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La mia pelle in seta rossa e pizzo nero!

Un capo di lingerie che veniva usato dalle donne per separare la pelle dal contatto diretto di alcuni materiali di abiti non sempre gradevoli al tatto era la sottoveste. La sua fluidità non solo accarezzava la pelle ma faceva scivolare qualsiasi abbigliamento in modo perfetto, senza grinze, mettendo in risalto le linee dell’abito stesso.

Negli anni ’50 la sottoveste fu il capo protagonista indiscusso del grande cinema dell’epoca. Indossata da Liz Taylor ne ‘La gatta sul tetto che scotta’. Portata in modo malizioso da Marylin Monroe, o dall’iconica Sofia Loren. Nel film ‘Malena’ fece scalpore grazie alla sensualissima Monica Bellucci. Fino ad arrivare alla sottoveste lucida bianca di Kim Basinger in ‘9 settimane e mezzo’. Insomma un vero e proprio capo di lingerie sempre in vista come strumento di seduzione e capace di esaltare la femminilità di chi la indossava.

Dopo gli anni ’50 per un pò la sottoveste venne abbandonata, lasciata in un angolino. Solo con i grandi stilisti come Roberto Cavalli, Versace, Valentino, si ha la rinascita di questo prezioso capo. In seta, in raso, in pizzo, ricamata, liscia, bicolore, strutturata con coppe che reggono il seno detta anche ‘parigina’, la sottoveste diventa un indumento a cui non si rinuncia più, una mise complice nell’arte della seduzione. Con il tempo la sottoveste diventa sempre più corta per adeguarsi ai dettami della Moda. Risulta essere un modo di vestire che risponde alle tante esigenze femminili. Chi la vuole lunga, chi corta, chi predilige un tessuto rispetto ad un altro, chi preferisce un colore scuro, chi uno chiaro. E anche l’uso riflette i bisogni di chi sceglie di indossarla. C’è chi la usa solo per dormire, chi per stare comoda nel proprio ambiente, chi la fa intravedere sotto i vestiti e chi invece la considera una vera e propria arma attrattiva.

Proprio per il suo essere così versatile l’ho ardentemente voluta nella mia linea di lingerie.

La sottoveste per me è una commistione di stili e generi. Per questo la sottoveste realizzata per me è di seta rossa, che richiama il colore della passione, con dettagli in pizzo nero che rievocano l’idea del vedo e non vedo mantenendo sempre una nota di eleganza e classe. Il rosso passione unito alla seta narra di una Donna che in modo consapevole mette fervore in tutto quello che pensa e che fa senza mai dimenticare la delicatezza e la raffinatezza nell’agire. Una Donna che segue i propri desideri, che li modella a seconda di come rispondono e ne crea di nuovi. E’ così che la seta rossa diventa l’emblema del fuoco che tiene viva la sete di vivere. Il tutto rifinito dal pizzo nero, che delinea il volere essere accurata e unica. La lunghezza della sottoveste che arriva un pò sotto il ginocchio rammenta l’essere anticonformista. La scollatura generosa sottolinea la libertà mentale. Ogni particolare ha la sua spiegazione. Questo capo disegna il mio essere, aggiunge brio alla mia natura erotica e sensuale ed evidenzia ogni venatura della mia femminilità.

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Lo stile Romantico

Si possono contare gli stati d’animo, le emozioni? Si possono quantificare gli umori? Cosi come non si può fare il conto di cosa si prova, allo stesso modo non si possono contare i vari stili di ognuno. Lo stile è espressione di ciò che si ha dentro, di ciò che si vive. Una sensibilità nel vestire associata all’essere sognatore può rimandare ad uno stile Romantico. La corrente del Romanticismo esaltava i sentimenti, la fantasia in opposizione alla ragione. Il Romanticismo si basa sulla spontaneità e sulla sincerità. Una chiave di interpretazione dello stile Romantico è sedurre con delicatezza, grazia e semplicità, senza troppi ornamenti. Ammaliare sorprendendo con garbo e tatto. Il Romanticismo fa pensare a favole, fiabe, storie di cavalieri e dame, ad una vita in cui il cuore fa da padrone, ma non solo lui anche l’anima, gli impulsi, gli ardori e le passioni. Il periodo Romantico aveva come protagonista l’attenzione all’ IO, e a tutto ciò che esso sentiva. Anche i vestiti ne risentivano. I vestiti erano e continuano ad essere lo specchio dell’emotività e lo stile Romantico ne è un chiaro esempio. Abiti leggeri, con linee morbide tanto che un flebile venticello li fa svolazzare. Capi che non hanno nulla di volgare e nulla di franchezza o sfacciataggine. I vestiti romantici non superano mai il limite della decenza pur stando attenti a delineare alcuni punti del corpo di chi li indossa. Una loro caratteristica è palesare una sensualità innocente. Uno stile che richiama queste peculiarità è lo stile Regency. Lo stile molto presente nei romanzi dell’ amata Jane Austen. Vestiti lunghi e dritti con maniche leggermente a palloncino, o lunghe e legate con lacci, un pò rigidi e con il punto vita alto subito sotto il seno, ad evidenziarlo anche una scollatura generosa. Questo stile è comunemente conosciuto anche come stile Impero. Uno stile molto lusinghiero per corpi con forme generose. Un modello che aiuta ad allungare l’aspetto del corpo. Questo stile aggrazia la figura, la rende delicata e fine. Lo stile Impero, come tutti gli altri modelli di abiti delle varie epoche, aveva il compito di sottolineare la classe sociale a cui si apparteneva. Più le stoffe o i pochi accessori erano pregiati più il ceto sociale era alto. Quando si indossa un abito di questo stile ci si sente speciali, quasi trasportati ad una serata gala di quel periodo, una serata dove le donne erano desiderate per la loro classe e per la purezza che emanavano. Sono proprio questi modelli di abiti che impersonano il Romanticismo. Romantico è colui che in maniera languida, sognante e appassionata vive la vita e perché allora non mostrarlo anche attraverso un abito!

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Biografie: il brand che condivide la sua storia con chi lo indossa!

Il termine Biografia è un termine composto dalle parole vita e scrittura. il suo significato non si limita solo alla mera narrazione di una vita o di un’ opera, ma è un viaggio nelle vicende interiori della persona, è il ritratto intimo di tutto ciò che rispecchia quella persona o quell’opera.

Proprio con il nome Biografie, il nuovo brand italiano di maglieria 100% organica Made in Puglia, si farà notare presentando a Settembre 2020 negli shop la sua nuova collezione. I capi parleranno del messaggio che l’azienda vuole comunicare, ogni modello di capo rappresenterà la storia con cui è stato creato e trattato, ogni indumento racconterà la propria vita e quella del brand. Biografie è un brand che vuole parlare attraverso i suoi prodotti, attraverso il rispetto per la natura e la sensibilità dell’ecosistema che lo contraddistingue, attraverso il modo di custodire ideali e valori di delicatezza, bellezza, eleganza e maestria. I capi di abbigliamento che creano hanno classe da vendere. Un’ azienda deve distinguersi per ciò che vuole comunicare e il veicolo che usa è dato dai propri articoli. In questo specifico caso Biografie, mediante il capo che mi ha regalato, non solo mi ha dato la possibilità di toccare con mano un prodotto realizzato in materiale organico, non riciclato, con filati nobili, il cui colore è una tinta natura (ovvero ricavata dalle piante), ma ha fatto in modo che il mio corpo fosse coccolato da un tessuto unico, pregiato e sostenitore di ideali elevati. Quando ho indossato il loro capo e mi sono specchiata, ciò che ho visto riflesso è stato un’ unione tra la mia figura e il brand, come se la mia storia e la sua storia si unissero a formare una relazione, un’unica trama. Entrambi risultiamo autori di questo racconto che ha come protagonista il capo che indosso. La scelta di un abito, di una maglia o di un accessorio ha in sè un valore intrinseco, è un mix tra la proposta del brand e il nostro gusto, quando questo connubio trova la sua consapevolezza allora vuol dire che la scelta è stata ottimale. Biografie è dedicato a chi è cosciente dell’importanza di saper scegliere. La meticolosità nel creare ogni capo e nel proporre un massimo di 999 pezzi per modello fà di questa azienda un brand attento ad ogni sua creazione tanto da abbracciare la scelta della limited edition e di collezioni esclusive.

Io mi sono fatta avvolgere dalla morbidezza del puro cashmere, dal calore del tessuto organico, dalla raffinatezza del modello e dalla cura e qualità dei dettagli. Biografie ha condiviso con me la sua storia, io ho condiviso con voi la nostra!

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La donna degli anni ’50

Donne senza botox, senza tatuaggi, senza la fissazione dell’essere magre a tutti i costi pur di assomigliare alle modelle esili. Donne che portavano con fierezza le loro curve, che mostravano in modo consapevole il loro essere femmina e che esprimevano con eleganza e raffinatezza la loro naturale e semplice bellezza. Queste erano le donne degli anni ’50. Donne che palesavano sensualità e femminilità, donne che desideravano curare il proprio aspetto, che ponevano attenzione a cosa indossavano e a non risultare mai sciatte o trascurate. Il corpo formoso era un’arma di seduzione e non contemplava alcuna volgarità. Icone dell’epoca erano Marilyn Monroe ed Elizabeth Taylor, due donne dal carisma unico. Quegli anni erano ben lontani dall’emancipazione femminile, ancora la donna era vista come la casalinga perfetta, ma ciò che la donna sentiva era di essere apprezzata da chi la circondava. La donna aveva quasi il bisogno di mostrarsi in tutto il suo essere Pin Up. Essere Pin Up voleva dire diventare icona della femminilità con la consapevolezza del proprio potenziale sensuale. Una donna che sottolineava il suo essere adulta ed esibiva la sua vena sexy. La donna e il suo stile sono sempre stati sotto la lente d’ingrandimento della società e dagli anni ’50 sia la forma fisica che il look sono cambiati adattandosi ai canoni che ogni età imponeva. Gli anni ’50 possono definirsi gli anni dalle forme morbide e prorompenti, il seno, i fianchi generosi e un pò di pancetta erano le peculiarità che caratterizzavano la donna di quegli anni, una donna apprezzata e voluta per il suo essere bon ton. Oltre al corpo formoso, ai vestiti ampi e alle gonne a ruota, anche i capelli erano voluminosi con onde che cadevano sulle spalle. La figura della donna coinvolgeva e accoglieva, cosi come anche il suo sentirsi viva, perché vivi si sentivano un pò tutti dopo il periodo di guerra ormai lasciato alle spalle. C’era ottimismo, speranza e fiducia, e per questo la donna di quell’epoca si lanciava verso la cura di se stessa, mirava ad essere felice. Gli anni ’50 sono gli anni delle donne con il punto vita in evidenza ma soprattutto con la vita in netta ripresa. Soffermarsi su come si sentiva la donna degli anni ’50 è un pò come andare oltre e superare gli stereotipi fisici che oggi rendono tutti uguali. Piacersi e piacere non era dato dall’ossessione del fisico ma bensì dalla cura di se stessa e dal comportamento raffinato ed elegante.

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Novembre e come vestirsi

Novembre è l’ultimo mese dell’ autunno, è un mese un po’ cupo e grigio, un mese in cui l’ autunno si manifesta con la sua pioggia e la sua nebbia, un mese in cui l’ abbassamento delle temperature ci prepara al freddo. A Novembre il foliage dei boschi entra nel vivo e sembra che l’ umore ne risenti tanto da mostrarsi nei capi che si indossano. I colori di questo mese sono l’ arancione, il rosso, il marrone cannella e il giallo miele, anche se poi si predilige il nero e il grigio, proprio perché entrambi personificano il mood novembrino. Novembre il più delle volte sembra annunciare la ‘depressione invernale’, molti subiscono questo stato d’animo ecco perché bisognerebbe superare questo momento vestendosi sempre con un colore che illumini e che infondi allegria. La scelta di un colore che ravviva non deve necessariamente ricadere su tutto l’ outfit ma basta anche solo una sciarpa o un paio di scarpe o un top per creare quella luce giusta in un look di Novembre. Brillare in un mese relativamente ‘piatto’ deve essere la parola d’ordine, quindi tessuti lamé sono di grande tendenza, capi con paillettes o ancora tessuti argentati, dorati o ramati, devono essere presenti in ogni armadio. Tutti i negozi, dall’ intimo alle boutique, presentano un vero must per questo mese, il dolcevita a costine da abbinare con qualsiasi cosa. Altro capo che veste Novembre sono i maglioni, dai corti agli oversize, dai monocolori a quelli con stampe multicolore, insomma un capo che oltre a tenere caldo dai primi freddi vivacizza i look. Novembre sembra il mese dei ricordi, il mese che ricorda lo stile antico e un po vintage, sembra carta sbiadita, quasi un mese in cui il colore tace e proprio per questo dobbiamo pensarci noi quando ci vestiamo. L’ inizio del freddo, le giornate corte, il buio che incombe già alle 17 del giorno fa sentire Novembre come il mese ‘morto’, ma se lo si guarda da un’ altra angolazione allora potremo vestire noi questo mese dando un nuovo smalto ad ogni giorno. Le gonne lunghe o midi abbinate a stivaletti e stivali, anche di gomma per far fronte alle piogge improvvise, sono doverose e rendono la figura chic e audace. Il parka o il trench insieme ai cappelli, ai baschi o berretti, proteggono e si sposano bene con il meteo di Novembre. Un indumento da non sottovalutare è il vestito in cotone o tessuto leggero, dato che la pioggia porta umidità allora si sconfigge la possibilità di sudare indossando questo capo. E per chiudere il look di Novembre, l’ombrello a portata di mano è l’accessorio che non deve mai mancare.

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Un’ intervista inaspettata

“Gentile responsabile di Le dritte di Simo, mi chiamo Alice e sono la responsabile dei contenuti di Rolling Pandas. Volevo farle i miei complimenti per il suo sito, i nostri lettori ce l’hanno segnalato e per questo vorremmo proporvi un’intervista sul nostro blog.” Queste sono le parole che ho letto appena ho aperto l’email e quando sono andata a scoprire il loro sito sono rimasta più che felice di avere un’opportunità del genere. Essere intervistata dal primo portale italiano di viaggi, che è noto per la sua professionalità, serietà e per essere stato citato da testate giornalistiche come La Stampa, Il Secolo XIX, Cosmopolitan, l’Agenzia di Viaggi Magazine, mi ha inorgoglito. Il tema dell’intervista è ‘la Moda come riflesso della cultura’ e dato che ho sempre visto lo stile come una forma di cultura, eccomi rispondere a Rolling Pandas

Raccontami qualcosa su di te e su come nasce il tuo blog

“Mi Chiamo Simona Iannini, ho conseguito gli studi in Conservazione dei Beni Culturali con indirizzo Archeologico a Pisa, dove son rimasta perchè mi sono sempre sentita come a casa avendo sostituito in modo egregio il ruolo che fece la Calabria fino a 18 anni. Il mio vivere ha in se un pizzico di follia che dona pepe al resto e di sensibilità che regala attenzione anche alle piccole cose. Fin da quando ho avuto una penna in mano lo scrivere racconti ha rappresentato il mio modo di viaggiare, le mie parole sono state sempre lo strumento con cui vedevo nuovi mondi. Un giorno quasi per caso parlando con una mia amica mi son detta perchè non unire la mia penna all’amore per lo stile e la moda? E quindi ecco che due anni fa il mio Blog ha detto la sua prima parola e da quel giorno un susseguirsi di brevi articoli sulla moda, sui diversi stili di vita, su nuove tendenze, su eventi di vario genere, hanno saziato le sue pagine. Le parole che scrivo nel mio Blog sono le ali del mio pensiero e oltre a dare delle ‘dritte’ voglio far riflettere su quello che magari sappiamo già o su cui non siamo a conoscenza. Il mio Blog vuole prendere per mano e far ammirare le novità o solo ciò che sfugge!”

Pensi che lo stile di un paese rispecchi ancora la sua cultura o, in un’era globalizzata, la moda è diventata un linguaggio comune a tutto il mondo?

Siete curiosi di sapere come ho risposto a questa domanda e alle altre?

Continuate a leggere l’intervista integrale su https://blog.rollingpandas.it/blog/la-moda-come-riflesso-della-cultura

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Ad ognuno il suo stile: Valentino

Amante delle stoffe e dei tessuti, persona garbata e di classe, la sua finezza la si nota in Lui e nelle sue creazioni, uomo dall’animo delicato e raffinato, sempre posato e tranquillo, sembra alle volte provenire da un altro secolo proprio per la leggiadria che emana il suo essere. Sin dalla giovane età Valentino si appassionò di Moda tanto da vederla ovunque, come successe in un viaggio in Spagna mentre era a teatro in cui il colore rosso dei vestiti delle attrici lo fulminò tanto da considerarli dei gerani e da quel momento nacque il “Rosso Valentino“, un colore cangiante fra le tonalità dell’arancio e quelle del rosso vero e proprio. La paternità di questo colore dà la misura di quanto importante era il suo ruolo da stilista, che ci fece vedere il rosso con occhi diversi. Il suo rosso indossato dalle donne è un rosso che abbraccia la vita, che esprime passione, che profuma di amore e che rende eroine. Ogni volta che lo si guarda o lo si porta si varca la porta della sua dimensione. Valentino si è guadagnato nel tempo riconoscimenti di ogni tipo ma uno fra tutti rimane “Uomo di Moda e di Pace” datogli durante una conferenza mondiale dal Parlamento europeo, perchè in una sua sfilata presentò un lungo abito bianco che riportava la scritta “Pace” in 14 lingue diverse, evento risalente al periodo della Guerra del Golfo e con il suo vestito volle inviare un messaggio chiaro e una posizione decisa. Lui viene soprannominato dagli americani “The Chic” e acclamato “l’ Ultimo Imperatore della Moda“, titoli che li indossa molto bene per il suo essere sempre impeccabile. Valentino è sempre stato lo stilista che ha dato lustro e bellezza a donne importanti come principesse, ha reso ancora più belle le donne già belle. I suoi vestiti sono gioielli che incarnano eleganza e sensualità, ricercatezza e finezza, sciccheria e signorilità. Una delle sue frasi più celebri è “io creo sempre per le persone romantiche“, il romanticismo lo caratterizza e lo si nota anche dall’amore per il plissè e il drappeggio e per i riferimenti al mondo dell’arte, come Klimt, Hoffmann e i pittori del Rinascimento. Per Lui nell’armadio di una donna non deve mai mancare un paio di pantaloni in cotone ecrù ben tagliati. Mentre un uomo elegante dovrebbe indossare camicie celesti per il giorno e bianche per la sera e un cappotto di cammello. Per Lui l’eleganza è “Essere fedeli a uno stile e cambiarlo solo leggermente col passare degli anni e della moda.”

 

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Un capo dal sapore intimo!

“I reggiseni sono una viltà naturale delle donne, mettono in evidenza le grazie dell’apocalisse. Essi servono, fatti a balconcino o a coppette, per sollevare qualche cosa che volgarmente cadrebbe. Il reggiseno è scherzoso e ammiccante e lascia prevedere lo scioglimento del tutto. I suoi legacci sono impropri, messi lì apposta per scatenare l’inferno. (Alda Merini, La vita facile, 1996).” Con queste parole voglio introdurre un indumento che è Donna, un capo che per quanto sia fatto di poco tessuto ha un importanza primaria e fondamentale nel guardaroba di una Donna. Non si sa di preciso chi sia stato ad inventare l’accessorio femminile per eccellenza, ma dal 1889 uscì la prima variante dei coprenti e rigidi bustini, dove la parte inferiore conteneva il busto e la parte superiore sosteneva il seno con due bretelle sulle spalle. Da quell’anno in poi si sono avute evoluzioni, dal semplice reggiseno fatto con due fazzoletti di seta legati da un nastro e due cordini per le spalle, al reggiseno vero e proprio abbellito con coppe di varia misura per adattarsi alle varie forme del seno. In un periodo particolare della sua vita il reggiseno ebbe momenti decadenti, venne messo al rogo dai movimenti femministi e considerato scabroso. Ma arrivò il periodo in cui il reggiseno ritornò alla ribalta, è venne riconosciuto come il principale indumento di seduzione. Tanto utile quanto sexy, il reggiseno è la biancheria di lingerie che valorizza il décolleté, che copre e regge il seno, che dona alla Donna sicurezza ed eleganza. Questo capo di abbigliamento, dai diversi modelli e forme, diventa un oggetto prezioso da essere protagonista dell’ Alta Moda, diventa un oggetto di lusso grazie alle applicazioni e al decoro di diamanti, di pietre pregiate. Vedere una donna con il reggiseno attrae ed affascina a tal punto che vederla senza non da lo stesso effetto. C’è chi sceglie di non indossarlo, c’è chi decide di non farlo vedere e nasconderlo sotto i vestiti, chi invece lo ostenta e lo mostra in bella vista, e c’è chi come me lo indossa con naturalezza e come se fosse un alleato, affinché possa farci sentire al meglio con ogni abito. Chi di noi, quando vediamo sfilare il brand Victoria’s Secret e le sue creazioni di lingerie, non ha sognato di possedere un completino gioiello indossato da quegli angeli di modelle? Io l’ho fatto e anche se per il momento indosso Intimissimi con cui mi trovo benissimo con il suo tessuto in Lycra, un reggiseno gioiello prima o poi entrerà nel mio armadio. La lingerie non è solo un capo che ci copre ma è uno stato d’animo dal sapore intimo!

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Un secolo e non sentirlo: la Tuta o Jumpsuit

Ernesto Michahelles era uno scultore, un pittore, un fotografo, un disegnatore, un architetto, un inventore e un orafo Toscano. Insomma era un’artista e per la sua sensibilità alle linee e alle forme sintetiche ideò un capo di tutto rispetto, la Tuta o come si chiama nel gergo modaiolo Jumpsuit. Michahelles, chiamato Thayaht, nel giugno del 1919 disegnò questo capo che ebbe grande successo per la sua comodità e praticità ogni volta che lo si indossava. Semplice, libero da orpelli e sovrastrutture, unico e completo, per la sua creazione non necessitava di tanto lavoro, e diventò un capo anche dal costo contenuto. Era talmente facile da creare che in quegli anni venne presentato un cartamodello con precise e poche istruzioni per riprodurre la Tuta. Questo abbigliamento per la sua vestibilità venne usato anche da Picasso. La Tuta fu un capo talmente apprezzato che la contessa Rucellai organizzò un ballo in onore nella sua dimora con l’obbligo del dress code, in altre parole “tutti in tuta”. La versatilità di questo indumento era una caratteristica non da poco, tanto che l’essere unisex divenne una nota positiva.

La Tuta porta sulle sue spalle un secolo di storia e oggi in maniera più preponderante rispetto a prima risulta essere un abbigliamento dalle mille sfaccettature. La si può usare a lavoro, durante una passeggiata con le amiche, o ancora in una serata dandogli un tocco più elegante, ad esempio abbinandoci un paio di scarpe con il tacco. Scivola addosso con facilità lasciando intravedere la sinuosità del corpo che la indossa. Sexy al punto giusto, elegante nei suoi dettagli. Un capo di abbigliamento che sta bene a tutti facendo attenzione come al solito a non indossare modelli che non sono adatti alla propria persona. Non tutto ciò che fa tendenza può essere indossato da tutti, ma tutto può essere modificato su noi stessi e sul nostro corpo a seconda del nostro stile. Ci sono Tute lunghe e corte ma in entrambi i casi una sola regola esiste quella di indossarle. Che siano audaci, eleganti, graffianti o sofisticate, che siano sportive, casual o all’ultima moda, il nostro armadio almeno una la deve contenere. Magari giochiamo sul tessuto o sul modello, indossiamole con o senza t-shirt, con o senza giacca, ma sentiamoci libere ogni volta che ne portiamo una!

 

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Shhh…La T-shirt ha qualcosa da dire!

“Per un messaggio forte la T-shirt è come un manifesto, la pagina di un libro, un muro di una strada, la prima pagina di un giornale” queste sono le parole di Maria Grazia Chiuri durante un’ intervista, prima donna designer nella storia della Maison Dior. Si è presentata con idee chiare e ben precise su cosa voleva trasmettere attraverso il suo lavoro ed ecco entrare sulle passerelle della moda una serie di T-shirt dal gusto femminista, le frasi scritte sulle magliette hanno il sapore di rivoluzione, urlano attraverso le lettere scritte nero su bianco il loro preciso messaggio. La T-shirt è un evergreen, rimane un capo intramontabile che può variare modello e colore ma non varia la sua utilità e praticità e allora perchè non usarla come megafono per comunicare messaggi ad alta voce? Proprio questo ha fatto la designer usando la maglietta come slogan, ha voluto unire la moda ad una tematica importante ovvero quella dei diritti delle donne. La bellezza di queste T-shirt sta nel fatto che oltre a comunicare messaggi certi inviano stati d’animo o pensieri particolari. Si usa una semplice scritta per rappresentare una riflessione, un’idea, un concetto, un modo di essere. Con il ritorno di capi di abbigliamento con scritte, con messaggi, la moda non rimane solo moda ma diventa storia, svago, sogni, ogni abito parla e lo fa in maniera decisa e prorompente. Magari con l’ arrivo della festa della donna un’ idea potrebbe essere quella di indossare e sfoggiare una T-shirt con una riflessione femminista, come quella con cui uscì in sfilata la prima donna dirigente creativa del brand Dior, la dicitura a caratteri cubitali fu “We should all be feminists” “Dobbiamo essere tutti femminista”! Maglia che venne indossata da varie celebrità come la cantante Rihanna con una giacca, boyfriend jeans e stivaletti o dalla musa di Dior l’ attrice Jennifer Lawrence con una giacca nera. Le donne si rendono conto che l’importante è star bene con se stesse e che possono portare quello che preferiscono, quindi perchè non vestire una maglietta che manda un proposito chiaro e condividerlo?

 

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