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Ad ogni sport equivale un volere e un fisico!

Qualsiasi sport si pratichi non è frutto solo di passione ma è anche di come si preferisce il proprio fisico. Ci sono sportivi che non vogliono massa muscolare, non vogliono apparire massicci e quindi scelgono sport in cui il peso viene controllato e in cui il corpo risulta senza volume muscolare come i podisti. I cosiddetti runners. Ogni kg perso per loro è un guadagno sul tempo al km. Quindi più si ha un fisico asciutto, con una massa muscolare in grado di sostenere lo sforzo, più si avranno risultati. Nella corsa la parte superiore del corpo risulta molto esile in quanto l’impegno di forza è quasi nullo. Quindi il fisico di un runner è longilineo, molto asciutto con gambe toniche ma sottili e poco muscolose. Sicuramente chi ama questo sport non può con tale fisico eseguire attività sportive in cui le fasce muscolari richiedono un volume maggiore. Ed ecco perché ogni sport ha la propria corporatura. Il sentirsi bene in quella forma fa scegliere lo sport da praticare. Il tennis per i suoi continui scatti, per i colpi alla pallina, per l’utilizzo della racchetta, sviluppa anche in volume i muscoli delle braccia, delle gambe, degli addominali e dei glutei. Se solo si pensa al fisico di Serena Williams si ha l’idea del tennista con il corpo atletico e muscoloso. La sua muscolatura ha contribuito al suo successo. Ma proprio perché ognuno si deve sentire bene nel proprio corpo durante lo sport che pratica, esiste una fazione di atleti tennisti che propendono a mantenere il proprio fisico con poca muscolatura per essere in linea con i canoni degli sponsor. La Sharapova in un’ intervista disse: “Voglio essere sempre più magra e avere sempre meno cellulite. Credo che sia quello che vogliono tutte…Non sollevo più di due chili: è noioso e troppo faticoso.”. Dalle sue parole si evidenzia un vivere il tennis in modo opposto a come lo vive la Williams che invece disse: “Alla fine ho capito che devi imparare ad accettare quello che sei e ad amarti per chi sei. Ora sono davvero contenta del tipo di corpo che ho, e ne sono molto orgogliosa. Ovviamente va bene per me”. Due modi di vedersi completamente diversi pur facendo lo stesso sport. Ci sono diversi tennisti che fanno fatica ad accettare il proprio fisico massiccio, ma il tennis richiede quel fisico. Come essere runner richiede un fisico snello. O come chi pratica nuoto richiede arti molto lunghi, spalle larghe, fianchi stretti e piedi grandi che aumentano la propulsione. O ancora come coloro che si dedicano al sollevamento pesi necessitano di un fisico tozzo con sistema cardiovascolare in grado di sopportare improvvisi aumenti della pressione sanguigna.

Ognuno deve essere consapevole del proprio sentire. Ognuno deve avere la capacità di mettere in equilibrio il proprio corpo con l’attività sportiva che intraprende. Non tutti i fisici sono adatti ai vari sport. Non si può passare da uno sport ad un altro con facilità mantenendo l’idea di un modello di fisico ben preciso. Una Serena Williams non potrà mai diventare una Carla Fracci o viceversa. Tutto ciò che esterniamo deve passare dal nostro essere coscienti di quello che siamo e vogliamo essere fisicamente. E di conseguenza le nostre scelte sportive seguiranno anche il nostro volere strutturale.

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Lo stile della terra rossa

Il Coccodrillo è un animale dalla forza non comune, un predatore, la sua pelle è pregiata, dura e molto resistente, ha una performance unica e che dura nel tempo. Come il Coccodrillo non molla mai la presa così Renè Lacoste non mollava mai quando era sul campo da tennis. Era l’ anno 1927 in cui Renè Lacoste fu un grande esponente del tennis mondiale, vinse dieci titoli Grand Slam all’ Open di Francia, a Wimbledon e a Forest Hills, il suo soprannome fu Coccodrillo dalla sua passione di una borsa in pelle di Coccodrillo dove riponeva le sue racchette, regalatagli per una scommessa dal capitano della squadra di cui faceva parte durante la Coppa Davis. Quell’ animale lo fece successivamente disegnare sui blazer bianchi da tennis e sulle camicette, così il Coccodrillo diventa il marchio distintivo di Lacoste.

La moda, lo stile, il look su terra rossa iniziò tutto con lui. Fu lui che portò in campo un innovativo tessuto traspirante, il jersey petit piqué. Dalle gonne, alle polo o canotte, dalle tute ai vestiti fino ad arrivare agli accessori, tutti dalla linea semplice e a tinta unita o a righe con la prevalenza del colore bianco. Altro personaggio in voga fu Fred Perry con uno stile tutto suo e con sfumature pastello.

Ma con Fila, Nike, Adidas, Lotto e Sergio Tacchini il campo da rosso diventa colorato, da sintetico diventa naturale. Il campo diventa una passerella di eleganza e raffinatezza, ogni capo, ogni accessorio, ogni cosa che si indossi diventa un elemento distintivo della persona. La terra rossa si tramuta in tappeto rosso dove le stelle del tennis fanno il loro cammino con ciò che più si accosta al proprio stile, ognuno diventa protagonista non solo per il loro senso atletico ma anche per ciò che indossano. Una moda sempre più tecnica, ma che non perde in comodità e praticità, un abbigliamento sempre più innovativo ma senza dimenticare la classe. Tra terra e sudore, tra applausi e ovazione, tra ore e game, tutti i giocatori sfilano per diverse ore su quel campo che diventa Lo Stile.

 

Immagine da Pinterest

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Un villaggio che diventa parte di te: il mondo outlet!

Qualsiasi termine si voglia affiancare alla parola outlet esso rimarrà sempre la personificazione di un mondo fashion. Se si pensa all’ etimologia del termine allora si deve pensare ad un mercato, perché questo è il suo significato letterale, o anche a punto vendita. È un’ aggregazione di più punti vendita che vivono in uno stesso luogo e che offrono i loro prodotti a prezzi più bassi rispetto a quelli venduti dal singolo esercizio commerciale. Gli outlet hanno delle loro precise caratteristiche ed il bello risiede nella loro architettura. Si presentano come mini villaggi con le sembianze di borgo medievale per alcuni, di centri più moderni per altri, di piccole realtà fuori dal contesto urbano di grandi dimensioni e curate nei minimi dettagli per tutti.

Chi di noi non è mai stato in un outlet? Chi di noi non ha mai portato con se parte di quel villaggio così incantato? Chi di noi entrando in quel mondo non si è abbandonato in quell’ atmosfera tanto da perdere la cognizione del tempo? Chi di noi non ha scoperto di avere una resistenza maggiore di quella che si credeva? Chi di noi non vorrebbe ritornarci? Diverse domande che hanno una sola ed unica risposta uguale per tutti!! Questo è l’effetto outlet, ti porta a vivere un’ altra dimensione non lontana dalla realtà, ti trasporta nel mondo della moda, del fashion, ti dà il benvenuto aprendoti le porte di diversi mondi, ti fa conoscere chi lo abita, ti accompagna anche quando vai via perché ti porti con te parte di esso.

Ogni volta che cammino per le stradine di questi affascinanti villaggi è come se diventassi  Alice nel paese delle meraviglie, mi perdo nei sentieri che mi portano lontano e mi fanno vedere diversi mondi. Mondi in cui mi addentro e quasi per magia vengo rapita da ciò che mi offrono. Il mio sguardo scorre da un capo ad un altro, da una marca ad un’ altra, da un outfit all’ altro. La mia mente elabora, crea la mia prossima mise per un’ occasione oppure per la quotidianità. Tutto diventa possibile da attuare, tutto ciò che si sceglie diventa parte di te.

Oggi l’ outlet-village che ho visitato è stato Shopinn Brugnato 5Terre  in Liguria, un centro molto rifinito con marchi conosciuti e altri un po’ meno, dall’aria moderna e da uno stile tutto personale anche perché ospita mostre di arte contemporanea, eventi e laboratori, grazie a due spazi predisposti l’ Art Gallery e l’Art Factory. Essere outlet è anche questo, sinonimo di arte e cultura.

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Giocando tra le marche

Ed eccomi qui a parlare della mia passione di sempre, di quell’ hobby che quando ho deciso di intraprendere all’età di 12 anni poi diventò parte integrante di me stessa. Ricordo ancora i giorni in cui rientravo a casa da scuola mangiavo uno yogurt e andavo a fare corso di tennis, nessun sacrificio ma solo gioia e soddisfazione mi regalava imparare. Monica Seles, era lei la tennista a cui mi sono ispirata a livello tecnico ma anche per quanto riguarda l’ abbigliamento. Negli anni ’90 la moda era diversa rispetto ad oggi, si può dire che i vestiti avevano un taglio più comodo e così anche i completini da tennis sembravano di qualche taglia più grande. I colori erano l’intramontabile bianco e nero ma in aggiunta c’ era quel fucsia e rosa che la Seles portava sempre, proprio in suo onore ricordo che un gonnellino a pieghe di colore rosa della Fila aveva un posto di riguardo nel mio armadio. Appunto la Fila era il suo sponsor, che oggi vediamo essersi adeguata allo stile stretch e a colori più sgargianti pur mantenendo sempre il bianco, il blu e il rosso come tonalità base.

Non ero un’ amante di vestitini o gonnellini ma optavo più per tute e pantaloni basic abbinandoli a canottiere o a classiche polo, immancabili erano le giacche. Cosi come la Fila rappresenta un marchio di vecchia data anche la Lotto risulta essere un’ azienda datata, entrambi hanno simboleggiato l’ italian-style. E per ambedue ero una fedele acquirente.

Dopo quasi vent’ anni ho ripreso in mano la racchetta ed eccomi a scegliere tra le tante marche e firme cosa indossare. C’ è l’imbarazzo della scelta, dalla griffe più conosciuta e garantita, come la Nike, l’ Adidas, l’ Asics, a quella di nicchia come la Joma o a quella relativamente più giovane come l’ Under Harmour. Un abbigliamento, qualsiasi sia il marchio, che si indirizza sempre più verso il tech, ovvero verso un prodotto con tecnologia avanzata che può essere nel tessuto traspirante o nel favorire i movimenti quando lo si veste, dal design sempre più innovativo e particolare e da uno stile sempre più vario.

Personalmente scelgo la marca che mi sta meglio, dai tessuti più morbidi e traspiranti, mentre per le fantasie e i colori mi faccio guidare dal mio umore e dalla voglia di cambiare look. Così come nel tennis si usa una strategia di gioco anche nella scelta della firma o del capo di abbigliamento si può scegliere un metodo, l’importante o che si giochi sul campo o tra le marche è sentirsi se stessi.