Immagine

L’abito che si dovrebbe sempre indossare: la Curiosità!

Alcuni dicono che è la più preziosa compagna di vita, altri la considerano invadenza, la maggior parte la definisce sintomo di intelligenza. La Curiosità è sicuramente una caratteristica personale molto importante. La Curiosità è un sentimento caldo, è una peculiarità passionale. Essa diventa la terapia di vari malesseri, aiuta a vivere avendo uno sguardo più lungo sulle cose. Si tiene lontano da ciò che ritiene freddo, distante e distaccato. La Curiosità è il preludio della libertà. Più si è Curiosi più la mente si apre e comprende concetti che difficilmente si incontrerebbero sul percorso di vita. L’importanza che si cela dietro la Curiosità sta nel porsi le domande per togliere il velo della routine che copre ogni cosa. La mente si allena ad immagazzinare informazioni, a decifrarle in conoscenza e a costruire concetti, esperienze.

Questa Curiosità ha portato a tuffarmi nella scrittura. Questa Curiosità ha creato https://www.patreon.com/pellediluna Questa Curiosità ha dato vita a vivere il Social come divulgatrice, come ‘istigatrice’ alla riflessione. Una Curiosità che ogni giorno si nutre della sua stessa natura. Purtroppo c’è chi la considera un difetto o comunque una cosa da tenere a freno, perché andare in fondo alle cose e a ciò che ti circonda ti porta a specchiarti in quella superficie che riflette una profondità nascosta. La paura di scoprirsi rende codardi. E’ più facile guardare con una benda sugli occhi che ammettere di essere Curiosi.

Secondo la mitologia greca, Zeus regalò a Pandora un vaso, raccomandandole di non aprirlo. Pandora, però, che aveva ricevuto dal dio Ermes il dono della Curiosità, tolse il coperchio al vaso, liberando tutti i mali del mondo. Da questo mito deriva il famoso detto “la Curiosità è femmina”. Se si considera questo mito allora la Curiosità risulterebbe negativa ma in realtà tutto sta nell’obiettivo che si pone la stessa.

La mia Curiosità ha l’obiettivo di sdoganare quelle idee che muovono comportamenti più o meno ripetitivi. Si pone il fine di porre sul piatto della bilancia una visione che prende la mano all’espressione soggettiva. Sicuramente ogni Curiosità vive perché mossa dalla personalità che ognuno possiede. Se si personifica la Curiosità si nota come essa respira attraverso le novità, si alimenta di nozioni, vive di emozioni e desideri.

Ciò che crea Curiosità è sempre qualcosa che va al di fuori del normale pensiero o dei modelli che si hanno ogni volta sotto gli occhi. Ma se quella Curiosità non risponde al proprio carattere difficilmente avrà un riscontro positivo. E’ proprio in quel momento che si fa un passo avanti. Bisogna capire che tutto può stimolare la Curiosità ma serve salire un gradino in più per vivere di quell’interessamento. La Curiosità ha il potere di abbattere il pregiudizio, di cambiare le carte in tavola, di scavare mondi che sembrano lontani, di esplorare realtà che non conosciamo. La Curiosità però trova come nemico la pigrizia, la passività, l’ignoranza. Più ci si interroga più si coltiva la Curiosità.

Non so se il mio Blog, i miei Social, i miei canali erotici destano Curiosità. Di sicuro danno voce a temi che raramente vengono trattati. Sono il megafono di una divulgazione che trova barriere che faticosamente si abbattono. Capovolgono ciò che è il pensiero comune.

Non ho particolari talenti, sono soltanto appassionatamente curioso (Albert Einstein)

Immagine

Una illusoria popolarità!

Nello scrivere questo articolo voglio partire da un tema che pesa in modo particolare sulla maggior parte degli esseri umani. Un argomento che sembra avere i connotati di una ‘patologia’ da quando i Social sono diventati il metro di misura di accettazione. Il desiderio impellente, prepotente di sentirsi accettati, amati e ben voluti dagli altri, guida il comportamento e l’atteggiamento umano. Andare alla ricerca sfrenata e a volte incomprensibile di essere considerati a qualsiasi prezzo e di avere un riconoscimento sociale viene considerato un traguardo da raggiungere, tanto da mettere in secondo piano ciò che si è e ciò che si vuole veramente. Piacere a tutti i costi diventa l’unico obiettivo di vita. Non deludere le aspettative degli altri diventa una missione tale da non riuscire ad accorgersi che ogni azione svilisce la propria persona. Il bisogno incontrollato dell’approvazione altrui porta a rispondere in modo positivo a tutte le prospettive degli altri. Non ci si chiede mai cosa sia importante per se stessi, cosa fa star bene, non ci si cura di ciò che si è ma solo di ciò che può piacere di noi. Si perde il giusto confine tra noi e gli altri. A volte si calpesta anche il rispetto verso la propria persona e verso alcuni valori pur di mettere davanti le esigenze altrui. Si arriva ad elemosinare consensi e gradimenti e se qualcosa non piace si aggiusta il tiro per essere sempre in linea con l’opinione altrui. La paura e il timore di perdere le relazioni sociali influenza il dire e il mostrarsi. E’ più facile deformare la propria persona per non deludere gli altri, rispetto a correre il rischio di farsi vedere per quello che si è. Questo modo di agire porta ad atteggiamenti ipocriti che pur di piacere ostenta bontà, umiltà, buoni sentimenti, devozione, amicizia, affinché tutto capeggi una gratificazione altrui.

Perché mai scegliere la strada dell’essere diretti, schietti e scomodi, se mascherando il proprio essere se stesso con piccoli accorgimenti si ha come ricompensa un’approvazione sociale? Perché vestirsi o seguire le tendenze altrui è più gratificante rispetto ad avere uno stile personale? Perché accettare qualsiasi decisione sociale è più appagante rispetto ad affrontare lo stare soli con la propria scelta?

Mancanza di stima, mancanza di amor proprio, mancanza di coerenza personale, queste mancanze vengono rivestite dall’essere d’accordo con l’opinione sociale e comune. Risultare impopolare fa molta più paura che declinare la propria persona verso i bisogni altrui. Relazionarsi seguendo la propria testa e il proprio volere è molto più difficile che assecondare gli altri. Chi ha atteggiamenti del genere riesce a tessere svariate relazioni sociali che in apparenza funzionano molto bene, ma che a lungo andare portano ad un deterioramento della propria personalità a vantaggio dell’altrui giudizio. Alcune volte succede che molti si nascondono alle spalle di chi non ha nulla da perdere, pur di conservare la propria popolarità evitano di esprimersi e di parlare in modo diretto delegando chi ha più coraggio a mostrarsi senza timore. Parlare di argomenti lineari e comuni a molte persone porta più consensi rispetto ad intavolare temi difficili da maneggiare. Pubblicare sul Social l’ultima citazione dell’autore in voga, postare le foto della famiglia felice simile a quella del ‘mulino bianco’, esibire l’amore con foto di coppie, ostentare la silhouette più in forma, tutto questo equivale al gioco della continua ricerca di popolarità. Pur di piacere ci si ‘vende’. Pur di essere accettati non si da il giusto peso al proprio volere. Pur di essere circondati da persone e non perdere il loro benestare non si valuta in modo reale ciò che si è.

Negli anni mi sono sempre domandata perché la mia persona veniva vista da lontano, quasi come quando si osserva un qualcosa con il binocolo. Si guarda attraverso lo strumento l’oggetto o il soggetto, lo si osserva da ogni punto di vista ma non lo si tocca. Si sente la presenza in maniera chiara e netta, non passa per nulla inosservato, ma non si dice niente. Perché? Perché tutto quello che muove il soggetto non è il risultato del raccogliere consensi, ma il solo e semplice vivere per quello che si è e non per quello che gli altri si aspettano che sia.

Immagine

L’abito e lo stile sono strumenti per comunicare!

Ho sempre detto che il fine del mio Blog è riuscire a riflettere sul nostro stile, a viaggiare interiormente attraverso ciò che indossiamo, capire noi stessi utilizzando il nostro gusto per poi farci conoscere ancor prima di proferir parola. Ognuno di noi appartiene ad uno stile, ogni stile può diventare il mezzo di comunicazione di ognuno di noi. Lo stile non è costituito solo da ciò che si indossa, ma anche dal perchè lo si è scelto, dal come lo si indossa, da ciò che si vuole trasmettere e da come ci si vuole mostrare. Se reputiamo tutti questi aspetti come la somma di elementi importanti che raccontano la nostra storia, allora vuol dire che stiamo dando un valore psicologico allo stile.

La domanda che tutti si pongono quando ci si veste è: “come facciamo ad essere fighi ?” In altre parole “come riusciamo a far si che la nostra personalità e persona vengano ammirate ed elogiate ?” Il primo strumento con cui comunichiamo è il nostro vestire. Il proverbio che dice l’abito non fa il monaco non è del tutto vero, perchè è giusto che non ci si debba soffermare all’apparenza ma è pur vero che ciò che indossiamo ha un valore e quel valore è dato sia dalla scelta di aver preferito un brand ad un altro, che da ciò che vogliamo trasmettere con quel look o stile. L’abito inizialmente produce un effetto, vestirsi deve avere in sè un messaggio interiore perchè va a sostituire in prima battuta la comunicazione verbale. Sfoggiare un look rispetto ad un altro, vestire un brand rispetto un altro, deve avere una finalità, deve mandare un messaggio ovvero il nostro messaggio. Noi tutti risultiamo contenitori, se questi contenitori rimangono vuoti non si potrà mai avere valore personale ma ci si affiderà sempre e solo al valore del brand che indossiamo, se invece il contenitore è pieno il suo valore anche se piccolo sarà reale, proprio e vero. Psicanalizzare il comportamento di una scelta non fa altro che indirizzarci verso la creazione di una identità. Se si sceglie di omologarsi alla massa, si sceglie di rompere le differenze di età e di classe sociale, copiare uno stile non fa altro che rendere tutti ‘stessi personaggi’ di un’unica comunità e allora in quel caso non è l’abito che comunicherà il nostro messaggio ma dovranno essere i comportamenti, gli atteggiamenti e le parole di ognuno ad annunciare chi siamo e cosa vogliamo dire. Ma se invece ci affidiamo ai vestiti e allo stile, o gli stili, che mostriamo allora saremo capaci di disegnare la nostra identità. Saremo abili, attraverso ciò che scegliamo di vestire, di parlare, di raccontare e narrare di noi ma anche del brand che portiamo. Pensare che indossare un marchio alla moda o un capo particolare o specifico possa garantire l’essere ‘figo’ vuol dire fingere a se stessi di far parte di uno stile di vita che non rende felici ma tutt’altro, quella felicità è effimera. Se si pensa di darsi valore attraverso gli oggetti in voga allora vuol dire che si è insicuri, che non si crede a quanto si vale e che invece di dare valore alla persona lo si leva. Quindi tutto sta nella scelta e nel perchè si sceglie di vestire un capo. Sapere perchè si sta indossando quel capo equivale a rivelare ciò che abbiamo dentro e cosa vogliamo divulgare.