ora diventa lui il corteggiatore. Se prima la donna era oggetto di proprietà ora viene adulata, venerata, lusingata. Ed ecco che la Donna viene rappresentata nella sua nudità, dando valore a quel corpo che non solo serviva alla maternità ma che era oggetto di desiderio erotico. Pitture che portano la donna in bella vista. Il seno della donna si svela affermando il suo potere erotico.

Nel Rinascimento il seno viene mostrato con naturalezza e consapevolezza. Il seno riveste un ruolo erotico e sensuale senza eguali. Simonetta Vespucci venne celebrata per la sua attraente bellezza dopo il matrimonio con Marco Vespucci. Firenze ne fu ammaliata e Piero di Cosimo ne raffigurò il fascino. Divenne l’icona della bellezza, con quel suo incarnato chiarissimo e i suoi lineamenti puri. Il pittore fonde l’avvenenza di Cleopatra con quella di Simonetta. Il seno svelato non stride, ma è simbolo di quell’appariscenza femminile che il periodo ricerca. L’erotismo è dato da un seno lieve, pallido e appena accennato, sul quale striscia il simbolo del peccato, il serpente. La posa della donna favorisce la visuale dello spettatore dandole un valore in più. Una delle ipotesi di studio su questo dipinto è il simbolo della vanità. La vanità ha in sè parti di erotismo. L’esposizione o l’esibizione del seno non è del tutto privo della stessa vanità. Non vi è un vedo e non vedo, ma la femminilità della donna viene ostentata e messa in piazza.

La rappresentazione dell’esaltazione dell’amore fisico diventa la chiave dell’erotismo nei dipinti rinascimentali.

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Aprire il vaso di Pandora

Ormai sapete che la mia penna va al di là del mero significato dei termini. Che si spinge oltre ciò che è l’interpretazione superficiale e che si estende verso riflessioni che abbracciano filosofie diverse. Insomma sapete che la mia scrittura vive di realtà velate, a cui cerca in modo naturale di scostare quel velo che oscura la visuale a 360 gradi. In questo articolo il mio inchiostro nero scoperchia il Vaso di Pandora.

Il mito del Vaso di Pandora ha come protagonista Pandora, una donna astuta e molto curiosa, e il Vaso che simboleggia una parte occulta perchè chiusa. Pandora, disobbedendo agli ordini del marito, apre il Vaso regalato da Zeus. Dal Vaso escono fuori i mali dell’umanità e fra tutti anche il vizio e l’avidità. Con questa metafora oggi voglio essere Pandora che in modo curioso apre il Vaso. Il Vaso in questo caso ha come raffigurazione un sito d’incontri extraconiugali.

“In Francia tutte le riviste parlano di adulterio. È diventato uno stile di vita”, dice Truchot. “Quando si è infedeli ci si sente rassicurati a sapere di non essere i soli”. Il sito per eccellenza ‘dell’adulterio assistito’ porta il nome di Gleeden. La sua nascita risale a circa 14 anni fa. Continua ad avere successo perchè il vizio, la lussuria, l’avidità sono i desideri inconfessabili dell’essere umano. “Il nostro servizio – continua Truchot – non è che un facilitatore”. Mette in contatto persone accompagnate, sposate o single che cercano evasione senza la certezza del lungo termine, senza la speranza di trovare l’anima gemella, ma solo il desiderio di coinvolgimento sessuale. Troppo effimero? Si può darsi, ma il sesso è diventato un mordi e fuggi e questo sito ne è un esempio. Gleeden si distanzia dagli altri siti sessuali perchè gli uomini per chattare pagano. Quindi ti senti quasi al sicuro di trovare uomini signorili e di grande spessore. Invece è tutt’altro. I vizi capitali sono tali perchè tirano fuori parti celate e oscure. Gleeden apre le porte ad uno zoo fatto di uomini e donne con istinti velati. Il dire che l’apparenza inganna vale anche per questo sito. Ovviamente tutto sembra essere mosso dalla sincerità, dal buon costume, dal fine comune, ma dietro ad una semplice evasione virtuale esiste il desiderio di incontro fisico e sfogo altrettanto fisico. Si parla di affinità e di complicità solo per arrivare all’incontro e decidere se il sentirsi ‘animali sessuali’ è condiviso. Il sito porta a buttar giù barriere che difficilmente nella quotidianità si abbattono e tutto quello che si cerca è sfamare i più primordiali istinti sessuali. Il virtuale è contemplato solo nella misura dell’approccio a volte originale, spesse volte semplice e stanco. La stanchezza deriva dalla sempre minore offerta femminile e dalla maggiore competizione maschile.

Il sito sembra a portata di donna. Una donna sicura di sè che sceglie la trasgressione per evadere dalla propria vita ufficiale. Questo è lo slogan del sito. Sicuramente il sito porta la donna a chiedere, mostrarsi e volere ciò che non ha nella vita di tutti i giorni, ma non è a favore delle donne. Se esistesse il favore allora esso deriverebbe dall’incontrare un uomo che va al di là delle aspettative maschiliste, e dato che è improbabile il favore si ripiega nella speranza di riuscire a trovarne uno che risponde agli stessi obiettivi.

L’uomo Gleeden è l’uomo che si nasconde anche da se stesso. Non ammette a se stesso che tutto quello che vuole non è intavolare una conversazione erotica ma solo arrivare al dunque nell’atto sessuale. Tutto sembra molto ripetitivo. Nessuno fa differenza. Nessuno investe tempo nel relazionarsi. La sfortuna dell’uomo Gleeden sta nel non riuscire a dire che vuole sesso e basta. Ha paura lui stesso di essere giudicato ‘materialista’.

Le donne Gleeden vengono considerate isteriche, arroganti, deluse e brutte, ma la loro sfortuna sta nel non riuscire ad essere se stesse e dire cosa cercano.

Questo sito evidenzia la continua frustrazione che risiede nei confronti del sesso. La continua ricerca di sesso al di fuori dei rapporti quotidiani. Se anche fosse questa la trasgressione più ambita, accettare che si vuole fare sesso con più uomini e donne senza alcun legame, neanche un minimo di considerazione umana, farebbe la differenza.

L’uomo passa da un grado di innocenza ad uno di feroce consapevolezza, ma difficilmente riesce ad assumersi le responsabilità delle scelte fatte.

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L’arte erotica: Il ratto di Proserpina

Ed ecco cimentarmi in una nuova rubrica, che non vuole essere una lezione didattica, dato che basta leggere i libri per avere informazioni ‘scolastiche’, ma ha l’intento di conoscere l’erotismo da un’altro punto di vista, quello rappresentato dall’arte.

La sfera erotica rientra a pieno titolo negli aspetti primari della vita di un individuo, anche se a volte non la si prende in considerazione. Proprio perchè l’erotismo assume un significato e un valore rilevante l’espressione artistica in vari momenti storici ha dato il suo contributo. Ogni artista trasferisce nelle sue opere il proprio vedere e sentire e anche nell’arte erotica avviene ciò. L’erotismo è una idea, un concetto personale. Il desiderio, la passione, l’amore, il tradimento, il dolore, sono tutte espressioni che possono essere raffigurate. Per questo l’arte dal canto suo le ha usate e le usa a suo piacimento. L’erotismo oscilla tra l’eccitazione che porta ad una elevazione intima e la lussuria più sfrenata. Picasso diceva che tra erotismo ed arte non c’è alcuna differenza, quindi coincidono. Il contenuto manifestato da un’opera d’arte può veicolare un messaggio, che mette in luce particolari aspetti della sessualità, della passione, dell’amore, dei sentimenti. Il desiderio sessuale è slegato dalle ragioni del cuore. L’eros nasce nell’armonia tra istinto e creatività. Senza l’eros non può esistere la vita, grazie ad esso viene concepita. Molti artisti hanno saputo rappresentare l’associazione delle passioni del cuore e quelle della carne. Uno fra tutti Gian Lorenzo Bernini.

La prima opera d’arte che voglio analizzare per il suo messaggio erotico è la scultura di Bernini ‘il Ratto di Proserpina’.

Voglio soffermarmi sull’abilità dello scultore nel raffigurare le mani dell’uomo nella sua maggiore rappresentazione virile. Le mani di Plutone hanno una elevata carica erotica nel pretendere ciò che ha rapito. Le dita affondano nella carne sensuale e morbida della giovane fanciulla Proserpina. La figura vigorosa e muscolosa di Plutone trasuda una sfrenata energia sessuale, quasi come se stesse possedendo la donna in quell’istante. Il soggetto maschile viene rappresentato in tutta la sua mascolinità. Quella passione che nasce dall’interno per sfociare in azione. L’artista ha voluto consapevolmente raffigurare il momento fuggevole attraverso la posa, il corpo e l’espressione. La passione sessuale è così fugace che è difficile coglierla, eppure il Bernini l’ha raffigurata nella furia erotica di Plutone. L’erotismo è sottolineato anche dai due corpi che formano un vortice. E la bramosia erotica è suggerita dalle linee d’ombra e dagli occhi del dio degli inferi.

L’arte erotica rende visibile il desiderio.

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L’innaturale Monogamia

Quando si parla di Monogamia sembra quasi inutile soffermarsi a pensare se esiste in natura o meno, perchè è talmente radicata nella cultura e nella mente umana che la risposta sarebbe sempre Si. La maggior parte delle persone risponderebbe che essere Monogami fa parte dell’impegno preso in una relazione, che il rispettare quell’impegno non ha margine di discussione. Credere alla Monogamia spesse volte risulta essere sinonimo di controllo. Sentirsi padroni dell’altra persona, definirsi quasi proprietari di un essere umano, incorniciano i contorni della Monogamia. Altro elemento da considerare è la gelosia che purtroppo diventa linfa della Monogamia. Quindi tutto sembra andare verso una sola direzione, la Monogamia è un costrutto della società, una forzatura. Ciò che di naturale esiste è il desiderio di reinventare la coppia, un’azione che porta a vivere la relazione con un’apertura mentale maggiore. Ci sono talmente tante forme di vivere la coppia che non contemplano la naturalezza della Monogamia. Dallo scambismo alle coppie liberali, in cui si hanno rapporti sessuali con altre persone. Dalla polisessualità al poliamore gerarchico, in cui si passa dalla non esclusività sessuale a dare un valore di importanza graduale alle coppie create. Tutte queste forme hanno un comune denominatore, il consenso dei protagonisti.

Se l’uomo è un animale sociale, se l’essere umano è fatto per stare con le altre persone, perchè la Monogamia è accettata al livello di coppie ma non a livello di relazioni di amicizia? In altre parole, se dovessimo seguire i dogmi della Monogamia anche per tutto il resto avremmo solo un amico, parleremmo solo con quell’amico, vivremmo tutto in modo molto limitativo. La Monogamia risulta una scelta innaturale perchè altrimenti sarebbe presente in ogni ambito della vita. Perchè allora una scelta così forzata da vari elementi è diventata l’unica scelta ammissibile in una società? Forse perchè si è talmente masochisti che si preferisce rimanere ciechi e sordi di fronte alle proprie inclinazioni naturali. Secondo un biologo evoluzionarista non è possibile che un essere umano trovata la persona ‘giusta’ non provi per il resto della sua vita un’attrazione per un altro essere. Biologicamente si è portati a desiderare altre persone, ma con la Monogamia si soffocano i desideri. Questo comportamento, diceva Freud, esprime un disagio che trascina verso la nevrosi. Un aspetto su cui riflettere è la Monogamia dei giorni nostri. E’ una convenzione etica, morale e culturale del momento fino a che una persona non divorzia o si lascia per avere altri rapporti, viene da sè che non si sta parlando di spontaneità o naturalezza Monogama ma dell’unico modo di trovare una parvenza di stabilità e di sicurezza che rende la vita più serena e felice. La Monogamia non contempla la scoperta di sè ma è vista come un rifugiò in cui assicurarsi il proprio posto. Scoprire se stessi porta ad aprirsi mentalmente e a far sì che la relazione stessa si apra a più visioni e si scopra in più orizzonti.

Ma se proprio non ci si vuole spostare dal termine Monogamia, allora perchè non cambiare prospettiva? Perchè non vedere il cerchio semiaperto invece che completamente chiuso?

Ancora convinti che la Monogamia sia una cosa naturale?

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Freni inibitori

I freni inibitori sono un vero e proprio soffocamento degli istinti naturali. I freni camminano mano nella mano con il timore del giudizio, di come si appare e di quello che la gente può dire. Spesse volte i freni abbracciano la paura di svelare una parte di noi stessi che si vuole tenere nascosta ai propri occhi. Non è un caso che i freni inibitori vacillano quando arrivano dall’esterno stimoli come bere un bicchiere di vino o una birra, oppure quando ci si trova immersi in un’atmosfera festosa in cui tutto diventa nebuloso. Sigmund Freud fu il primo a parlare di freni inibitori chiamandoli leggi morali che frenano le azioni. L’ essere umano è portato a dominare le proprie azioni, per il buon senso, per una coscienza mossa dalla ragione, per un benessere personale e altrui. Siamo certi che perderli non regali felicità? Ci siamo mai chiesti quando questi freni inibitori non devono esistere? Cosa comporta eliminare questi freni in alcune occasioni o stili di vita? Sicuramente i freni, come dice la parola stessa, non fanno altro che tenerci legati a certi dogmi, tradizioni o cultura, pur volendo liberarsi da queste catene essi con il tempo diventano macigni ancora più grandi e pesanti, perchè il comportamento deve essere sempre integerrimo. Ma per chi? Per chi ci comportiamo in tal senso? Per noi stessi o per chi ci osserva? Siamo sicuri di valutare se è giusto averli o meno?

Uno dei momenti in cui i freni inibitori devono perdere il loro potere è durante la vita sessuale. La sessualità non dovrebbe essere vissuta con alcun freno, dovrebbe librarsi ad ali spiegate. Di solito per annullare i freni l’alcol diventa un’arma potente, quasi come se anestetizzasse dal resto che ci circonda e da noi stessi, così da non farci pensare a niente e portarci ad agire d’impulso. Se si riflette a quando entriamo in questa condizione quasi tridimensionale, si ammette che la soddisfazione e l’appagamento acquisiscono un valore importante e superiore rispetto alla norma. Però il più delle volte la vergogna diventa figlia del non agire istintivamente e quindi è più facile vivere a metà tutto quello che si desidera. Affidarsi a stimoli esterni come il bere per vivere appieno il sesso, può sfociare in patologia portando squilibrio alla persona stessa. Di solito si giustifica più una condotta del genere che una voglia sessuale. Il perbenismo è padre del vivere a metà. Sembra che i freni inibitori cristallizzino la vita, pianificandola a tavolino con step e regole che piacciono più alla società che a se stessi. E’ l’uomo stesso a censurarsi e a non allentare questi freni interni. Pudore, riservatezza, inibizione, imbarazzo, sono tutti freni inibitori. Di solito si parla senza conoscere ciò che si dice, ma comprendere il significato dei termini è il primo passo per scegliere di vivere una vita appagata. Non voglio entrare nella sfera dei problemi sessuali perchè non sono una studiosa della psiche umana ma una cosa semplice e anche banale da considerare è come tutti i blocchi sessuali derivino da freni inibitori. Sono loro che guidano la vita sessuale e sono ancora loro che annientano la libertà sessuale.

Quindi la mia domanda è: “siete sicuri di vivere senza raccontarvela, o in altre parole, senza ipocrisia?”

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Sensi Ribelli: 10 curiosità!

Chi è Luna?

Luna sono io. Ma puoi essere tu che leggi. Può essere la tua vicina di casa, ma anche tua sorella o cugina. Luna è una parte di noi!

Dove vive Luna?

Siete mai stati in Svizzera? Avete mai assaporato i suoi colori, la sua atmosfera, la sua essenza che va oltre ogni aspettativa possibile? Luna vive in un cantone della Svizzera. Chissà quale!

Che lavoro fa Luna?

Lavora nell’arte. Ama l’arte in ogni sua forma. Occupa un ruolo di rilievo. L’arte è il collante di una conoscenza in particolare, e di eventi che accadono intorno a lei.

Quando scopre i suoi Sensi?

In un momento della sua vita Luna prova ad esplorare attraverso i suoi Sensi. Ma quale Senso usa per primo? E quale Senso le piace di più? E’ tutto da scoprire!

Perchè i suoi Sensi si chiamano Ribelli?

Perchè sono senza freni, senza condizioni mentali, senza catene. Avete mai provato a liberare la mente da ogni restrizione? Si superano limiti che portano a conoscersi in profondità.

Chi sono i personaggi oltre a Luna?

Sono diversi e ognuno di loro ha una personalità ben definita. Ciascun personaggio diventa facilmente assimilabile da parte di chi legge, tanto da arrivare ad immedesimarsi.

Il libro ha qualcosa di reale?

Si. Il libro tratta argomenti e situazioni verosimili. Tutto è plausibile proprio per questo non si tratta di un fantasy.

Cosa vuol dire libro erotico?

E’ un libro in cui la sessualità, l’eros, il sesso, sono elementi di vita quotidiana che camminano insieme ai personaggi.

Nel libro c’è trasgressione?

Si. La trasgressione fa parte della ribellione. Il non rispetto di alcuni comportamenti tradizionali non è negativo, anzi in alcuni casi ha una valenza evolutiva dell’individuo stesso.

Qual è la parte più piccante del libro?

Ogni capitolo ha il suo grado di erotismo, ma quello che risulta essere un’ esplosione di eccitazione è quello che porta il titolo ‘Party’.

Queste dieci curiosità danno qualche informazione in più su Sensi Ribelli. Per chi volesse prenotare il libro, in attesa della sua uscita fisica sul territorio nazionale, può cliccare https://www.edity.it/store/product/sensi-ribelli—preorder.html

Oltre ogni ragionevole considerazione, nulla è impossibile. I limiti sono solo nella nostra mente, basta sbloccare la visione e tutto appare possibile.

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Outercourse: un termine nuovo per una pratica nota

Letteralmente Outercourse vuol dire ‘rapporto esterno’, in altre parole associato alla sfera erotica si intende un insieme di pratiche sessuali senza penetrazione. Con l’ Outercourse si riscopre un modo di vivere la sessualità stimolando il desiderio e portandolo ai massimi livelli. A volte si perdono quelle sensazioni che derivano dal piacere inteso con la mente. La sessualità sembra risolversi nella mera penetrazione e lasciare sopite tutte quelle emozioni che derivano da intensi baci o dal sesso orale o da pratiche di masturbazione di vario genere, o dallo sperimentare forme più giocose. La penetrazione è sempre collegata alla sensazione di prestazione perdendo di vista in alcuni casi il valore aggiunto del dare e provare piacere. Se si esclude quell’ansia continua del prestare attenzione a godere solo con la penetrazione si pone molto più interesse a tutto ciò che ruota intorno all’eros. Per alcuni risulta quasi un pensiero fisso fare sesso nel modo più tradizionale possibile ma si è mai osservato il piacere? Lo si è gustato da vari punti di vista? Se tutto questo venisse considerato, la monotonia della vita sessuale che molti sentono si trasformerebbe in voglia di sperimentare. La visione della sessualità a 360 gradi porta a ridurre il sesso solo ad una pratica, quella usuale e conosciuta, e fa perdere di vista le nuove emozioni che derivano dal corpo. Il corpo e la mente cambiano con il maturare degli anni e ciò che prima rispondeva in un modo ora potrebbe reagire in un altro. Più ci si allontana dal pensiero della penetrazione più i sensi si riattivano e diventano i ricettori del piacere. La conoscenza del proprio corpo e dell’altro non dipende solo ed esclusivamente dalla penetrazione. Anzi, da quella si ottiene una sola sensazione che scompare dopo qualche minuto. L’altra faccia della medaglia che la sessualità dovrebbe rincorrere è proprio il vivere tutto in modo amplificato eliminando la più convenzionale pratica. Il sesso senza penetrazione per alcuni viene considerato un rifacimento del petting, quella pratica sessuale che si faceva in età adolescenziale, considerato sesso acerbo e incerto, di coloro che vogliono scoprire senza arrivare al dunque. Chi lo dice che il dunque è la penetrazione? Chi dice che il piacere è sinonimo di penetrazione? Lo dice chi non sa cosa vuole dire Outercourse. Il sesso senza l’assillo della penetrazione può raccogliere una serie di pratiche creative di cui non si sa nulla. Gli stessi sessuologi puntano sul dare libero sfogo all’immaginazione e alla fantasia, abbattendo quelle dicerie che recitano così: “più la penetrazione è profonda più la donna sente.” Purtroppo tutto sembra essere vissuto come arrivo al traguardo come finish, rappresentato dalla penetrazione e dall’orgasmo. Prima si arriva alla conclusione prima si è soddisfatti. Ma quella soddisfazione sarà stata espressa in ogni sua forma? Il corpo risponde in vari modi se viene sollecitato e messo in condizioni per esprimersi, allora perchè non provare?

Non avere creatività nel sesso fa rischiare di sentirci insoddisfatti o addirittura frustrati. Non servono pratiche estrose basta solo aprire la mente sulla base di quello che ci piace.

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Nel sesso si è Protagonista o Spettatore?

Quante volte ci si chiede se parlando di sesso o di erotismo si viene giudicati come malati o perversi o addirittura depravati? E quindi il più delle volte si sta zitti per non apparire come libertini oppure come bigotti. Sembra quasi che non ci sia una via di mezzo tra chi vuole parlare, colloquiare, confrontarsi, intervenire, partendo dalle proprie esperienze o preferenze, e chi invece vuole ascoltare, osservare e farsi una idea senza condividerla. La continua ansia o paura di essere giudicati umani di facili costumi o in modo eccessivo malati di sesso, sicuramente crea una frustrazione conscia o inconscia. Di solito si trovano scuse e giustificazioni nel voler non parlare di sesso. Dalla più banale che abbraccia il senso della privacy alla meno usata che considera tale tema proprietà degli addetti ai lavori, come i sessuologi. Una fetta di pubblico può anche non essere protagonista per la scarsa conoscenza che ha del sesso, ma rimane ignorante purtroppo per la mancanza di stimolo ad informarsi. Essere Protagonista nel sesso, sia nel parlare di esso che nel viverlo, porta la persona a conoscere meglio se stesso. Non solo prende più consapevolezza di sè, ma usa un modo di comunicazione che lo conduce ad un appagamento soggettivo, in relazione con se stesso e con gli altri. Essere Spettatore nel sesso, può avere una nota positiva, se tutto quello che si osserva diventa incentivo per vivere meglio la propria sessualità. E’ sempre più difficile riuscire ad esporsi perchè c’è uno spauracchio di fondo. Ovvero non voler dare materiale proprio alla gente e magari anche allo stesso partner. Ma si è sicuri che questo modo di fare protegge la persona stessa? Si è certi che il sentimento di ansia non abbia come matrice una incapacità di abbandonarsi al sesso o all’erotismo? Chi è Protagonista non ha gli occhi puntati sulla gente, ce li ha su di sè, in modo anche egoista. Lo Spettatore, invece, immagina come può risultare se stesso agli occhi della gente, e quindi rimugina. A volte ha persino paura di provare sensazioni nuove e si frena nel dire e nel fare. Il Protagonista appare, lo Spettatore svanisce. Avere una propria idea sull’erotismo, vivere attraverso un proprio stile sessuale, pensare al sesso in modo del tutto soggettivo, tutto questo non allontana chi ci circonda e non porta noi stessi a piacere di meno o di più. Ma è un tassello in più verso la conoscenza della persona. La vergogna e il senso di privacy sembrano camminare mano nella mano quando si parla di sesso. Ma se solo si aprissero gli occhi degli Spettatori verso una interpretazione umana e sensoriale dell’erotismo e del sesso, timore e senso di intimità non farebbero sentire incatenati.

Nella stessa Bibbia si parla di sesso. Il Cantico dei Cantici, per esempio, non contiene solo l’affermazione della bontà terrena del rapporto sessuale, ma anche l’esaltazione della bellezza del corpo e dell’erotismo. Non demonizziamo ciò che è natura e naturale. Quindi siate Protagonisti e se volete essere Spettatori sappiate che dire e fare non sono peccato.

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La vergogna nel sesso

La vergogna è dietro l’angolo. La vergogna non fa altro che soffocare i desideri e l’essere se stessi. La vergogna non deve e non può vivere nel sesso. Eppure tutto sembra andare verso quella direzione. Sembra che sia un peccato parlare della propria sessualità, sia uno sbaglio avere una cultura sessuale. Nonostante sono tanti i professionisti della materia che dicono di comunicare, non si riesce a superare quella vergogna che si prova ogni volta che si pensa all’argomento sesso e a tutto ciò che gira intorno. La vergogna aleggia sugli istinti che il corpo in modo naturale prova. La vergogna cammina insieme a quei pensieri sessuali che sono umani. La vergogna vince sulla libertà di mostrarsi sensuale. La vergogna reprime tutto ciò che allude all’erotismo. Insomma la vergogna non sembra una variabile bensì una costante. La femminilità o la mascolinità devono essere messe in ombra perchè altrimenti è vergogna esibirle. Si vive sempre più spesso nel continuo dualismo o scontro tra il desiderio primordiale di godere del proprio corpo e la vergogna di non dare seguito a questa esigenza innata. Sempre più coppie vivono con accanto la vergogna di andare fuori dalle righe, di parlare con sfacciataggine, di passare per libertini, di chiedersi se è giusto o meno assecondare certe voglie sessuali. Si pensa erroneamente che portarsi dietro la vergogna sia legato solo alla sfera sessuale ma non si vuole ammettere che questo comportamento influisce sulla persona in modo totalizzante. Il negare la vergogna è il primo atteggiamento che si assume. Il secondo è quello di far finta di niente, che nulla intacca e che non si ha conseguenza di ansia, nervosismo, apatia, insoddisfazione, insicurezza.

Si prova vergogna ad ammettere che si fa sesso. Si prova vergogna a parlarne. Si prova vergogna nel fantasticare. Si prova vergogna a leggere, raccontare, guardare e vivere il sesso. La vergogna che nasce nella sfera sessuale cela una difficoltà a capire se stessi. Una crescita personale equivale anche ad una crescita sessuale, ma la vergogna diventa la ghigliottina di questo sviluppo. La vergogna fa male in primis a chi la sente direttamente e dopo a chi la vive indirettamente.

Cosa fa scattare la vergogna? Il pensare che quell’azione o quell’idea non si debbano fare o provare in quanto riprovevoli o disonorevoli, che sono oggetti di critica e di giudizio, senza analizzare che ogni cosa fa parte delle pulsioni fisiche e sensoriali di ciascun essere. Ma chi dice che questo o quello nella sfera sessuale non si può sentire o fare? Chi si erge a giudice o conoscitore di quello che è vergogna non ha neanche la minima idea di cosa si tratti.

Quando si capirà che vivere nella vergogna è vivere da castrati, sarà già troppo tardi!

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Mon Privè: i parchi giochi sessuali

Avete presente quando si apre una porta o una finestra o uno spiraglio da cui si attinge aria o una visone di spazio aperto per un claustrofobico? Quando si cerca di allontanarsi da quel senso di oppressione e costrizione mentale? Questa sensazione sembra essere assunta da persone costrette a seguire regole comportamentali in un paese dalla forte presenza religiosa o da una educazione e mentalità circoscritte a dogmi. Se vi è ben chiara l’immagine attraverso le mie parole allora capirete perchè determinati luoghi aperti e alcuni villaggi turistici vengono percepiti come oasi del sesso in cui la libertà diventa l’unica prerogativa. Esistono dei veri e propri lunapark sessuali, degli eden del sesso. Tutto è permesso sotto la luce del sole o al chiaro di luna. Tutto è lecito, solo una cosa non è contemplata l’astenersi. Esistono spiagge o posti naturali che si vestono di libertà ed espressione sessuale. Un piccolo mondo su misura per chi non vuole sentirsi claustrofobico. Ma questi paradisi trasgressivi o semplicemente giocosi esistono in Italia? Di certo la Francia ne ha uno noto e i maggiori fruitori sono gli italiani. Allora gli italiani sono i più claustrofobici? Immagino che questi luoghi incuriosiscano, ma non penso sia solo la curiosità di vedere qualcosa che non si vive, penso che si voglia andare oltre il proprio recinto prestabilito. Si arriva in un momento della vita che gli abiti che si usano si sentono stretti e magari consumati. Che ci si voglia svestire di ciò che ora si considera superato e che si vuole indossare un’emozione piuttosto che un’altra. Quindi perchè non vivere esperienze al limite del proprio vissuto? Luoghi in cui il naturismo, lo scambismo, l’esibizionismo, il sadismo o le perversioni sono quotidiane, diventano agli occhi del consumatore una dimensione da esplorare. Vivere posti del genere non solo porta a conoscere i propri gusti ma sposta la prospettiva di osservazione. Come in ogni cosa tutto sta nel saper e voler vivere a modo proprio, quindi sfruttare un servizio secondo un piacere individuale e a seconda del carattere. Esiste una spiaggia francese rinomata in cui tutto è permesso a livello sessuale, in cui non si lede il pensiero altrui, in cui le più sfrenate fantasie sessuali sono all’ordine del giorno. Nessuna vergogna e nessuna proibizione. Forse nell’immaginario fatto da freni questi luoghi sono posti di perdizione, in cui la testa non ragiona, in cui tutto è poco lucido, mentre basta pensare che la mente è vigile dato che si gode in ogni istante le emozioni e le sensazioni che riceve. Basta considerare che questi piccoli mondi fanno vivere senza schemi convenzionali le più svariate avventure.

Ci tengo a precisare che queste spiagge o posti all’aperto non vanno confusi con luoghi dove si pratica il nudismo. Il sesso non ha niente a che fare con la voglia di vivere nudi all’aperto. Purtroppo non si fa distinzione perchè non si legge, non ci si informa e perchè è più facile prendere la rettilinea via dell’ignoranza che quella tortuosa del sapere.