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Sensi Ribelli: 10 curiosità!

Chi è Luna?

Luna sono io. Ma puoi essere tu che leggi. Può essere la tua vicina di casa, ma anche tua sorella o cugina. Luna è una parte di noi!

Dove vive Luna?

Siete mai stati in Svizzera? Avete mai assaporato i suoi colori, la sua atmosfera, la sua essenza che va oltre ogni aspettativa possibile? Luna vive in un cantone della Svizzera. Chissà quale!

Che lavoro fa Luna?

Lavora nell’arte. Ama l’arte in ogni sua forma. Occupa un ruolo di rilievo. L’arte è il collante di una conoscenza in particolare, e di eventi che accadono intorno a lei.

Quando scopre i suoi Sensi?

In un momento della sua vita Luna prova ad esplorare attraverso i suoi Sensi. Ma quale Senso usa per primo? E quale Senso le piace di più? E’ tutto da scoprire!

Perchè i suoi Sensi si chiamano Ribelli?

Perchè sono senza freni, senza condizioni mentali, senza catene. Avete mai provato a liberare la mente da ogni restrizione? Si superano limiti che portano a conoscersi in profondità.

Chi sono i personaggi oltre a Luna?

Sono diversi e ognuno di loro ha una personalità ben definita. Ciascun personaggio diventa facilmente assimilabile da parte di chi legge, tanto da arrivare ad immedesimarsi.

Il libro ha qualcosa di reale?

Si. Il libro tratta argomenti e situazioni verosimili. Tutto è plausibile proprio per questo non si tratta di un fantasy.

Cosa vuol dire libro erotico?

E’ un libro in cui la sessualità, l’eros, il sesso, sono elementi di vita quotidiana che camminano insieme ai personaggi.

Nel libro c’è trasgressione?

Si. La trasgressione fa parte della ribellione. Il non rispetto di alcuni comportamenti tradizionali non è negativo, anzi in alcuni casi ha una valenza evolutiva dell’individuo stesso.

Qual è la parte più piccante del libro?

Ogni capitolo ha il suo grado di erotismo, ma quello che risulta essere un’ esplosione di eccitazione è quello che porta il titolo ‘Party’.

Queste dieci curiosità danno qualche informazione in più su Sensi Ribelli. Per chi volesse prenotare il libro, in attesa della sua uscita fisica sul territorio nazionale, può cliccare https://www.edity.it/store/product/sensi-ribelli—preorder.html

Oltre ogni ragionevole considerazione, nulla è impossibile. I limiti sono solo nella nostra mente, basta sbloccare la visione e tutto appare possibile.

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To Touch

Non c’è mai una fine nei rapporti. Rimangono vivi nel passato. Questo capita a tutte le cose che nascono e che poi trovano il loro punto. Ma quel punto è come se si trasformasse in parentesi. All’interno di essa c’è vita, al di fuori ormai non si esiste più. Ed è così che succede per il mio To Touch. Il mio rapporto con questa sezione speciale a pagamento si interrompe, per dare modo di raccontare in un altro contesto. Ciò che era un progetto piccolo diventa un progetto più grande. Ciò che era solo una parentesi ora diventa un mondo, una dimensione estesa e consapevole della sua esistenza. Cambierà l’ambiente, muterà la modalità in cui si svilupperà, si modificherà il modo in cui raggiungerà il lettore. Sarà molto più intenso, sarà più profondo. Il cuore di To Touch palpiterà ad un ritmo più incessante. Probabilmente raccoglierà un pubblico di nicchia, o forse uno più curioso, ma sicuramente si addentrerà in un mondo quasi reale che lo renderà complice di chi diventerà suo ammiratore.

Anche i rapporti erotici, i rapporti sessuali hanno una fine. Quando però un rapporto sessuale fa scintille, è pervaso al suo interno di fuoco che incendia, quando in lui penetra la passione rovente e impetuosa, quel rapporto diventa inizio di continua evoluzione. Ciò che rende ancora più vivo questo rapporto è la voglia di volerlo portare ad uno step successivo ogni qual volta si raggiunge un traguardo. Non si guarda ciò che si raggiunge ma si gode di ciò che si desidera sempre di più. Che possono essere fantasie o sogni, che possono essere pratiche o esperienze, insomma che può essere anche solo il rivelarsi di una consapevolezza sessuale ed erotica molto più matura e completa, tutto porta il rapporto ad un livello superiore.

L’erotismo si potrebbe categorizzarlo in due espressioni. Un erotismo romantico, in cui i sentimenti ne sono i padroni, sono loro che tirano le fila della sessualità, è il cuore che entra in gioco e che guarda tutto dalla sua prospettiva. Un erotismo mentale, in cui il piacere orbita al livello cerebrale, ed è la testa che prende il comando guidando il corpo, il piacere parte dalla testa per poi scorrere come il sangue nel resto del corpo.

Se si pensasse per un attimo all’erotismo come un gioco mentale che parte prima lento per poi sfociare in possesso, passione, ardore, fuoco, lussuria, libidine, vizio, turbamento, sconvolgimento, si riuscirebbe a dare una minima visione di cosa voglia dire piacere attraverso non esclusivamente l’atto sessuale.

Voglio…

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L’effetto: si indossa, si sente, si vive!

Che cosa vuol dire effetto? Cosa si intende con il termine effetto associato ad un altro termine? Che cosa si trae dall’effetto di un determinato evento, o capo, o tessuto, o dall’effetto di una sensazione? Di solito con la parola effetto si pensa subito al risultato, a ciò che è conclusione di un qualcosa. Ma effetto è soprattutto un cammino. L’effetto è percezione di quello che stiamo vivendo. L’effetto è un divenire, un percorso, che non è nato finito per essere tale ma che lo si modella affinché sia tale. L’effetto è creare una conoscenza. Quello stesso effetto ci guida alla consapevolezza di ciò che è. Fare effetto, sentire l’effetto, mostrare l’effetto, sono la somma di ciò che si può chiamare un percorso sensoriale. Soffermarci su cosa vuol dire effetto è capire come i nostri sensi vengono stimolati per arrivare ad un quadro completo della comprensione di quello con cui veniamo a contatto. L’effetto come parola unita ad altre parole può mutare significato, ma ciò che rimane invariato è l’emozione che si sente e si prova solo a pensare al senso del termine e a ciò che esso promette.

Nella moda sono tante le terminologie scelte ed usate, a volte sembra tutto lecito, ma mai come questa volta la moda ci ha azzeccato. Effetto Pelle, è l’effetto che in questa stagione autunnale 2020 sta spopolando. L’ Effetto Pelle ricrea la sensazione che si è avuta sin dagli anni ’20 ad oggi. Negli anni venti Salvatore Ferragamo ebbe successo con la pelle di pesce, detta anche cuoio marino. Negli anni ’40/’50 si parlava della pelle di coccodrillo con la borsa Kelly di Hermès. Si passa poi dagli anni ’60 rivoluzionari agli anni ’70 in cui esplose la pelle nera e liscia con il suo chiodo. Negli anni ’80 la pelle divenne un trend a tutti gli effetti. Negli anni ’90 e 2000 la pelle laserata (lavorata con tecnologia a laser) fu il tessuto che predominava. Fino ad arrivare ai giorni nostri in cui la pelle e il suo effetto non fanno altro che rispondere ad attributi come lucentezza, fluidità, leggerezza. Sentirsi in totale equilibrio con il tessuto che indossiamo non fa altro che amplificare la nostra sensibilità, e l’ Effetto Pelle lo fa in modo molto sexy. Sin dal tatto che dall’odore passando dalla vista l’ Effetto Pelle crea un tragitto capace di rendere chiara la direzione di quel determinato capo unito al nostro corpo.

L’ effetto si fonde in ciò che in quel determinato momento rappresenta. Si mescola nella visione di quello che accompagna, ne crea una storia sua personale ed unica. L’effetto è sinonimo di attuazione di ciò che si prefigge. Vivere un effetto, qualsiasi sia il genere, richiama la reale natura di ciò di cui parla creando un’esperienza completamente nuova e irripetibile.

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Collaborazioni in Instagram: ciò che sono e ciò che dovrebbero essere!

Collaborazione in termine di significato vuol dire “una relazione sinergica tra due o più entità che lavorano insieme per produrre qualcosa di meglio di ciò che saprebbero fare da soli”. Michael Schrage (autore di libri sull’imprenditoria ed economia digitale) sostiene che : “la collaborazione consiste nel condividere l’azione di creare: due o più persone con caratteristiche proprie interagiscono per creare una comprensione condivisa della materia sulla quale stanno lavorando che nessuno in passato ha avuto o potrà avere in futuro se deciderà di agire da solo“. Collaborare vuol dire che le persone che intervengono mettono competenze, conoscenze e talento per raggiungere un obbiettivo. Quindi la collaborazione non è un qualcosa che si improvvisa ma è un processo strutturato.

Detto ciò, il mondo di Instagram e delle collaborazioni fatte con gli ‘influencer’ è lontano anni luce dal vero significato di collaborazione. Tutto ha origine dal ‘mondo aziende’ che per sponsorizzare, pubblicizzare i propri prodotti non guardano in faccia il profilo che scelgono ma solo il numero di followers, senza fare un’analisi accurata se sono finti o meno o se sono comprati o meno. Il termine collaborazione non viene usato neanche con il suo adatto valore dall’ ‘influencer’ in questione data la scadente qualità che pone nel presentare un prodotto. Chi non conosce questo mondo pensa che tutto quello che vede brilla di luce propria, ma se solo avesse l’interesse di approfondire vedrebbe che quel luccichio dietro è pieno di oscuri marchingegni. Una realtà in cui le aziende si servono in maniera utilitaristica di profili più o meno reali, e gli ‘influencer’ si mostrano come venditori di multi-prodotti. Questa dimensione ormai diffusa in Instagram snatura il significato di collaborazione e sminuisce il valore della stessa. Aziende che considerano gli ‘influencer’ dei rivenditori dei loro prodotti, e gli ‘influencer’ che raccattano tutto pur di avere in maniera gratuita quel determinato prodotto.

“…iniziai a inviare richieste di collaborazioni a macchia d’olio ed ero sempre più entusiasta…ad un certo punto però mi sono fermata, mi stavo rendendo conto che questa situazione mi stava piacendo poco…stavo perdendo me stessa, ma soprattutto stavo facendo due errori: facevo un favore alle aziende mediocri, facevo un torto alle aziende di qualità” . Una testimonianza del genere dovrebbe far capire che non dare il giusto peso e valore a cosa significa collaborazione può far perdere la bussola e la propria identità.

“…ci sono aziende con cui si è instaurato un clima di fiducia reciproca, ci sono aziende che ti chiedono di parlare esclusivamente bene del loro brand e quelle che ti chiedono di approvare prima il testo che andrai a scrivere, ci sono le aziende, TANTE, che non valutano i profili a cui vanno a dare la collaborazione, mandano alle prime che capita, senza tenere conto dei contenuti di quella persona, infine ci sono le aziende che mandano solo a chi ha un numero spropositato di followers pur sapendo che quei followers sono falsi o comprati”. Questa testimonianza sottolinea la natura delle aziende che circolano su Instagram e che spesse volte sono burattinai di ‘influencer’ marionette.

Una realtà cosi disagiata mette in luce due protagonisti con colpe diverse ma con un unico obiettivo, celare la loro vera natura e mostrare una finta realtà a chi li segue. La veridicità di un ‘influencer’ e la serietà dell’azienda si confonde con numeri fantasma, gallerie mercato e marionettisti in cerca di pubblicità gratuita. Un’azienda che dona fiducia e si fa promuovere da ‘influencer’ con scarsa propensione a creare contenuti e presentazione non merita l’etichetta di qualità e serietà. Un ‘influencer’ che raccatta tutto non merita l’etichetta di intermediario/influenzatore.

Collaborazione è raccontare la storia di quell’azienda, di quel prodotto che si reputa o non si reputa adatto e all’altezza delle aspettative. Collaborazione vuol dire non prendere in giro chi guarda. Collaborazione vuol dire comunicazione, e l’elemento fondamentale di una comunicazione che conta è la qualità. Se solo le aziende scegliessero per qualità gli ‘influencer’ invece che sceglierli per dati statistici e per numero di seguaci allora tutti questi ‘influencer’ non avrebbero gallerie denominate bancarelle. Se solo gli ‘influencer’ non si presentassero come mercanti di cianfrusaglie allora le aziende non li considererebbero bottegai.

Credere in quell’azienda e in quel prodotto, avere ammirazione per quel profilo e per i suoi contenuti non fa altro che dare il giusto peso e il legittimo valore a ciò che significa collaborazione. Forse sarà una realtà utopistica ma denunciare una dimensione del genere può dare spunto per riflettere su cosa e su chi vogliamo prestare attenzione.

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Febbraio e come vestirsi

Febbraio è il mese più corto dell’anno ma i suoi giorni regalano ancora un look pesante. Questo mese è caratterizzato anche dalla Fashion Week di Milano, dove vengono presentate le tendenze dell’autunno-inverno successivo, quindi un mese ancora contrassegnato da capi caldi. Febbraio oltre ad essere il mese freddo è anche il mese che ci concede delle sporadiche giornate di sole con temperature miti, quasi come se preannunciasse la primavera. E proprio per queste caratteristiche a Febbraio possiamo vestirci a cipolla considerando le giuste sovrapposizioni e pesantezze. Mai dimenticare un dolcevita o una maglia sotto un abito in cotone o sotto un cardigan, e completare l’outfit con un cappotto. Il cappotto in questo mese risulta il jolly di ogni occasione, non è solo il capo che tiene caldi ma per il suo essere leggero o pesante, a seconda del suo tessuto, può essere usato sempre. Magari sceglierlo di un colore chiaro o comunque adattabile non solo lo rende versatile ma sarà capace di donare luce alle giornate più grigie. Il mese di Febbraio è anche il mese della festa degli innamorati che per eccellenza porta come colore distintivo il rosso e quindi perché non usare un tocco di questa tonalità per i nostri look? Cercando di non esagerare ma indossando una sola pennellata della sua sfumatura. Giocare con abbinamenti di una stessa palette di colori ma con texture diverse potrebbe portare a rendere dinamico questo mese. Lana e raso, ecopelle e lana, cashmere e cotone, potrebbero essere accoppiamenti che porterebbero a diversificare il solito look. Il mese di Febbraio è anche il mese di carnevale, ma ricordiamoci di non farci vestire ogni giorno da questa festa goliardica e allegra con capi non adeguati al nostro stile, manteniamo sempre sobrietà anche se tendiamo ad essere briosi.

Vestiamoci facendo di Febbraio un mese sbarazzino, viviamo il suo periodo invernale facendoci punzecchiare dall’ avvicinarsi della primavera, mutiamo insieme a lui e divertiamoci indossando le feste che ci propone!

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Gennaio e come vestirsi

Vestire a Gennaio vuol dire vestire i primi giorni dell’anno, e proprio per questo non è solo importante accogliere l’anno che è entrato con un look adeguato, ma riuscire a migliorare l’umore già dai primi giorni dell’inizio del nuovo anno anche solo indossando un colore in più o giocando con gli accessori. Ciò che di solito si pone in secondo piano sono i gioielli, e perché non sfoggiarli in un mese in cui i preziosi propositi dovrebbero prendere forma? Scegliere di portare metalli addosso non solo risulta simbolico ma impreziosisce qualsiasi outfit, dal caldo dell’oro giallo e oro rosa, allo scintillio dei cristalli e dell’argento. I gioielli vestiranno Gennaio e continueranno a festeggiare con il loro luccichio l’entrata del nuovo anno. A Gennaio cade anche il Capodanno Cinese che come sappiamo si esprime per simboli e segni, e quest’anno il suo simbolo/segno è il topo, e già diversi stilisti hanno dato sfogo alle raffigurazioni del topo, come Pinko per l’abbigliamento e Dodo per i gioielli. Un capo che risulta essere presente e molto usato in questo mese è il capospalla, dal piumino al cappotto, dall’eco-pelliccia al parka. In tutte queste varianti il capospalla diventa essenziale e non solo riscalda ma regala, a seconda del modello che si indossa, un aspetto eclettico. Il fatto che in questo mese si può osare con cappotti o piumini, di colori differenti e di svariate taglie e grandezze, pone poca attenzione a ciò che si porta sotto, ma anche una tuta o un capo casual non spoglierà di valore il look. Un valida alternativa ai capi suddetti sono la mantella o il poncho, entrambi danno l’idea che qualsiasi outfit può essere caldo e avvolgente. Altri due elementi che a mio avviso devono far parte dei look di questo mese sono le sciarpe lunghe e colorate che coccolano e completano la mise, e i guanti che non solo proteggono ma donano eleganza e sciccheria.

Gennaio è il mese del pieno inverno e con il nostro vestire diamo una forma ad esso, basta solo scegliere la forma giusta.

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Il collant e i suoi primi 60 anni!

Nel 1959 fece la sua comparsa il collant, inventato, per le varie lamentele della moglie, da un imprenditore americano dell’ industria tessile. Nel 2019 l’accessorio che rende la figura femminile ancora più sexy e seducente compie 60 anni. Mai come quest’anno le calze rivestono un ruolo predominante con le sue fantasia, i suoi tessuti e i suoi colori. Ogni azienda sembra superarsi per le varie proposte che presenta e la corsa ad avere un paio di collant all’ ultimo grido sembra rispondere all’ esigenze di ogni donna. Ogni decade è rappresentata da uno stile e ogni collant ha la sua espressione. Negli anni ’60 andavano di moda i modelli geometrici, negli anni ’70 invece predominavano i disegni cachemire, negli anni ’80 erano di tendenza le righe e negli anni ’90 si privilegiavano le stampe floreali, fino ad arrivare quest’anno alle scritte che in gergo tecnico si chiamano logomania. Il collant sembra quasi come se fosse una tela su cui sbizzarrirsi per far esaltare la femminilità di ogni donna. E noi donne non facciamo altro che vestirci di questa tela sia per risultare eleganti che per sentirci a nostro agio con abiti o capi di abbigliamento corti. Il collant ha una duplice funzione, la prima è quella di abbellire e decorare, la seconda è quella di ammaliare senza proferir parola. Le calze sono amiche dell’ immaginazione, raccontano solo con un movimento e firmano i look più svariati. Una gamba nuda non avrà mai lo stesso fascino di una gamba vestita dai collant. È come un cielo terso, sicuramente risulta bello perché limpido, luminoso e chiaro ma non avrà mai quell’ incanto che deriva dai colori del tramonto. Il collant non sente per niente i suoi primi 60 anni, li vive con fierezza e dimestichezza, li affronta con audacia e sicurezza, ci gioca con leggerezza e spensieratezza. Ogni calza nel suo genere rivoluziona l’essere donna, quindi i suoi 60 anni non sono solo candeline, ma sono il successo del cammino fatto fino ad ora. Un cammino lungo, sempre innovativo e originale, che ha attraversato momenti fanciulleschi e momenti trasgressivi, un cammino che ha aggiunto valore alle calze stesse, un cammino che fa del collant il migliore amico delle donne. Dalla maturità dei suoi 60 anni il collant può infondere pillole di saggezza mostrandosi nei più disparati tessuti e disegnando il carattere e il sex appeal di una Donna.

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Bianca come il latte o nera come il carbon?

” Quel vestito di quel colore ti donerà molto con l’abbronzatura” Perchè la compera di un capo in questa stagione deve rispondere alla tendenza abbronzatura? E se l’abbronzatura non fosse pìu di moda? E se si rinunciasse ad avere quel colore da tintarella che sembra sia l’unica ragione dell’estate? E ciò non vuol dire rinunciare al mare e a questa stagione tanto amata da tutti, ma non fare di quella tinta uno status da esibire. Avere un aspetto naturale e sano sembra essere non consono al periodo, quella sete di colore che ogni anno caratterizza la maggior parte delle persone diventa un obiettivo da raggiungere. E se sfoggiare la pelle abbronzata non rispondesse più ai canoni di bellezza? Io penso che sarebbe l’unica cosa verso cui molte persone andrebbero controcorrente, e mostrerebbero ugualmente quel vezzo a cui non si può fare a meno. La scelta di un costume sembra essere guidata dal fattore abbronzatura, ridurre il costume in spiaggia attorcigliandolo, togliendo le spalline o slacciandolo diventa quasi un rituale per chi vede tutto in funzione del colorito. Ostentare la tintarella vuol dire anche vantarsi di essere stati in vacanza, da diventare quasi un must per molte persone. Sarebbe inammissibile per alcune scuole di pensiero presentarsi in spiaggia completamente bianchi e quindi ecco il culto di lampade e docce solari, che si usano anche tutto l’anno per avere la pelle di un nero selvaggio. Si è passati dagli anni in cui l’abbronzatura era di moda agli anni in cui venne demonizzata. Si è sempre pensato per retaggio che avere una pelle colorata fosse il biglietto da vista del ceto popolare, dato che passavano la maggior parte della loro vita a lavorare sotto il sole, e anche per questo si differenziava dal ceto nobiliare che non aveva bisogno di lavorare. Quando poi l’abbronzatura la si vide anche come momento di relax allora ci si esponeva al sole ma colorandosi sempre in maniera soft e stabilendo sempre una sorta di bon ton dell’abbronzatura. Anche se la tendenza è cambiata rispetto a qualche anno fa sulla tintarella si vede questa forma di vivere il sole, la stagione o la vacanza come un modo per raggiungere l’ambito colore, quasi alle volte “ghettizzando’ chi non la pensa in questo modo. Il fenomeno dello scurimento della pelle non avrà mai fine e in merito mi viene da dire ” meglio un raggio di sole in meno che una ruga in più”!!

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Happy Birthday to you!

Un anno? E si, il primo Aprile 2017 è comparso questo blog, la mia sfida, nata per caso, suggerita da una mia amica. Tutto è quasi nato per gioco, non avevo la minima idea di come strutturarlo, di cosa avrei parlato, di come sarebbe apparso alla gente, ma una cosa la sapevo, di una sola cosa ero sicura, avrei fatto parlare me stessa attraverso la scrittura, attraverso il mio modo di narrare, avrei dato voce a tutto ciò che mi circonda e di cui vengo in contatto.

Io vivo di sensi e di emozioni, di certezze e di sicurezze personali, ma anche di timidi interrogativi. Il mio vivere ha in se un pizzico di follia che dona pepe al resto e di sensibilità che regala attenzione anche alle piccole cose.

Ed eccomi qui a “festeggiare” il primo anno di vita di questo blog. Un blog in cui ogni articolo è un breve racconto di vita di moda, di prodotti che utilizzo o di cui ho sentito parlare, di stile di vita, di look personale, di tendenze modaiole, di eventi a cui ho partecipato, di come vedo e vivo io la moda, di cosa è per me lo stile. Sono stata sempre attirata da ciò che si chiama “Moda”, sin da piccola dicevo che avrei voluto fare la stilista, ma ahimè ho dovuto fare i conti con la mia poca inclinazione al disegno, e quindi mi sono data una chance nella scrittura. Ho sempre viaggiato e fantasticato con le parole, per me i termini sono le ali del mio pensiero, con le espressioni trasmetto le emozioni che provo. Non so se in questo anno ci sono riuscita, ma sicuramente ho sentito la piacevole sensazione nel provarci.

Il blog non vuole avere connotati presuntuosi, ma vuole solo entrare in punta di piedi e far riflettere su quello che magari sappiamo già o su cui non siamo a conoscenza, vuole prendere per mano e far ammirare le novità o solo ciò che ci sfugge, vuole guidare verso mondi inesplorati o verso voglie inespresse.

Con questo blog vi voglio condurre nelle variegate esteriorità attraverso i meandri dell’interiorità. Piccole favole reali, brevi visite di luoghi di vita sono il motore di questo blog. Un mondo che vi faccio toccare con mano, vedere con la mente, annusare con le emozioni, ascoltare con l’immaginazione e gustare con la realtà! Se tutto questo vi intriga, se volete che vi accompagni nel mio mondo, allora continuate a seguirmi, fatevi abbracciare dalle mie “Dritte”.